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mercoledì 27 febbraio 2013

DANZATRICE D''AFRICA / SPAZIO POESIA






Giovane donna e

femmina che sei,

volteggi e vinci

la gravità del suolo

al ritmo della kora

con grazia innata

sotto l’ombra

dell’albero-guardiano

dell’antico villaggio.

E le sinuose movenze

offerta generosa

di segrete virtù sponsali

io guardo e ammiro

nel mio spaesato

silenzio di straniero.

E intanto il “reale”

ai miei occhi a poco

a poco si squaderna

mentre inseguo

nei tuoi passi

sicuri e decisi

( che danno conforto)

tempi nuovi e

ritmi secolari.

E tutto è scoperta.

E tutto è gioia.

E’ linfa vitale

che s’insinua,

amata “mia”,

in me uomo

da te “rigenerato”.


          Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

venerdì 22 febbraio 2013

CLAUDIO MAGRIS RIVISITA IL MITO GRECO DI "ORFEO E EURIDICE" / MONOLOGO PER IL TEATRO






Si tratta di un testo scritto da Claudio Magris anni addietro (2006), riscritto per il teatro e rappresentato il mese scorso in Torino, per la regia di Antonio Calenda.

La realizzazione è del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Recitazione egregia di Daniela Giovanetti, in tournée da New York al Cairo,a Vienna, a Budapest e a Innsbruck.

Il mito in questione è quello noto di Orfeo ed Euridice, trasposto però ai nostri , all’interno di una moderna quanto triste casa di riposo in cui si trova la donna che il “suo” uomo, sottraendola a quella condizione, vorrebbe riportare indietro nella quotidianità del mondo.

Ma, Euridice, è lei che rompe il patto intercorso tra Orfeo e il Presidente della casa e cioè il “non voltarsi addietro”,perché in fondo “lui” voleva sapere e io gliel’ho impedito - ella chiarisce.

Cos’era che voleva sapere Orfeo?

Egli avrebbe domandato  a Euridice quasi certamente cosa si nascondesse dietro quella porta per poter cantare,da poeta qual è, un canto nuovo. Un canto inedito. Il canto del Vero.

Ma quella porta è “rivestita di lucide scaglie convesse, che riflettono come uno specchio le immagini spezzate delle cose, che si allungano oblique o si gonfiano turgide, se ci spostiamo un po’ avanti e un po’ indietro, si assottigliano, si dilatano, si spiaccicano e noi conosciamo solo fuggevoli caricature, non la verità, nascosta dall’altra parte, dietro gli specchi di bronzo della porta”.

Se il poeta d’oggi, l’Orfeo dei nostri giorni, non intende più cantare “fate morgane”, dovrebbe allora superare quella distanza. Poter andare ,grazie ad Euridice, oltre quella porta.

Ma quel ponte sull’abisso potrebbe,una volta superato, nascondere la certezza terribile che, oltre la porta, c’è solo un altro specchio come gli altri.

La caduta cioè di ogni illusione e verrebbe meno anche la consolazione in vita (siamo in piena metafora) di quella che si chiama immortalità delle letteratura.

Ecco spiegato il diniego di Euridice al patto stabilito, la quale chiama Orfeo con la stessa voce degli anni giovanili e lo costringe perciò a voltarsi, allontanandolo per sempre.





                  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

venerdì 15 febbraio 2013

SIMBONG da "INCONTRI A MARGINE" /IL PIACERE DELLA LETTURA

“Incontri a margine”(Cultura urbana nell’Africa contemporanea) /a cura di Valerio Bini-MartinaVitale Ney / Franco Angeli-editore 2012 /Reading





Simbong è il più vecchio quartiere di Dakar….l’unica volta in cui i poliziotti si erano arrischiati a farvi incursione, gli avevano rubato in pochi minuti le ruote e tutti gli accessori dell’auto…Simbong era una via di mezzo tra il quartiere popolare e il villaggio, ma era un villaggio in effervescenza perpetua, senza capanne e senza terre coltivate con le sue baracche irte d’antenne della televisione, i suoi negozietti di guardia all’angolo delle strade, le sue carcasse di macchine rovesciate accanto alle autorimesse…ma Simbong era soprattutto un villaggio invisibile ad occhio nudo…una specie di mostro deforme, un luogo in cui tutti i cortili delle case erano delle strade e in cui tutte le strade cozzavano nelle impasse.(Pag.69)

martedì 12 febbraio 2013

IL "MENTIRE A SE STESSI" di CAROLA BARBERO/CONSIDERAZIONI






L’autoinganno è quando si crede vera una proposizione che si sa essere falsa.

Questo dipende molto dal coinvolgimento emotivo della persona.

Perciò l’autoinganno appartiene ai casi di irrazionalità motivata e scaturisce

dal desiderio di soffrire di meno. Ma se l’autoinganno all’inizio può essere

fonte di beneficio,spesso non lo è sul medio e lungo periodo.(C.B.)

domenica 10 febbraio 2013

"GUARDA"/LA POESIA DI EDOARDO ZUCCATO








Guarda, i politici sono come i piccioni
più li scacci e più loro
tornano sui canali del tetto.

Il loro verso è quello dei nuovi amori
in italiano, sono simboli di pace
e se tutti d'oro e luce si appollaiano
sugli ostensori, zac ! Spirito Santo.

Nome, soprannome, sopracognome,
"colombo"
in dialetto abita solo al secondo piano
e le grondaie mi tocca pulirle tre volte
all'anno.
           (E.Zuccato)

IL PORCOSPINO INTELLIGENTE / RIFLESSIONI






Ogni anno circa 20mila tra medici e personale paramedico lasciano l’Africa per l’Europa,il Canada e gli Stati Uniti.Riflessioni sul rapporto salute ed industrie farmaceutiche nei Paesi in via di Sviluppo. E non solo.



Una nota storiella inglese racconta delle abitudini dei porcospini durante il periodo del freddo inverno. E riferisce che questi animaletti, quando all’aperto nevica, nelle loro tane, si avvicinano l’un l’altro il più possibile per scaldarsi. Sono però consapevoli del fatto che, se l’abbraccio diventa troppo stretto, essi finiscono col pungersi.

Perché questo preambolo? La metafora del porcospino ha un senso.

Che tipo di rapporto c’è oggi tra i problemi sanitari, o meglio, le emergenze sanitarie nei Paesi in via di Sviluppo e le industrie farmaceutiche a livello mondiale?

L’interrogativo è d’obbligo specie dopo l’eco di cronaca suscitato dalla causa che la Novartis, industria farmaceutica svizzera, ha intentato contro il governo indiano, accusato di violare l’accordo sui diritti di proprietà intellettuale nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).L’ India è il maggiore esportatore di farmaci generici nei Paesi del Terzo Mondo.

Contro la Novartis l’organizzazione “Medici senza frontiere”(Msf) ha , a sua volta, lanciato una campagna, con una raccolta di firme, perché la multinazionale farmaceutica rinunzi all’azione giudiziaria e consenta la produzione di farmaci generici.

La salute globale, si sa, è un tema complesso. In particolare quella dei Paesi in via di Sviluppo, dove qualcosa si è fatto ma moltissimo resta da fare. E lo sanno bene gli operatori sanitari, che lavorano in Africa, Asia ed America Latina. Le multinazionali del farmaco, di contro, sostengono che non è solo questione di costo, di brevetti e di produzione della versione generica del medicinale di marca. A loro avviso c’entrano il funzionamento dei sistemi sanitari locali, gli accordi internazionali, la formazione del personale, la trasparenza, la lotta alla corruzione . Ed è anche quanto viene sostenuto da un’indagine pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Alcuni risultati dell’inchiesta, ad esempio, in otto diversi paesi africani, illustrano la difficile reperibilità di medicine nel settore pubblico. Parlano di ampia variabilità di prezzi delle specialità. Ossia il farmaco generico, nello stesso posto, può triplicare ed arrivare a costare anche dieci volte di più sia nel settore pubblico che in quello privato. Ci sono differenze di prezzo tra un paese e l’altro, fino all’820% per un prodotto di marca e del 1400% per il generico più economico.

Un impiegato statale, in cinque dei paesi presi in esame, deve lavorare l’equivalente di almeno cinque giorni per un ciclo di terapia antibiotica. Per tacere dei costi impossibili per patologie ben più complesse.

L’ottica del problema, vista dal Sud del mondo, non è però la stessa. Si vuole una medicina più umana. La speranza, nonostante le difficoltà del quotidiano, non muore se viene prima la gente e poi i brevetti. Se gli affari vengono, come è giusto che sia, dopo il discorso salute.

Amref, la fondazione africana di medicina e ricerca, il cui personale è per oltre l’80% africano, di fronte al dilagare di malaria,tubercolosi ed aids, quest’ultima nel continente un’autentica pandemia, ribatte piuttosto di rafforzare l’Oganizzazione mondiale della Sanità, di migliorare le partnership pubblico-privato, d’investire in formazione. E soprattutto di mettere al centro le società civili di questi paesi. Fare in modo che chi opera conosca le realtà socioculturali, anche tribali, per poter fare accettare dalla popolazione interventi e cure.

In contrapposizione alla fuga di cervelli dall’Africa, chi non ricorda l’operato di Annalena Tonelli, missionaria di Forlì,uccisa il 5 ottobre 2003, con i pastori nomadi in Somalia? E quello che continua a fare la dottoressa Chiara Castellani, nella Repubblica democratica del Congo, tra i malati di aids?

Ritornando alle multi nazionali del farmaco l’indipendenza della ricerca è fondamentale. L’industria invece ha interesse a sostenere generosamente il maggior numero possibile di lavori di ricerca sui farmaci solo per riaffermare il modello secondo il quale ad ogni problema si può rispondere con un farmaco. L’autonomia dei medici sperimentatori, a sua volta, è spesso subordinata alle esigenze delle aziende che difficilmente instaurano rapporti con ricercatori meno allineati e più problematici.

Quale modello,allora?

E’ possibile un autentico punto d’incontro tra le esigenze del libero commercio e quelle dei malati?

Interventi sanitari adeguati non solo ridurrebbero il numero dei morti ma avrebbero un effetto benefico sulle stesse economie dei paesi più poveri,dove il prezzo pagato all’egoismo dei ricchi è ancora sempre troppo alto.

Nella enciclica “Populorum Progressio”(1967) è scritto:” Le diseguagianze economiche, sociali, culturali troppo grandi tra popolo e popolo provocano tensioni e discordie e mettono in pericolo la pace.Combattere la miseria e lottare contro l’ingiustizia è promuovere il progresso umano e spirituale di tutti…..Lo sviluppo è il nuovo nome della pace.”

E Giovanni Paolo II, nell’incontro di Puebla, nel lontano 1979, disse:”La Chiesa ha il diritto e il dovere di proclamare la verità sull’uomo. Questa verità costituisce la base della vera liberazione.Alla luce di tale verità l’uomo non è un essere sottoposto ai processi economici, ma questi stessi processi economici sono ordinati all’uomo e sottoposti a lui.”

Riconoscere la dignità umana a qualunque latitudine ecco cosa non va dimenticato, se veramente si vuole che la salute sia un diritto di tutti.



MARIANNA MICHELUZZI

venerdì 1 febbraio 2013

Alcmane (poeta greco-VII sec. a,C.)/ "Notturno"(fr.89) /Allegoria del "male"






Dormono le cime dei monti

e le vallate intorno

e i declivi e i burroni;

dormono i serpenti, folti nelle

specie

che la terra nera alleva,

le fiere della selva,le varie

forme di api,

i mostri nel fondo cupo

del mare;

dormono le generazioni

degli uccelli dalle lunghe ali.

(Alcmane)

  
       a cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)