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mercoledì 31 luglio 2013

Che signi fica "Amore" /Spazio Riflessione

Rischio quasi di dire parole scontate ma lo faccio ugualmente, in quest’ultimo giorno di luglio, quando i più, nel nostro Paese, s’apprestano a vivere le loro meritate ferie dal lavoro. Coloro che possono. Per me,contro il pullulare di ogni razzismo idiota (vedi i mille +1 Calderoli in circolazione), c’è un unico e solo “sentire”,che non muta mai, e cioè quello che concorda nell’intimo con quanto ha detto e ha scritto il teologo Bruno Forte, a proposito dell’incontro tra Papa Francesco e la gente delle differenti città brasiliane nella GMG. E cioè ha ricordato monsignor Forte :”Entusiasmo e gioia di vivere sono come sulla tavolozza di un pittore, il bianco e il nero, il marrone chiaro e scuro, il giallo e l’olivo pallido, che disegnano, con arte e maestria ,la fantasia del Dio che li ha creati e rivelano la stessa luce interiore, quella della gioia della fede e della voglia di fare il mondo più giusto”. Sento così e mi piacerebbe, dico sul serio, che anche i miei amici sentissero allo stesso modo. Ci piacciono, insomma, le “differenze” e abbiamo (tutto il mondo ha) sete di giustizia. C’è molto lavoro ancora da fare. E occorrono operai alla vigna. E,allora, chiudo, a rafforzamento, con il pensiero, nell’occasione, di Papa Bergoglio, il Papa venuto da un Paese troppo lontano e allo stesso tempo troppo vicino (immigrazione italiana dei secoli scorsi). Papa Francesco, con San Paolo, apostolo missionario per eccellenza, a Rio de Janeiro ha ricordato a tutti : “Metti amore e la tua esistenza sarà come una casa costruita sulla roccia, il tuo cammino sarà gioioso, perché incontrerai tanti amici, che camminano con te”. Mi pare e ci pare una “buona” sfida. Buona riflessione ,senza pretese magistrali, e buone vacanze. /Ukundimana

martedì 30 luglio 2013

Una verità semplice quanto universale /Spazio Riflessione

Francesco ha ringraziato per l'accoglienza. "È importante - spiega - saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. Lo dico perché quando siamo generosi nell'accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei - un po' di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo - non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo». Il Papa ha ricordato la grande solidarietà che caratterizza proprio le persone più povere: «So bene che quando qualcuno che ha bisogno di mangiare bussa alla vostra porta, voi trovate sempre un modo per condividere il cibo: come dice il proverbio, si può sempre "aggiungere più acqua ai fagioli"! E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!". /PAPA FRANCESCO A RIO DE JANEIRO /VISITA ALLE FAVELAS/

lunedì 29 luglio 2013

Percussioni magiche / L'angolo del Griot

In villaggio maliano viveva una tranquilla famigliola,composta di padre, madre e un'unica figlia. Era , infatti, una coppia molto giovane, sposata da poco. Il padre lavorava quasi ogni giorno nei campi, la madre sfaccendava in casa e poi, un giorno e l’altro pure, si recava al mercato a vendere i prodotti del suo ingegno (era un’abile tessitrice e coloratrice di stoffe). E la figlioletta dava una mano, specie quando c’era da lavare i tessuti al fiume prima di andarli a vendere. Accadde che, un brutto giorno, mentre madre e figlia erano al fiume, la bambina , per inseguire un simpatico cucciolo di zebra,spuntato all’improvviso dai cespugli, si fosse allontanata un po’ troppo. Da quel momento di lei non si seppe più nulla. Ma nel villaggio si raccontava di uno stregone cattivissimo, che rapiva i bambini e poi li segregava. I genitori della piccola, che non si davano pace, specie la madre, andarono per consiglio da un vecchio saggio. E questi suggerì alla donna di bere il succo di un cocco di cui lui le fece dono. La donna ringraziò e, a casa, spaccata la noce di cocco, ne bevve diligente tutto il liquido. Dopo alcuni giorni si accorse di attendere un bimbo. E, infatti, dopo nove mesi, nacque un vispo maschietto. Cresciuto in fretta, quest’ultimo si costruì un tamburo rudimentale ,che suonava con discreta maestria, dalla mattina alla sera, e solo per diletto in ogni dove. E alla gente bisogna dire che quel suono piaceva. Quando, dopo un po’ di tempo, il “nostro” venne a sapere dalla mamma in lacrime del rapimento di una sorellina, che non aveva mai conosciuto, ebbe una luminosa idea. Andare cioè nei paraggi della dimora dello stregone e suonare ininterrottamente il suo tamburo. Chissà- pensò tra sé – che non accada un miracolo insperabile. E così fece. Fatti chilometri di strada e suonando lo strumento, finalmente giunse a destinazione. Dopo un po’ che era lì,da una porticina segreta, piuttosto angusta, ecco uscire all’aperto una graziosa fanciullina, che capì , senza bisogno di parole, all’istante, il messaggio del tamburo. I due si riconobbero, pur non essendosi mai incontrati prima, si abbracciarono e, subito, con passo lesto si avviarono per raggiungere la casa dei loro genitori. Papà e mamma non credevano ai loro occhi, quando li videro, e furono così felici che invitarono tutto il villaggio a festeggiare con loro. Con cibo in abbondanza, danze, canti e tantissima musica. Pure quella , appunto, del tamburo magico, che era stata autrice di una liberazione insperata.

domenica 28 luglio 2013

"La donna della pineta" Spazio Poesia

Avanza leggiadra/ con movenze aggraziate/ e pare che venga incontro/ a piccoli passi/ come in un minuetto/ d’altra epoca./ E i raggi obliqui del sole/ (complici in quell’istante)/ trapassando con prepotenza/ gli aghi delle conifere/ schieramento composto / fino laggiù alla battigia/ non troppo distante / ne fanno risaltare ancor / di più la silouhette./ Donna reale? / O sogno di donna?/ Tu, lettore, non saprai./ Giunti in riva del mare / come in dissolvenza / c’è solo un’onda increspata / che s’accavalla su se stessa/ e nell’aria il verso/ (a dire il vero)/ un po’ troppo petulante / di un gabbiano irrequieto/ che continua a roteare nel cielo./ ( m.m.)

sabato 27 luglio 2013

Repubblica di Mauritius /Paese d'Africa più innovativo

Per il terzo anno consecutivo la Repubblica delle Mauritius si è classificata come il Paese più innovativo del continente africano secondo la classifica stilata dall’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI), dall’Istituto europeo dell’amministrazione degli affari (INSEAD) e dall’Università Cornell (Stati Uniti). Il secondo posto, sempre in Africa, è andato al Sudafrica e il terzo all’Uganda. Il punteggio delle Mauritius è particolarmente positivo per quanto riguarda le istituzioni, la produzione creativa e lo sviluppo dei mercati economici e finanziari. L’indice tiene conto di ben 84 parametri, che vanno dalla qualità delle università al rischio d’investimento, all’accesso alla micro-finanza. La Repubblica di Mauritius è la prima in Africa ma è al 55° posto della classifica mondiale. I primi dieci posti, nel mondo, sono in ordine : Svizzera, Svezia, Regno Unito, Paesi Bassi, Stati Uniti, Finlandia, Hong Kong,Singapore, Danimarca e Irlanda.

"Orme" /Spazio Poesia

Oltre lo spazio e oltre il tempo di città ridente e caotica pure nella fredda stagione fisicità concrete orma su orma l’uomo e la donna mimano una danza di corpi stanchi. Tu la chiameresti amplesso ma è solo sale su antiche ferite. (m.m.)

"Nessun uomo è un'isola" di John Donne / La Poesia degli Altri

Nessun uomo è un'isola, intero per se stesso; Ogni uomo è un pezzo del continente, parte della Terra intera; e se una sola zolla vien portata via dall'onda del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa. Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io son parte vivente del genere umano. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te.

venerdì 26 luglio 2013

Perché "Presenza di Spirito" di Elmar Salmann"?/ Cittadella-Assisi,2012/ Spazio Letture

L’editrice Cittadella di Assisi ci regala, in questo tempo vacanziero, la riedizione di un libro molto prezioso da leggere, rileggere e, magari, tenere a portata di mano sul comodino o mettere nello zaino, se siamo di partenza. Mi riferisco a “Presenza di Spirito” del domenicano tedesco Elmar Salmann. Circa trecento e oltre pagine tutte godibilissime. Un testo che potrebbe essere letto da chiunque lo voglia. Anche da chi si professa agnostico in materia di fede e di mistero. E lo dico, un po’ come una sfida non pretenziosa, in quanto il cristianesimo per Salmann non è un insieme di dogmi e di precetti morali( certamente anche quelli) bensì una possibilità di stile. E l’invito al lettore è quello di fermarsi a riflettere, appunto, sulla parola “stile”. Ciò che manca, a parere dell’autore nelle Chiese d’oggi, è un rapporto naturale tra fede e vita quotidiana. Premesso ciò, pertanto, il teologo tedesco suggerisce al lettore d’imparare a vivere la propria vita fino in fondo, a saperne sopportare le contraddizioni, a reggerne il peso. E farlo sempre con serenità e consapevolezza. Per Salmann il ruolo del teologo, infatti, è un po’quello del”cavaliere dell’invisibile”, di chi è capace d’indurre il sospetto di una dimensione altra, di uno spiraglio di apertura verso un “oltre” e, nel contempo, di ritrovare poi la vita come un oggetto smarrito ma miracolosamente conservato e, alla fine, ritrovato. Secondo il teologo domenicano, docente al pontificio Ateneo “Sant’Anselmo” di Roma, il rapporto tra mistero cristiano e quotidianità va configurato. Il mistero, infatti, è dentro la storia dell’uomo. La fede non è soluzione ai problemi ma è problema essa stessa. E’ una domanda aperta che ciascuno di noi può porsi, sempre che lo voglia. E’ la scommessa avventurosa di cui parlava Pascal. E non soltanto lui. Il Dio di cui argomenta la teologia di Salmann non è “oltre”, e cioè ai limiti dell’esistenza ma in mezzo ad essa e l’accompagna come essa è. Nessuna pretesa, dunque, di assolutezza. E, cosa particolarmente stimolante, è che la sfida della letteratura è accettata dal frate domenicano. E’ chiamata in causa,anzi, quale terreno fecondo per la presenza simbolica di intuizioni e di suggerimenti alla riflessione del teologo. E lo confermano le numerose citazioni e i ripetuti richiami di autori,che arricchiscono il saggio, come quelli di Montale, di Caproni, di Yourcenar, di Mann e di Canetti.

"Chi decide ciò che è giusto e ciò che non lo è? " /L'angolo del Griot

Sempre nel nostro consueto villaggio africano, nell’Africa del Sahel, viveva un giovane che si diceva infelice in quanto ogni azione che egli compiva, a suo dire, non riceveva mai né lode, né biasimo alcuno. Era quasi come non esistesse. E così, stufo, un giorno, fece presente la cosa a suo padre. Il padre, allora, lo invitò ad andare ad acquistare al macello una lingua di bue e aggiunse,perché lo tenesse sempre a mente, che essa era sì dolce ma anche ruvida e che non lo dimenticasse mai quando, una volta cucinata, l’avesse voluta mangiare. Il giorno successivo a questo abboccamento, padre e figlio decisero di partire (l’invito partì veramente dal padre), servendosi come mezzo di locomozione per il viaggio di un loro vecchio asino. (Mi chiedo per altro, come possa essere capitato laggiù un asino ???? Ma la fantasia, lo sappiamo, non ha limiti…) Comunque, intrapreso il cammino e sotto un terribile sole cocente, il giovane era in sella all’asino e il padre a piedi, poggiandosi al suo solito bastone. Al primo villaggio raggiunto,mai lo avessero fatto, giù critiche a non finire da parte della gente incontrata per la prima volta. Non si poteva far camminare a piedi un uomo anziano e il giovane starsene bello comodo in groppa all’asino – essi dicevano. Nel secondo villaggio accadde che, all’arrivo, l’anziano padre fosse lui, questa volta, in groppa all’asino. E anche qui nuovi appunti. E per niente piacevoli. Perché - bofonchiavano gli astanti- il vecchio se ne stava comodo sull’asino e non cedeva il posto al giovane, che aveva vissuto, magari, una stancante giornata di lavoro, nei campi, sotto un sole impietoso? Cammina, cammina…i due, con l’asino, entrambi in sella, pervennero anche al terzo villaggio dell’itinerario. E qui, mai lo avessero fatto, giù critiche feroci all’indirizzo dei due e tantissima commiserazione nei confronti della povera bestia affaticata, dal sole, dalla lungaggine del viaggiare e dal peso dei viaggiatori, belli comodi, in groppa. E così per l’ultima destinazione i due scesero entrambi dall’asino e procedettero a piedi, lasciando l’asino alleggerito da pesi. Ma neanche questo andò bene alla gente incontrata. Essi dissero che era assurdo procedere a piedi senza ricorrere a servirsi dell’asino. Il padre, calata improvvisa la cupa notte africana, prese finalmente da parte il figlio sotto un grande albero, quello che avevano scelto per loro riparo e gli chiarì ,senza mezzi termini, che a decidere il giusto e l’ingiusto non c’era altri che lui stesso. Lui medesimo. E basta. E precisò, ancora, che l’esperienza del viaggio e gli incontri fatti avrebbero dovuto servirgli da lezione. E questo non solo in Africa ma sotto ogni cielo.

giovedì 25 luglio 2013

Estratto dal quotidiano L'AVVENIRE"- 25 luglio 2013

L'arte africana conquista il mondo Il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, due mostre alla Tate Modern di Londra, una personale al Brooklyn Museum of Art di New York, un intero Paese, il Sudafrica – con le sue arti e i suoi artisti – alla ribalta per un intero anno in Francia... L’arte africana contemporanea conquista il mondo e lo fa nei santuari artistici più importanti e prestigiosi. Una vera consacrazione, come non era ancora accaduto. Mai come questa estate, infatti, l’arte contemporanea africana trova spazi e occasioni per proporsi sulla scena globale, con grandi artisti, già ampiamente conosciuti e riconosciuti, ma anche con giovani e sorprendenti talenti. Come Edson Chagas, classe 1977, nato a Luanda, fuggito dalla guerra e tornato in Angola per riprendere un sentiero interrotto, personale e collettivo. Lo fa attraverso un’opera fotografica, in bilico tra documentazione e ri-creazione, che gli è valsa il Leone d’Oro a Venezia. Enciclopedic City, la sua impressionante istallazione, composta da una ventina di pallet di legno con pile accatastate di fotografie, racconta una città in evoluzione, con oggetti recuperati e fotografati di fronte a muri, porte, strade malandate. «Una storia – dice Chagas – che forse parla di un nuovo benessere, grazie al quale ora gli abitanti di Luanda iniziano a buttar via le cose rotte». Il tema del riciclo è ben presente anche nell’opera di El Anatsui, artista ghanese, trasferitosi in Nigeria, dove ha insegnato presso l’University of Nigeria, di Nsukka. Ritenuto uno dei più grandi artisti contemporanei, è presente sino al 4 agosto al Brooklyn Museum of Art di New York. Si tratta della prima personale di un artista africano contemporaneo, un ulteriore riconoscimento del suo talento e della sua arte, ormai apprezzati a livello globale. El Anatsui aveva partecipato anche alla 52° Biennale di Venezia del 2007, dove, tra l’altro, il Leone d’Oro alla carriera – un’altra prima assoluta – era andato al grande fotografo maliano Malick Sidibé. El Anatsui attinge dalla tradizione del suo Paese d’origine i colori e il gusto estetico dei tessuti kente o degli abiti da cerimonia nyekor; li combina con gli stimoli e il dinamismo della vita e dell’arte nigeriana; e dà al tutto una dimensione globale, ispirandosi alla storia dell’arte astratta. Il risultato sono degli enormi arazzi, realizzati con materiali di recupero e principalmente con tappi a corona della distilleria di Nsukka, schiacciati e cuciti insieme con altri materiali, per dare origine a enormi, coloratissimi, suggestivi pannelli, che rivestono le sale del Brooklyn Museum, mentre un’enorme scultura a parete è presente, in contemporanea, anche alla Royal Accademy di Londra. Ed è proprio la capitale britannica che questa estate diventa il tempio dell’arte contemporanea africana, grazie a due imponenti mostre promosse dalla Tate Modern nell’ambito di un progetto biennale di scoperta e valorizzazione di artisti africani e nuove tendenze emergenti. «Una cosa impossibile venti o trent’anni fa – dice il direttore della Tate, Chris Dercon – ma che oggi è diventata assolutamente normale e necessaria». Lanciato nel novembre 2012, con una serie di eventi e performance che hanno visto protagonisti giovani artisti come Otobong Nkanga (Nigeria, 1971) e Nástio Mosquito (Angola, 1981), il progetto della Tate trova il suo massimo compimento questa estate con due personali, aperte fino al 22 settembre, che celebrano altrettanti artisti, diversissimi tra loro, ma entrambi interpreti emblematici di un nuovo modo di fare arte oltre le frontiere. Ibrahim El-Salahi, nato a Omdurma, in Sudan nel 1930, è arrivato in Inghilterra dopo essere stato incarcerato con false accuse di attività anti-governative. Dal 1998 vive e lavora a Oxford. «Mi manca il Sudan, ma ormai ho messo radici qui». Un uomo in bilico tra mondi diversi, come la sua arte, riconosciuta, apprezzata ed esposta in molte parti del mondo, ma per la prima volta raccolta in una mostra così ampia (oltre trenta opere) e importante. «C’è voluto molto tempo – dice –. Non so se per pregiudizio o ignoranza. Ma io ho continuano a lavorare. E spero che la mia opera e il messaggio che contiene possano raggiungere il pubblico più ampio possibile, in Sudan, come in Europa o in America». Con lui, in un’altra ala della Tate, un altro personaggio dalla composita identità personale, culturale e artistica: Meshac Gaba. Beninese di nascita si è trasferito in Olanda, dove vive e lavora. Qui, snobbato da musei e gallerie, crea il proprio Museum of Contemporary African Art 1997-2002, composto da 12 stanze – da quella dei giochi a quella della musica a quella del (suo) matrimonio dove si incontrano oggetti e ricordi reali mischiati e indistinguibili dalla creazione artistica. Oggi le stanze di Gaba sono state in parte donate in parte acquisite dalla Tate Modern che le espone nella sua interezza. Infine, un po’ del dinamismo e della straordinaria vitalità e varietà dell’arte contemporanea del Sudafrica – una delle scene mondiali attualmente più interessanti e all’avanguardia – transitano quest’anno dalla Francia, che ha dedicato l’intero anno alla conoscenza di questo Paese – Saisons Afrique du Sud-France –, con iniziative, eventi, mostre e performance in diverse località. Attualmente, è in corso, a La Maison Rouge di Parigi, una mostra dedicata alla scena artistica di Johannesburg e, al Palais de Tokyo, una collettiva di giovani artisti dal titolo This House, che indaga la relazione tra forme architettoniche e certe strutture politiche. Anche a Milano, il Sudafrica è presente con una mostra fotografica sull’apartheid, inaugurata il 9 luglio al Pac. Una retrospettiva sugli anni bui della segregazione razziale, che è anche un utile background per capire dove sta andando oggi il Sudafrica del dopo-Mandela. Anna Pozzi

mercoledì 24 luglio 2013

"Opera per mio padre" /Francesco Marcucci Pinoli - scultore /Spazio Arte

Creare, creare e creare. Oggi , domani e sempre. E’ il motto (si può dire) inscritto nel DNA della famiglia Marcucci Pinoli, una dinastia di artisti e appassionati d’Arte da diverse generazioni. E Francesco, il figlio del conte Nani Marcucci Pinoli, noto collezionista d’opere d’arte, pesarese doc. e creatore , ex nihilo, in città dell’Alexander Museum Hotel , cenacolo d’artisti, non fa eccezione. Per di più operare nella scultura, come suo padre, costituisce per il giovane Francesco una sfida da leggere certamente nell’angolazione del voler emulare e impegnarsi a continuare, per il solo esclusivo e puro piacere del “ fare”. Alieno da ribalte, Francesco lavora e produce nel nascondimento, per sé e per i suoi cari, ma con scontata professionalità. Si ricordi poi che operare nella scultura, in particolare, è il compito di ogni autentico artista in quanto nulla meglio di una scultura rappresenta “un fatto esistenziale”. Creare simboli e significati d’immagini, mondo classico e postmoderno e anche oltre, come nella scultura per settantesimo compleanno di suo papà, significa possedere quel”quid” che rende capaci di far emergere dal fondo della materia (i differenti materiali usati) e saper trarre senso, anche con un pizzico di anarchismo rispetto ai canoni tradizionali, dall’insensato innaturale. In questo modo la scultura,si sa, che è vincente. Sempre. E vincente, in questo caso, alla luce del risultato, è anche l’impegno di Francesco Marcucci Pinoli, cui auguriamo di proseguire felicemente lungo la strada che ha deciso di percorrere in quanto,prima o poi, che Lui lo voglia o meno, arriverà anche il successo. La classe non è acqua. E Francesco ha parecchia stoffa. Ne ha, io azzarderei, da vendere. (m.m.)

Su "Parola e tempo" di G.Ripanti /Estratto da una recensione di Paola Mancinelli

Mentore di questo percorso è Franz Rosenzweig, che inaugura la sua idea di nuovo pensiero inteso come pensiero della parola, dove la Parola è Parola Rivelata, come capacità creatrice originaria per cui le cose vengono all'essere. Dabar, l'ebraico per Parola è altresì il termine che traduce cosa. Tale istanza evidenzia che il linguaggio è oltre la mera strumentalità e sottende invece la capacità di lasciar av-venire l'essere, divenire Ereignis, avvenimento. Proprio questo recupero permette all'autore di riflettere sulla connessione fra linguaggio e tempo. La Rivelazione è, infatti, evento originario, ma necessita della storia per articolarsi nella sua eccedenza, e questo è già un necessitare dell'alterità e del tempo. Da questo punto di vista, il pensiero della Parola è dialogico, ha bisogno di prendere sul serio il tempo, perché ciò implica prendere sul serio l'altro. In ogni caso la connessione fra Parola e tempo è già stata ravvisata da Agostino nel Libro XI delle Confessioni, cui Ripanti dedica un ampio capitolo. Agostino elabora una vera e propria fenomenologia della temporalità, come categoria propria dell'ens creatum. Su questa si gioca innanzi tutto il rapporto fra Parola divina e ed eternità da un lato e dall'altro fra incarnazione e storia della salvezza. La parola umana è tempo dinanzi all'eterno, essa è, in egual modo, messa in crisi dinanzi al Verbo divino. Questa è la conseguenza di una infinita differenza ontologica; tuttavia il Verbo di Dio si è articolato in parole nel tempo: esortazioni, ingiunzioni, consolazioni, per questo motivo l'accoglienza ex parte hominis diviene in Agostino ermeneutica, sia dell'audire che dell'intelligere. Il dire di Dio ad intra (nella circuminsessione trinitaria) è contemporaneo al Suo dire ad extra (nel Verbo che contiene la ratio delle cose); questa idea patristica serve ad Agostino, non solo come risposta polemica ai Manichei ma anche ad individuare l'articolazione dell'eterna Parola di Dio nella creazione che sola dà inizio al tempo, ed- analogicamente- anche ad evidenziare come lo stesso pensiero sia generato dal verbum mentis, per cui è possibile il concetto come successione di immagine-suono. Ripanti mostra come tale idea sia ripresa dall'ermeneutica gadameriana per cui il pensiero è una prospettiva del riverbero linguistico o anche da Beierwaltes per cui, invece, la linguisticità si dà grazie al fondamento del verbum che pre-esiste ad ogni temporalizzazione. Se le cose stanno così, il linguaggio stesso si fonda su un'istanza fenomenologica che attiene alla sua verità ed all'articolazione del senso, intesa come verità del dire, nel giudizio. Avvalendosi di un abbozzo di fenomenologia del linguaggio che Italo Mancini aveva solo abbozzato, il filosofo di Urbino cerca di evidenziare un altro nodo fondamentale che è quello concernente il rapporto fra ermeneutica e metafisica. Nonostante la legittimità della critica heideggeriana circa l'oblio dell'essere, non si può comunque escludere, e di questo lo stesso Heidegger è certo che la stessa metafisica sia una grande metafora ove il rapporto fra esse et verum è portato al linguaggio, ma ove pure non può venire eluso il rapporto con la trascendenza ed il mistero, così che l'ermeneutica può giungere in soccorso in questo andare oltre, come Gadamer asserisce in un libro intervista dal titolo: L'ultimo Dio. In ultima analisi, il linguaggio in quanto casa dell'essere e fenomeno dell'esser-ci non può non implicare la storicità nel senso di una domanda radicale circa il male e la morte. Tale domanda, però, si radica sul mistero ontologico della libertà che riguarda Dio quanto l'uomo. Ecco allora proporsi il dialogo con Schelling, Pareyson e Duns Scoto, tre autori che tanto si sono misurati con la libertà in Dio, cercando di elaborare un pensiero capace di essere fedele all'idea di un Dio divino, non irrigidito in catture metafisiche. I tre filosofi vengono chiamati in causa secondo un ordine più speculativo che cronologico, come si può vedere. In effetti, Duns Scoto sembra completare ed integrare Pareyson laddove l'ontologia della libertà del filosofo torinese sembra a Ripanti esibire alcune ombre. Per Pareyson Dio è Bene scelto, ed il male è possibilità vinta che solo l'uomo tragicamente sarebbe in grado di risvegliare, Duns Scoto recupera la bontà di Dio concependo un Deus sive charitas, evitando così che la libertà divina causi unhysteron proteron rispetto al Bene divino. La stessa charitas si coniuga con la trascendenza e la libertà, quella libertà che, paradossalmente, volgendosi ad extra nella creazione è contingentia, ma solo così esprime la Sua volontà creatrice. Ed ecco ancora una volta la fondamentale questione di eternità e tempo radicarsi nel pensiero di una gratuità che si dona al linguaggio perché quest'ultimo si erge sulla capacità acroamatica, donde il recupero della radice ebraica ed il volgersi a Gerusalemme, senza però abbandonare Atene, perché ambedue le radici hanno fatto e fanno l'Occidente.

martedì 23 luglio 2013

Kigali (Rwanda) / Festival del Cinema /Evento dedicato alle madri

E’ giunto alla sua nona edizione il festival cinematografico del Rwanda,un evento molto atteso nel Paese e, quasi sempre, foriero di interessantissime novità. Mi riferisco alla scoperta di talenti locali nel campo della regia,come già accaduto in passato, e poi tra gli sceneggiatori e , soprattutto, tra gli stessi interpreti. Kigali, infatti, ha un Centro di cinematografia funzionante tutto l’anno cui affluiscono, nei differenti corsi, giovani promesse. E l’Africa, inoltre, c’è da dire che, quasi certamente ha un futuro nel “cinema” Il tema di quest’anno, quello della rassegna in questione è :”Le nostre madri, i nostri eroi”. Tono enfatico a parte (appena una piccola velatura) ma comprensibile, nella prima serata si è omaggiata la grandissima stella di Miriam Makeb,scomparsa cinque anni fa, in Italia, a Castelvolturno, colta da malore mentre si esibiva. La nota e indimenticabile cantante sudafricana, conosciuta nel mondo per il suo impegno contro l’apartheid e il razzismo strisciante, ovunque esso, fosse attecchito quale mala pianta, non ha certo bisogno di presentazioni. L’omaggio è avvenuto con la proiezione del documentario del regista finlandese Mika Kaurismaki, cioè la riproposta della vita di colei che è “Mama Africa” per antonomasia. In apertura dell’evento tanto l’ambasciatore sudafricano a Kigali che il ministro delle Pari opportunità ruandese, Oda Gasinzigwa, hanno sottolineato entrambi quanto sia fondamentale riconoscere adeguatamente l’insostituibile ruolo della donna africana nella propria società d’appartenenza.

lunedì 22 luglio 2013

Il Tempo e l'Arte / Considerazioni senza pregiudizio

Per alcuni studiosi l’Arte è capace di interrogarsi , molto più della stessa filosofia, sul concetto di Tempo. E per Arte essi intendono le differenti esperienze artistiche (Musica, Architettura, Arti visive, Cinema, New Media,Teatro, Fotografia,Letteratura) in quanto esse,senza eccezione, catturano il ritmo della Storia individuale e collettiva e lo trasformano o lo deformano, a seconda dei casi, in un “quid” di fondamentalmente interiore. E le medesime presentano una loro enigmaticità, non essendo legate mai ad un unico obiettivo. Opera aperta, insomma. Che interroga il fruitore. Che rompe il tempo progressivo e unidirezionale. Passato e futuro che emergono senza paratie e donano allo spettatore-osservatore una liberazione interiore. E anche, come avviene nello specifico della musica, quando l’autore riesce a spazializzare la melodia (vedi Gérard Grisey) e contraddice ampiamente l’idea che essa è solo incarnazione di un tempo astratto senza luogo. Nell’architettura ugualmente il tempo interiore del soggetto fruitore si combina con ritmi pubblici e privati e si modella sulla città, sempre più megalopoli ai nostri giorni. L’urgenza in merito per l’uomo della nostra epoca probabilmente è quella di riuscire a sperimentare dentro di sé, come pensava il grande Seneca, le infinite forme del tempo. E l’Arte, in questo, è un complemento insostituibile.

Difficile Mozambico /Impegno per il rispetto dei diritti umani

Se lasciamo da parte le accattivanti immagini delle agenzie turistiche, che propongono e vendono sempre e soltanto bei sogni, in quanto è il loro mestiere, parlare del Mozambico in termini di diritti umani, e del loro rispetto, è assolutamente tutta un’altra cosa. Appena ti accosti al “caso” e getti un’occhiata, ti accorgi , infatti, che, dietro una cortina di gioviale accoglienza, stai mettendo il dito in una piaga purulenta. Che c’è tantissimo da fare e che non resta che rimboccarsi le maniche per provare, se si riesce, a cambiare almeno un po’ le cose. E, poi, che in effetti l’impresa è sul serio titanica e richiede, appunto, il coraggio della sfida. Mi riferisco alla legge sulla terra (sradicamento forzoso dei contadini), che definire iniqua è giusto un eufemismo, al traffico di esseri umani tuttora in corso e alla violenza contro le donne, specie le più giovani, che nell’insieme laggiù contano meno che un “acca” , proprio come si dice qui da noi. Il peggio poi è che la maggioranza della gente comune, nel Paese, ignora o è indifferente a questo genere di problemi. Informare per prevenire, pertanto, è il primo dovere da compiere. E, con l’aiuto d’esperti, qualcosa, si è fatto, mesi addietro ( fine aprile), nella città di Beira. Parlo della “Prima Settimana Sociale”, organizzata dai religiosi e dalle religiose del Mozambico (CirmConferemo), rappresentanti di 38 congregazioni missionarie, nella città mozambicana. Si è parlato, analizzato temi complessi e cercato d’individuare strategie operative. Una seria pastorale missionaria, che in questo caso rappresenta una forte e mirata battaglia di civiltà per tutto il Mozambico, scaturisce o può scaturire,realisticamente parlando, soltanto da una molteplicità d’iniziative, che stabiliscano quali priorità il combattere un certo agire criminale che, per analfabetismo reale e morale, passa attualmente sotto silenzio totale.

domenica 21 luglio 2013

Libertà /Significato –Significante /Spazio Riflessione/ “Una libertà astratta e slegata da una politica sociale è un mito : l’uomo affamato è pronto subito a riportare la sua autonomia nelle mani di un altro , appena questo gli assicura un tozzo di pane. Tuttavia garantire l’esistenza significa non solo sfamare gli stomaci,ma anche assicurare dignità, cultura,sviluppo, diritti, doveri. Ed è per questo che l’autentica libertà è frutto di un complesso equilibrio.” (Léon Blum)

sabato 20 luglio 2013

"Nu piannefforte 'e notte" /La Poesia degli Altri

"Nu pianefforte ‘e notte Sona lontanamente E ‘a musica se sente Pe ll’aria suspirà. E’ ll’una: dorme ‘o vico Ncopp’a sta nonna nonna ‘e nu mutivo antico ‘e tanto tempo fa. Dio, quanta stelle cielo! Che luna! E c’aria doce! Quanto na bella voce Vurria sentì cantà! Ma solitario e lento More ‘o mutivo antico; se fa cchiù cupo o vico dint’a all’oscurità. Ll’anema mia surtanto rummane a sta funesta. Aspetta ancora. E resta, ncantannose, a penzà." (Salvatore Di Giacomo)

venerdì 19 luglio 2013

Il Re e il giovane povero in cerca di fortuna /L'angolo del Griot

C’era una volta in un Paese dell’Africa occidentale, che si affaccia sull’oceano, un giovane molto povero, che abitava in un villaggio di pescatori. Qui le famiglie, quando la pesca era abbondante, traevano sussistenza dal mare. Il nome del giovane era Marr e non sappiamo perché non avesse né genitori, né fratelli. Un giorno, resosi conto della propria difficilissima condizione, pensò bene di andare a cercare fortuna altrove. Più lontano, magari. E si mise in cammino. Cammina, cammina, giunse presso uno di quei regni saheliani di cui si favoleggiava da sempre, per ricchezza e noto benessere, persino al suo villaggio. Chiese subito udienza al sovrano del luogo e, accontentato, dopo aver descritto il proprio stato, domandò per sé uno straccio di lavoro, per poter continuare a vivere con onestà così com’era nato. Il re lo accontentò e Marr, in tempi brevi, da servitore arrivò, passo dopo passo, crescendo nella stima del sovrano, ad essere addirittura suo consigliere. E il tutto con grande invidia degli altri sudditi, che non tolleravano il successo dello straniero. Infatti, un giorno, misero la pulce nell’orecchio al re e gli fecero presente che Marr, dopo avere eseguito i suoi doveri, si rinchiudeva in una sua piccola abitazione rotonda, nei pressi del granaio. E chissà lì quali misteri celasse dal momento che nessuno, proprio nessuno, era mai stato invitato ad entrare nella casa. Il re, allora, influenzato da queste dicerie, un bel giorno decise di fingere di partire per un lungo viaggio d’affari. E così fece, accomiatandosi da Marr. Ma al calare della sera invertì il percorso e fece ritorno nel suo regno. Niente di meglio, appunto, che sorprendere inaspettatamente Marr. Giunse alla soglia della casa rotonda e,con l’aiuto dei suoi uomini della scorta, penetrò all’interno della modestissima costruzione di mattoni di fango. Marr fu molto sorpreso e alle domande inquisitorie del sovrano rispose con grandissima schiettezza, mostrandogli le sue povere cose. E cioè : una bisaccia,un bastone e uno straccio d’abito. Quando il re chiese spiegazione del perché di tanto mistero, Marr rispose, ancora una volta, con la sua abituale schiettezza. “Maestà- disse – io non voglio mai dimenticare le mie origini. E questi oggetti, ogni sera, quando rientro dal lavoro, me le ricordano.”. Il re comprese e abbracciò con affetto Marr, che continuò ad essere fedelmente al suo servizio e al servizio del regno e questo,immensamente grato, fino alla vecchiaia. Coloro che avevano gettato ombre sul comportamento di Marr furono, invece ,esiliati per sempre dal regno e di loro non si seppe più nulla. (m.m.)

"Un giorno come tanti" di Mirco Nacoti / Reading

Man (Costa d’Avorio) / venerdì 23 gennaio. E’ una di quelle giornate in cui il dolore quotidiano di cui sono spettatore mi travolge. Ciò che qui è, è l’impossibilità di sottrarsi a esso per mancanza di svaghi. Le caramelle di Nicola, cara Sabri, stanno diventando l’unico mezzo di sollievo per i bimbi cui posso offrire ben poco d’altro. Neanche un’adeguata sedazione o anelgesia. Mi rendono assai felice quelle caramelle. Ciao, Nicola. Zio Mirco //Man (Costa d’Avorio) /sabato 24 gennaio. Un uomo con un incidente stradale in coma ; mi dispiace non possiamo fare di più. Ad Abidjan le cure sono costose e poi è troppo lontano, 8 ore di auto, morirebbe. E’ mio fratello, dottore, vorrei fare tutto il possibile. La ragazza diciassettenne che stava per morire di appendicite forse ce la farà; mi ha parlato. Le madri dei bimbi ricoverati cominciano a cercarmi, alcune sembrano aspettarsi molto. Sto tentando di conquistare la fiducia di Theo, il giovane medico africano che si occupa da solo del soccorso. E’ un lavoratore instancabile, devo avere pazienza e non la solita paura che il tempo sfugga. Credo che collaboreremo bene insieme. Pag. 20-21 a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

giovedì 18 luglio 2013

Namibia /Lo spettro della fame nonostante gli aiuti governativi

La siccità che sta colpendo il nord della Namibia è una delle più gravi di sempre: lo dicono alla MISNA missionari che vivono nel paese africano, confermando gli allarmi diffusi sia dal governo di Windhoek che dalle Nazioni Unite. “Per migliaia di persone – sottolinea padre Varghese Pulikkiyili, un cappuccino che vive nella regione di Caprivi – la situazione si è aggravata dopo il cattivo raccolto di maggio”. Quest’anno la produzione di granturco è stata inferiore di almeno il 34% rispetto al 2012. Secondo stime diffuse oggi dal Fondo dell’Onu per l’infanzia (Unicef), nel nord del paese e in particolare nelle province di Kunene e di Namib i bambini a rischio malnutrizione sono più di 100.000. L’agenzia della Nazioni Unite ha definito la siccità “la peggiore degli ultimi 30 anni”, un giudizio condiviso da diverse fonti della MISNA. Secondo i missionari, la siccità ha spinto molti contadini a vendere i propri capi di bestiame. Comunità di pastori si sono inoltre spostati in cerca di foraggio e pascoli, aggravando i conflitti per il controllo delle poche risorse disponibili. Nel nord della Namibia sono arrivati anche gruppi provenienti dal sud dell’Angola, un’altra regione colpita dalla siccità. Per favorire la distribuzione di aiuti il governo del presidente Hifkepunye Pohamba ha stanziato l’equivalente di 20 milioni di dollari. Ma il prossimo raccolto non è atteso prima di marzo. (Fonte MISNA) a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

mercoledì 17 luglio 2013

Nigeria-Kenya / Si volerà sempre più per turismo

La “classe media” della Nigeria costituisce un bacino di potenziali clienti per l’industria turistica del Kenya: lo ha detto presidente Uhuru Kenyatta, dopo aver concordato ad Abuja con il suo ospite Goodluck Jonathan l’inaugurazione di un collegamento aereo diretto tra i due paesi. L’intesa, riferisce oggi il quotidiano di Nairobi Daily Nation, prevede un nuovo servizio Abuja-Nairobi della compagnia di bandiera Kenya Airways. “La Nigeria – ha sottolineato Kenyatta – ha una classe media numerosa che nel nostro paese potrebbe godere di molte attrazioni turistiche”. Secondo il capo di Stato, la nuova tratta favorirà anche lo spostamento di imprenditori e lo sviluppo dei rapporti economici e finanziari tra i due paesi. Quello sull’inaugurazione della tratta – “al più presto” è stato detto ad Abuja – è solo uno degli accordi formalizzati in questi giorni da due paesi chiave dell’area sub-sahariana. Con una popolazione di quasi 160 milioni di abitanti, la Nigeria è la seconda economia del continente dopo il Sudafrica. Situato in posizione strategica di fronte ai mercati emergenti dell’Asia, il Kenya è il paese di riferimento dell’area occidentale.(fonte MISNA)

martedì 16 luglio 2013

Umanità /"Io penso che..." / Spazio Riflessione

L’uomo dei nostri giorni o la donna, il (la) cosiddetto/a postmoderno/a come li definiscono filosofi, critici e/o tabloid,a seconda delle “letture” di cui fruiamo, è quell’ essere paragonabile all’ eterno turista. Quel gitante che brama e viaggia per ogni dove. E non ha mai una meta precisa. Cerca di divertirsi ,di distrarsi dalla routine e dall’angoscia quotidiana, non cerca qualcosa di specifico, non si pone affatto un obiettivo. Ogni luogo va bene. Scatta tantissime foto che poi non avrà tempo di guardare e di mostrare agli amici. Vive il momento, l’ emozione passeggera , che presto si dissolverà nel mare di ricordi confusi, cui ne seguiranno certamente altre e altre ancora, che si perderanno. Non cerca insegnamenti. L’idea di affrontare un viaggio interiore lo (la) spaventa. Il “pellegrino”, no. Lui è tutta un’altra cosa. E io ? Io chi sono ? Per metà viaggiatore, o meglio viaggiatrice come tutti, per l’altra metà, probabilmente “persona in cammino”. Ma non ho fretta di giungere alla meta. Un passo dietro un altro passo. Mi basta. L’importante è la tenacia. E, poi, mi piace vivere con gli altri e di altri . Amo la gente. Tutta la gente. E amo, specie, le differenze tra le genti. Quel mosaico o puzzle che di solito chiamiamo umanità e che ai “razzisti” d’accatto fa storcere il “muso” e tappare il naso.. (m.m.)

"E il disco infuocato del sole" /Léopold Senghor /La Poesia degli Altri

E il disco infuocato del sole declina nel mare vermiglio. Ai confini della foresta e dell’abisso, mi perdo nel dedalo del sentiero. L’odore mi insegue forte altero, a pungere le mie narici Deliziosamente. Mi insegue e tu mi insegui, mio doppio. Il sole si immerge nell’angoscia In una messe di luci, in un’esultanza di colori e di grida irose. Un piroga sottile come un ago nella ferma intensità del mare, uno che rema e il suo doppio. Sanguinano le rocce di Capo Nase, quando lontano si accende il faro delle mamelles. Al pensiero di te, così mi trafigge la malinconia. Penso a te quando cammino e quando nuoto, seduto o in piedi, penso a te mattino e sera, la notte quando piango e sì, anche quando sono felice quando parlo e mi parlo e quando taccio nelle mie gioie e nelle mie pene. Quando penso e non penso, cara penso a te.

lunedì 15 luglio 2013

Abuja +12 (Nigeria) /Lotta all'aids e alla malaria /Riuniti capi di Stato e di governo africani

Nella giornata di oggi e di domani, ad Abuja, si discute, nel vertice UA(Unione Africana),dell’intero iter degli impegni pregressi e di quelli futuri per risolvere con metodo, nel continente, il problema del come arginare, e possibilmente sconfiggere, patologie quali l’aids, la malaria e la tubercolosi che in Africa uccidono ancora annualmente centinaia di persone. Per gli impegni passati, qualcosa certo è stato fatto, a partire da dodici anni a questa parte, cioè dalla data delle decisioni prese nel precedente summit. E’ chiaro tuttavia che, alla luce dei fatti e nonostante una qualche positività innegabile di risultati (leggi RapportoUA),quanto allora fu stabilito assolutamente non basta. In quella sede,infatti, si stabilì il versamento del 15% delle entrate di ogni Paese per il fabbisogno riguardante la sanità pubblica. Ma non tutti,come era prevedibile, hanno messo in pratica ciò che fu deciso. Oggi occorre puntare su di un incremento dell’assistenza sanitaria, che sia intelligentemente mirata da parte degli Stati e che riguardi inderogabilmente un maggiore e più congruo numero d’investimenti pubblici. Cosa non semplice. Secondo l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) e altre agenzie umanitarie, specie nei territori a sud del Sahara, il numero dei decessi per malaria è diminuito, comunque, di un terzo negli ultimi anni così come in sette Paesi africani il numero dei contagi di hiv si è dimezzato nello spazio temporale di tre soli anni.

"Al Dio delle savane" / Poesia-Preghiera

"O Dio di queste bellezze selvagge che susciti canti da gole riarse E accogli preghiere impastate di terra e sudore. Dio che ti fai dono invisibile sotto tettoie di lamiera ardente, che scendi e ti adagi là dove si annida la fame e morde e grida forte la sua esigenza impellente. Dio che ti fai insolito pane di anime senza attese Cibo di una fame diversa che non chiede latte o sangue ma sorsate d’amore, di speranza, di condivisione. Dio, lampada di una notte senza luna ne stelle, notte di angosce e di dolori, di mutue invocazioni. Busso forte alla tua porta o Dio, ti tempesto di richieste. Dio che mai spegni il sorriso Sul volto di questi bambini, dona pioggia e ristoro, pace e riconciliazione, pazienza e saggezza. Conserva il sacro senso della vita da rispettare e trasmettere Con umiltà e fiducia qui , dove il tempo è così lento e l’attesa infinita mai priva di speranza. A te affido Dio la gente di questa savana." Di Giulia Borroni Wamba-Kenya Marzo 2011 (Fonte : Missioni Consolata- Luglio 2013

domenica 14 luglio 2013

Da "Un giorno come tanti" di Mirco Nacoti /Reading

15 Gennaio- Giovedì - [L’arrivo] Guiglo, a 1 ora e 30 minuti da Man. (Costa d’Avorio) Ore di auto per arrivare a Man .Un susseguirsi di paesucoli e cittadine, capanne in terra o in arbusti secchi, casette basse. Lungo la strada sempre uguale, la gente cammina. Bimbi soli con la pancia gonfia,donne con la testa carica di materiale, disabili con la bicicletta da pedalare con le mani. La strada, tra gli insediamenti, è scavata in mezzo alla natura che invade.Ci fermiamo a mangiare in una bettola. Sul tavolo ricoperto da una tovaglia di plastica unta e bucata stanno incollati sciami di mosche eccitate. Un puzzo di liquami organici m’inceppa la deglutizione. A fatica ingoio riso in salsa piccante,su cucchiai da ripulire con tovaglioli strinati, che mi scatena una terribile acidità gastrica. La paura di ogni malattia trasmissibile monta. Spero passi presto. ………………………………………………………. 18 Gennaio- Domenica [L’ospedale] L’ospedale è grande, la situazione igienica è una sonda vescicale inserita con guanti già usati, che i guanti sono preziosi. Non ci sono farmaci per TBC,HIV e non c’è programma per le vaccinazioni. Stime raccontano di 14-15% di prevalenza di SIDA (così chiamano i francofoni l’AIDS). La prima impressione è che i pochi antibiotici esistenti siano francamente abusati.L’emergenza malaria dei mesi di di giugno-luglio è passata, ma ci sono ancora molti bambini in coma GCS 3-5 per la palue cerebrale. Molti i casi di disidratazione, diarrea, scompenso cardiaco, versamenti toracici di eziologia non nota. Il laboratorio è essenziale:si può fare il gruppo sanguigno, test HIV e epatite ma solo per donatori di sangue, lo stick urine. C’è,tuttavia, la possibilità di eseguire radiografie.

sabato 13 luglio 2013

"Un giorno come tanti" di Mirco Nacoti /Leggere l'Africa sotto l'ombrellone

“Un giorno come tanti” di Mirco Nacoti / //Leggere d’Africa sotto l’ombrellone.// Mirco Nacoti, medico, è nato nel 1972 e incontra l’Africa, come volontario con “Medici senza frontiere”, destinato all’ospedale di Man, in Costa d’Avorio, soltanto nel 2004 . Dall’esperienza ivoriana scaturiscono, una volta in Italia, da parte sua e degli amici, quelli che egli riesce con il suo entusiasmo a contagiare e a coinvolgere, tutta una serie d’impegni a favore della difficile realtà conosciuta laggiù. E i risultati, in termini di solidarietà mirata e concreta, ci sono stati subito, fino dall’inizio, e continuano, ancora oggi, ad esserci con una gamma differenziata d’iniziative. Consultare per capire, ad esempio, il sito www.bibliotechman.org, il cui progetto è nato dall’avvicinamento di Mirco Nacoti all’Associazione Sguazzi [info@sguazzi.com] per riuscire a realizzare una biblioteca scientifica-tecnologica per l’ospedale, appunto, di Man in Costa d’Avorio. Ma è mia intenzione , stamane, segnalare agli amici di Jambo Africa sopratutto la lettura del diario del medico Mirco Nacoti, scritto negli anni dell’esperienza africana e pubblicato in Italia dall’editrice “Edizioni Dell’Arco” di Milano ,qualche tempo fa. Una lettura agevole e coinvolgente e che merita un po’ della nostra attenzione nel frastuono chiassoso dei mille e più cembali dell’epoca odierna. Senza sovrappormi io, a chi scrive e ci racconta quel “suo” vissuto,anche emozionale, perché il suo vuole essere un invito garbato ad allargare le frontiere della conoscenza del nostro mondo,che è spesso fatto d’ingiustizie e di sofferenze gratuite, estrapolo ,semmai, dalla prefazione al libro dell’amico Roberto Mauri. Mirco Nacoti- scrive Mauri – non è un prestigiatore e questo libro non è la magia da quattro soldi di un ragazzo di periferia vestito di nero. Il consiglio di questo mago, però, non è banale- aggiunge immediatamente. Chi legge Mirco nel suo “Diario africano” comprende per davvero - chiarisce Roberto - cosa possa significare l’esperienza di un uomo, ricco solo delle sue mani e del suo semplice sapere, fra malati che hanno ben poco o nulla per uscire dalla propria complessa se non impossibile condizione di salute fisica. E ,dinanzi ai quali, il dottor Nacoti, deve giornalmente provarsi a cercare soluzioni a situazioni che sono, quasi sempre, molto più grandi di lui. E tutto ciò nel mezzo di quelle che sono le sue gioie personali o nel margine della nostalgia degli affetti e di casa. Per non dire delle emozioni forti di certi istanti, che non possono essere tradotte, per cui nel libro noi le ritroviamo integralmente in francese. Concludendo, afferriamo la mano di Mirco e lasciamoci coinvolgere. Partiamo sereni con lui, ad occhi aperti, per capire un po’ di più quel mistero, che noi chiamiamo “esistenza” Ma, di certo, senza nutrire eccessive pretese d’essere poi in grado di svelarlo.

venerdì 12 luglio 2013

Mogadiscio (Somalia) /Continuano in città attentati contro i militari africani

Non c’è pace a Mogadiscio. E a creare un clima di terrore sono, ancora una volta, i soliti ribelli di Al Shabaab che , per quel che è noto, erano già stati allontanati , nel 2011, dalla capitale somala. L’esplosione di un’autobomba ha causato, sabato scorso, sempre nei pressi dell’aeroporto, almeno tre vittime tra gli uomini della missione Amison e ha ferito cinque militari del ricostituito esercito somalo. Intorno all’esattezza del numero dei morti e dei feriti ci sono, ovviamente, parecchie incertezze a causa di fonti, non sempre attendibili al cento per cento. E’ quasi sicuro, comunque, che nell’attentato uno dei ribelli alla guida dell’auto è deceduto, sul colpo, nel corso dell’esplosione. La notizia merita rilievo nella misura in cui l’attuale Governo, impegnato nella totale ricostruzione del Paese e delle sue provate istituzioni, auspicherebbe aiuti per maggiori garanzie di pace interna, allo scopo di poter attrarre essenzialmente i necessari investimenti dall’estero e creare sviluppo. E questo, dopo più di vent’anni di guerra civile e di strapotere, esercitato da differenti, avidi e spietati, “signori della guerra”, che hanno fatto troppo a lungo il bello e il cattivo tempo. Senza pace il progetto di “ricostruzione” rischia ,quasi sicuramente, di bloccarsi e la Somalia d’evidenziare, platealmente, tutta la sua fragilità. E , di conseguenza, di allontanare i possibili e tanto attesi investitori.

MITTELFEST 2013 /"Microcosmi" di Claudio Magris /Regia di Giorgio Pressburger

Microcosmi, premio Strega 1997, che con Danubio è forse il più fortunato dei libri di Claudio Magris, sarà l’evento centrale del prossimo Mittelfest, a Cividale dal 12 al 21 luglio. La presentazione dello spettacolo itinerante, che il 13 luglio animerà per alcune ore il centro della città ducale,è avvenuta, giorni addietro, al Caffè San Marco di Trieste, presenti lo stesso Magris, il regista Giorgio Pressburger e Antonio Devetag, direttore generale del festival. Microcosmi, la cui realizzazione è stata affidata ad a.Artisti Associati di Walter Mramor, è un grande affresco corale, che si svolgerà in nove scene e altrettante locations. «È un racconto nostro, delle nostre vita, delle nostre storie, delle nostre idee, restituito con una forma diversa da quelle della drammaturgia tradizionale. Ci saranno canti, e feste di paese. E ci saranno i 300 personaggi che lo popolano, tutti o quasi tutti, anche se non interpretati da altrettanti attori», ha spiegato Pressburger, che è stato a lungo figura di riferimento e direttore artistico del Mittelfest, a partire già dalla prima edizione.

giovedì 11 luglio 2013

"Alba sul mare" /Spazio Poesia

Trasparenze/ gagliarde/ e abissi blu/ cobalto/ trinano/ con grazia/ le cadenze/ ritmate/ di un nuoto/ nervoso/ che è parto/ dell’attesa./ Fragranze/ d’erba e / di fiori/ recisi/ invadono/ già l’aria/ sotto la volta/ di un cielo/ enigmatico./ Granito/ scolpito/ dai venti./ Intanto/ sul davanzale/ si posa/ un gabbiano/ arrivato / da chissà/ dove. / E con aria/ sorniona/ si guarda/ intorno/ come / un tempo/ era avvezzo/ fare/ in brughiera./ (Marianna Micheluzzi)

mercoledì 10 luglio 2013

MITTELFEST 2013 / (12-20 luglio)

Un’edizione, questa di Mittelfest 2013, in linea con le sue prestigiose tradizioni di finestra aperta sulla cultura centroeuropea, e quest’anno con una inusuale concentrazione di anteprime. Il ruolo di osservatorio sulla cultura della Nuova Europa sarà testimoniato da due focus su altrettante nazioni mitteleuropee: Croazia e Ungheria. La Croazia riceverà il benvenuto nel consesso dell’Unione Europea il 1 luglio 2013, ma anche Mittelfest le riserverà un’accoglienza degna dell’evento. A cominciare dalla prima mondiale di Michelangelo dell’autore croato Miroslav Krleža, con la regia visionaria ed eclettica di Tomaž Pandur: una coproduzione che vede in sinergia il Teatro nazionale di Zagabria, il Festival di Lubiana, Mittelfest e il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove lo spettacolo verrà rappresentato la sera di venerdì 12 luglio. Il calendario, che è ormai in fase di ultimazione, prevede un ventaglio di proposte avvincenti: sabato 13, per esempio, l’anteprima di Microcosmi, capolavoro letterario di Claudio Magris, trasformato in uno spettacolo itinerante dalla regia di Giorgio Pressburger, una delle firme che hanno segnato indelebilmente la storia di Mittelfest come luogo di grandi eventi culturali. Microcosmi si svolgerà in nove tappe, disseminate nello straordinario palcoscenico di Cividale del Friuli. La metafora di Microcosmi dà anche il titolo a tutta l’edizione 2013 di Mittelfest. I microcosmi culturali che compongono questo straordinario mosaico della civiltà europea sono infatti l’essenza stessa del festival, che confronta diverse visioni dell’esistenza, del mondo, della storia, distillate nelle forme della prosa, della danza, della musica. Ancora in tema di anticipazioni, sul palcoscenico del Teatro Ristori si alterneranno altri mostri sacri della prosa e del cinema italiano, tra cui va ricordata almeno Adriana Asti, con i due atti unici di Jean Cocteau (La voce umana e Il bell’indifferente) e il nuovo divertentissimo lavoro di Lina Wertmüller (Un’allegra fin de siècle), excursus sulla storia italiana del secolo scorso, amaro e quanto mai ironico, com’è nel suo stile. Divertimento, quindi ma anche elementi di riflessione su temi attuali e scottanti, come quello dell’ autocensura – cui la cultura europea è stata costretta dalle minacce degli estremisti islamici – che sarà il tema di L’intervista, testo sviluppato sulle vicende che portarono al brutale assassinio di Theo van Gogh vittima di un fanatico islamista per il suo film Submission, nel quale criticava le condizioni di inferiorità delle donne arabe. Per finire, nel quadro di coproduzioni e collaborazioni a tutto campo, Mittelfest presenterà Vivo e coscienza di Pier Paolo Pasolini, prima assoluta dell’unico canovaccio coreografico del regista e poeta di Casarsa della Delizia, nella riduzione della Scuola Paolo Grassi di Milano. Now being finalised, the Mittelfest calendar has a range of captivating events. Saturday July 13th features the premiere of Microcosmi, Claudio Magris‘ literary masterpiece adapted as an itinerant spectacle by Giorgio Pressburger, one of the names who has established Mittelfest as a focus of major cultural events. Microcosmi will be staged in nine performances distributed around the extraordinary setting of Cividale del Friuli. The metaphor of Microcosmi is also the title of this year’s edition of Mittelfest. The cultural microcosms that make up this remarkable mosaic of European culture are the very essence of the festival, which juxtaposes different visions of existence, the world and history, distilled into theatre, dance and music. The stage of the Teatro Ristori will be presenting further attractions from the pantheon of Italian theatre and film, including Adriana Asti, with two one-act plays by Jean Cocteau (La voce umana and Il bell’indifferente) and the bitter irony of Lina Wertmüller‘s new work Un’allegra fin de siècle, a typically wry take on 20th-century Italian history. More amusement, but also insights into controversial issues such as self-censorship – into which European culture has been forced by the threat of Islamic extremism – will be provided by L’intervista, a text exploring the events which led to the brutal murder of Theo van Gogh, victim of an Islamist fanatic because of his film Submission, which laid bare the inferiority to which Arab woman are subjected. As part of the coproductions and collaborations in which Mittelfest is always involved, it is presenting Pier Paolo Pasolini‘s Vivo e coscienza, the world premiere of the only choreographic work by the Friulan poet and director, in an adaptation by the Scuola Paolo Grassi of Milan. A MITTELFEST 2013 IL PRIMO BENVENUTO ALLA CROAZIA IN OCCASIONE DELLA SUA ENTRATA NELL’UNIONE EUROPEA

La principessa Penda e i suoi tre pretendenti /L'angolo del Griot

In un villaggio africano, appena poco a sud del Sahara, abita una principessa il cui nome è Penda. Essendo la giovane in età da marito, il padre le domanda se, nella scelta, ha qualche preferenza particolare. E Penda, che è un po’ capricciosa, dice di scegliere solo il giovane, che le porterà in dono un ricca cesta di datteri rossi, che lei ama gustare fino da quando era bambina. Nel regno non ci sono piante capaci di produrre datteri rossi e così l’anziano padre è costretto a mandare alcuni messaggeri nelle città confinanti in ricerca, per tentare di risolvere e accontentare in questo modo la figlia. E la buona sorte vuole che un contadino, che possiede una piantagione di alberi di dattero rossi, abbia pure tre figli, che sarebbero proprio in età da prendere moglie. I messaggeri riferiscono l’ambasciata del loro re e il contadino, lieto, propone la “cosa” ai tre suoi figli. Di questi solo l’ultimo, il minore d’età, non si mostra molto interessato. Il primo, il più grande, allora parte subito. E reca con sé una cesta ben guarnita di datteri rossi, proprio come avevano raccomandato i messaggeri. Lungo la strada, però, accade che incontri un’anziana donna , che gli chiede da mangiare in quanto ha parecchia fame. L’uomo fa orecchi da mercante e nega. Con disinvoltura afferma di avere nella cesta soltanto dei topi. L’anziana donna, beccatasi il rifiuto, non aggiunge altro e s’allontana rapida dalla strada. E, quando il nostro arriva dalla principessa Penda, in effetti dalla cesta, anziché datteri, escono frotte di disgustosi topi, che terrorizzano la fanciulla, che fa scacciare immediatamente, dai suoi servi, l’uomo a bastonate. Stessa situazione si ripete con il secondo figlio del contadino, che nega anch’egli i datteri alla mendicante, sostenendo di avere alcuni porcospini nella cesta e niente che lei possa mettere sotto i denti. E anche lui dinanzi alla principessa Penda fa la sua tremenda figuraccia, salvandosi a stento dalle percosse dei servitori del re e di sua figlia. Essendo note le disavventure dei due maggiori, al contadino non rimane che inviare, dopo essere riuscito faticosamente a convincerlo, il terzo figlio, a corte, dalla principessa. Ma quando questi incontra la vecchia, sempre al solito posto del percorso, non rifiuta affatto, a differenza dei fratelli, di darle i suoi datteri rossi .Le dice, anzi, di prenderne quanti ne vuole. L’anziana donna accetta e poi gli augura buon viaggio. Una volta dalla principessa Penda, il cesto di datteri rossi, abbondantemente ricco e delizioso al palato, viene offerto alla fanciulla, che principia a gustarli uno dietro l’altro ,sorridente e felice d’avere incontrato, finalmente, l’uomo giusto. I due, infatti, dopo pochi giorni, celebrano le loro nozze, cui partecipa tutto il villaggio e pure gli abitanti della città dello sposo e tanti altri ospiti ancora, che erano giunti da ogni parte. La generosità, in questo caso, si può dire che avesse ricevuto il suo giusto premio. Niente infatti, di ciò che si dona gratuitamente, a ogni latitudine e sotto ogni cielo, è mai perduto.

Fabio Gambaro e Marc Fumaroli / Sull'Arte Moderna /Reading da "Repubblica" (30-9-2011)

Un saggio del celebre storico francese cade come una bomba nel circolo dei "Contemporanei". Mettendo in discussione le celebrità, con una violenta provocazione. Che adesso esce anche in Italia. Parigi. "La cosiddetta arte contemporanea esprime solo l'orgoglio smisurato di una ristretta élite che, per esibire la propria ricchezza, usa, oltre alle ville e agli yacht, opere dalle quotazioni astronomiche". Per denunciare quella che chiama "l'impostura" dell'arte contemporanea, Marc Fumaroli non va tanto per il sottile. Ai suoi occhi, artisti come Jeff Koons ("protagonista mondiale della non-arte di plastica") o Damien Hirst (il "campione dell'orrore lubrico", il "Michelangelo della tassidermia") sono i perfetti rappresentanti di una deriva che trasforma l'arte in una forma esibizionistica d'intrattenimento, dominata dal denaro, dal marketing e dall'estetica del kitsch. E per denunciare tale deriva, il famoso studioso francese specialista del XVI e XVII secolo, professore onorario del Collège de France e membro dell'Académie Française, ha scritto Parigi-New York e ritorno (Adelphi, pp. 752, euro 48), un lungo ed erudito "viaggio nelle arti e nelle immagini", le cui osservazioni sferzanti in Francia hanno suscitato moltissime discussioni. "Io sono un contemporaneo e amo il mio tempo, ma non sopporto l'arte che sfrutta il richiamo alla contemporaneità come unica qualità", spiega Fumaroli, molto noto anche in Italia per i suoi saggi raffinatissimi, tra cui Chateaubriand. Poesia e terrore, Le api e i ragni. La disputa degli antichi e dei moderni eL'età dell'eloquenza (tutti da Adelphi). "Oggi, il mercato è dominato dal cinismo e dalla speculazione di collezionisti miliardari, i quali riconoscono come opere d'arte solamente un certo numero di oggetti - o meglio di non oggetti - che rappresentano l'antitesi di tutto quello che abbiamo considerato arte fin dalle origini dell'umanità. Tutto il resto viene ignorato". Come se lo spiega? "I miliardari che acquistano queste opere non sono legati ad alcuna tradizione locale e non si preoccupano di sapere se le opere acquistate sopravvivranno nel tempo. Pensano solo al presente e al prestigio immediato, alla messinscena della loro fortuna e del loro successo. È un fenomeno senza precedenti, che non è assolutamente paragonabile alla grande stagione dei mecenati italiani del XVI secolo". L'apertura della fondazione Pinault a Venezia non le sembra un'operazione interessante? "Non molto, perché propone una realtà artistica slegata da ogni tradizione nazionale che interessa solo una piccolissima élite mondializzata attratta dalla speculazione di tipo finanziario. In questa prospettiva, meno le opere hanno valore, senso e possibilità di durare nel tempo, e più le loro quotazioni lievitano artificialmente. Non a caso, questi collezionisti puntano tutto sullo choc provocato da opere che attirano l'attenzione dei media". La provocazione è una caratteristica di tutta la storia artistica del XX secolo. Non trova? "L'arte moderna è stata una magnifica utopia da Baudelaire a Pound, da Manet a Picasso, ma da Warhol in poi essa è stata banalizza, svilita, ridotta a piatta ripetizione di un certospirito Duchamp. Nella cosiddetta arte contemporanea la provocazione si riduce a semplice esibizione di luoghi comuni straordinariamente banali. Ma certo quando s'immerge un crocefisso nell'urina, come ha fatto Andres Serrano, si è sicuri che se ne parlerà per trent'anni. Quel gesto, in cui non c'è alcuna sostanza artistica, è destinato solo a suscitare polemiche. Lo stesso vale per molte opere di Damien Hirst, Jeff Koons o Jan Fabre". Nel libro lei accusa Hirst e Koons di promuovere un'arte di plastica figlia della pubblicità e del consumismo... "La loro è un'arte industrializzata che, al posto del lavoro e dell'intelligenza della mano, si affida alla tecnologia e alla ripetizione per fabbricare oggetti fintamente artistici destinati ad un pubblico che, prigioniero di una realtà satura d'immagini a buon mercato, di fatto non sa più contemplare un'opera. La fruizione diventa allora estremamente semplificata e il giudizio estetico si riduce a una logica binaria semplicistica: mi piace/non i piace, m'interessa/non m'interessa, ecc. Si tratta di categorie estetiche molto demagogiche che trasmettono al pubblico dei non specialisti l'illusione della democratizzazione dell'arte". Il lavoro dei critici e degli storici dell'arte è quindi importante? "Certo. Sono loro che dovrebbero mettere in relazione il pubblico e i veri artisti. L'arte contemporanea però salta completamente questa mediazione, affidandosi piuttosto agli esperti finanziari che consigliano sul valore degli investimenti in campo artistico". Non salva proprio nulla dell'arte contemporanea? "Anselm Kiefer è certamente un artista che sa dipingere, ricollegandosi alla grande tradizione dell'espressionismo tedesco, una delle più importanti scuole pittoriche europee. Un altro artista grandissimo è Lucien Freud, che però ha dovuto attendere molto prima di essere apprezzato. Adesso tutti lo celebrano, ma vent'anni fa nessuno lo voleva esporre perché era considerato troppo realista e figurativo. Questa stessa indifferenza oggi colpisce molti pittori e scultori che non rientrano nei canoni dominanti di un mercato che si permette di paragonare Cy Twombly a Poussin, solo perché le tele dell'artista appena deceduto raggiungono quotazioni impressionanti. Oggi purtroppo, questo mercato dell'arte impazzito contribuisce all'eliminazione delle condizioni tradizionali dell'opera d'arte e della sua fruizione". Un esempio di queste condizioni? "Secondo me, l'arte deve nascere dal lavoro della mano che consente al pittore di creare un rapporto con la tela. Allo stesso modo, uno scultore lavora la materia con la mano, facendo entrare la vita e lo spirito nel marmo o nel bronzo. Insomma, senza il lavoro della mano non c'è arte. Ecco perché un video o una fotografia, che dipendono interamente dalla tecnica, non sono vere opere artistiche". Cosa bisognerebbe fare per invertire la rotta? "Bisogna tornare nei musei a contemplare in silenzio le opere di valore. Lì s'impara a guardare. E chi sa guardare veramente un'opera d'arte, senza lasciarsi accecare dal luccichio dell'arte contemporanea, sa poi guardare un paesaggio, una persona, ecc. Inoltre, nei musei è possibile ritrovare un legame con il nostro passato artistico che può aiutarci a superare gli effetti perversi della modernità tecnologica. Solo così torneremo ad apprezzare la bellezza". Oggi ha ancora senso parlare di bellezza? "La bellezza è un principio critico fortissimo, perché, quando se ne ammette l'esistenza, diventa immediatamente visibile tutto il brutto che ci circonda. Oggi, l'arte contemporanea ha invertito i due fattori, il brutto è diventato ciò che in passato era il bello. Noi però dobbiamo riuscire a sottrarci a questa dittatura, ribadendo la forza della bellezza, che naturalmente non è solo quella del passato. Le sue forme infatti si rinnovano di continuo. Come diceva Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. E ci aiuterà a dimenticare i cosiddetti capolavori dell'arte contemporanea". //"SPAZIO ARTE" a cura di Marianna Micheluzzi

Roma / Presentazione Rapporto OISG (Osservatorio Italiano sulla Salute Globale) /Riceviamo e Pubblichiamo

Oms in pericolo: Il nuovo rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) Presentazione del 5° rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) 18 luglio, h 17 - Camera dei Deputati (Sala Del Cenacolo, Vicolo Valdina 3) Intervengono: Ignazio Marino (sindaco di Roma, ex Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale) Nicoletta Dentico (presidente dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale) Federica Mogherini (deputata, responsabile globalizzazione del PD) Nerina Dirindin (senatrice, capogruppo del PD in Commissione Sanità) Daniel Lopez Acuna (Ufficio del Direttore Generale dell’Oms, Ginevra) Eduardo Missoni (vice-presidente Osservatorio Italiano sulla Salute Globale) Modera Anna Maria Giordano, giornalista di Radio 3 Mondo I rischi di un silenzioso ma incontrastato processo di privatizzazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e gli orientamenti del progetto per la sua riforma sono i temi al centro del 5° rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) intitolato“Oms e diritto alla salute: Quale futuro” che sarà presentato il 18 luglio alla Camera dei Deputati (h 17.00, Sala Del Cenacolo, Vicolo Valdina 3). Interverranno: Nicoletta Dentico(presidente dell’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale), Federica Mogherini (deputata, responsabile globalizzazione del PD), Nerina Dirindin (senatrice, capogruppo del PD in Commissione Sanità), Ignazio Marino (sindaco di Roma, ex Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale), Daniel Lopez Acuna (Ufficio del Direttore Generale dell’Oms, Ginevra),Eduardo Missoni (vice-presidente Osservatorio Italiano sulla Salute Globale). Modera il dibattito Anna Maria Giordano, giornalista di Radio 3 Mondo. Nel momento in cui la crisi economico-finanziaria si abbatte sui paesi e sul settore pubblico con nuove ricette di austerità e riduzione dell’investimento nazionale sulla sanità, il rapporto “Oms e diritto alla salute: Quale futuro”, evidenzia i rischi ma anche la rilevanza del processo in corso per la riforma dell’Oms, unica istituzione intergovernativa con il compito di conseguire il più alto livello di salute per la popolazione del pianeta. Il volume racconta i successi e le battaglie dell’Oms nei decenni scorsi – in particolare la “Convenzione quadro dell’Oms sul controllo del tabacco” (2003), il “Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno” (1981) e la “Lista dei Farmaci Essenziali” (1977) - realizzati vincendo le resistenze di un settore privato sempre più pervasivo nel tempo della globalizzazione. Con un’analisi puntuale delle principali sfide politiche dell’Oms – la salute materno-infantile, le malattie croniche, il rapporto con gli attori non statali, i determinanti sociali della salute, etc. - il rapporto dell’Oisg mette in evidenza come, oggi, i contributi volontari al bilancio dell’agenzia - che si aggiungono ai contributi regolari erogati dagli Stati membri e dal 2010 rappresentano circa l’80% del bilancio totale dell’organizzazione - provengono per quasi la metà (46% ) da aziende e donatori privati. Tra questi, la Bill&Melinda Gates Foundationha versato nel biennio 2010-2011 oltre 446 milioni di dollari, più di ogni altro contribuente dopo gli Stati Uniti. Questa situazione è stata definita come preoccupante dall’attuale direttore generale dell’Oms Margareth Chan, che alla fine del 2012 ha affermato “le attuali politiche di finanziamento fanno dell’Oms un’organizzazione basata sulle risorse e non sui risultati”. Soluzioni e proposte per una riforma dell’Oms che tuteli la credibilità e la autorevolezza dell’organizzazione sono approfondite nella pubblicazione, nella convinzione che in tempi di crisi economica le politiche pubbliche in campo socio-sanitario sono il migliore investimento per la tenuta della società. Per informazioni e interviste: Nicoletta Dentico – nicolettadentico@libero.it – 338 5346853 Ufficio Stampa: Ludovica Jona - ludovica_jona@yahoo.it – 338 8786870

martedì 9 luglio 2013

Italia è femmina



Provincialismo supponente di un Paese cortigiano(mai unito),che sa come adulare.(m.m.)

Italia /No agli F35 ! Senza "se" e senza"ma"

Il nostro Parlamento intende varare, a ore, la discutibilissima legge per l‘acquisto, alla modica cifra di 13 miliardi di euro, dei noti F 35, aerei da combattimento, la cui vendita arricchirebbe soltanto produttori e mediatori (leggi mercanti d’armi), seminando morte e distruzione in aggiunta in operazioni di guerra, lì dove la gente comune, semmai, auspicherebbe da tempo pace e concordia (Paesi delle “primavere arabe”- Sud-Sudan, ad esempio, …etc.). Basta leggere la documentazione, quella che fornisce l’archivio italiano del Disarmo per rendersene conto. Il sito Avaaz, in internet,ottima opportunità, sta procedendo in queste ore ad una raccolta di firme per bloccare l’ iniziativa. E, mentre scriviamo, ha già superato, io ritengo, le 220 adesioni. E che continueranno sicuramente a crescere di numero. Il problema serio è che moltissime persone nel nostro Paese sono decisamente contrarie a questo genere di “affari” (incentivo al commercio delle armi) e non certo da oggi. Ma il popolo degli internauti è limitato ad un terzo della popolazione italiana rispetto ad altre realtà in Europa. Questo limite, a dirla chiara e a dirla tutta, è condizionante e molto poco democratico. Come fare, allora, ritornando agli F35, per intervenire e fare in modo che in un Paese, che ha di questi tempi, come tutti ben sappiamo, enormi problemi di natura economica (casse vuote) e un elevato numero di disoccupati per differenti cause (giovani e meno giovani indifferentemente), possa impiegare, in maniera differente (più utile), la cifra di 13 miliardi di euro? Comunicare agli amici, ai conoscenti, e cioè a tutti coloro che noi possiamo raggiungere (dovessimo fare anche il “porta a porta”), e farlo persino in fretta. Non c’è altro tempo da perdere. Tutti hanno diritto di sapere e di potersi esprimere, in un Paese che si dice democratico. Arzigogolate motivazioni di politica internazionale,tirando in ballo UE e Usa,oppure altre specifiche di carattere militare sull’efficienza bellica del mezzo, non interessano chi ha fame di lavoro e, quindi, di pane. E, in Italia, gli italiani in tali condizioni (e non solo loro per cui leggi pure : immigrati), sono tantissimi. Troppi, direi.

lunedì 8 luglio 2013

A caccia di "sapienza" proverbiale




OGNI VIAGGIO COMINCIA CON UN PRIMO PASSO. (Proverbio cinese)

Nigeria /Chiusura delle scuole nello Stato di Yobe

E’certa fino al mese di settembre la chiusura delle scuole nello Stato di Yobe (Nigeria nord-orientale). E questo affinché non possa ripetersi quanto già accaduto contro studenti di altre confessioni religiose,in scuole e istituti secondari pubblici, ad opera degli uomini di Boko Haram, il noto movimento fondamentalista islamico. Nel mentre militari e poliziotti si stanno adoperando nella ricerca dei responsabili dell’accaduto di sabato, nel dormitorio di un istituto secondario del distretto di Mamudo. Qui, nella scuola, i fondamentalisti hanno rinchiuso gli allievi in modo che non potessero trovare alcuna via di scampo e, poi, una volta appiccato il fuoco, hanno fatto detonare gli esplosivi. Un metodo altamente raccapricciante. Tra i giovani studenti qualcuno, che ha provato a tentare ugualmente la fuga, è stato freddato all’istante a colpi di arma da fuoco. Nessuna pietà, insomma, per nessuno. In totale, secondo i media locali, sarebbero morti 29 ragazzi e un insegnante. Lo Stato di Yobe è da tempo sotto il controllo dei militari e, proprio nel mese di maggio scorso, c’è stata un’autentica offensiva nelle differenti città e nei villaggi limitrofi, per contrastare,appunto, l’operato sanguinario del movimento di Boko Haram. a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

domenica 7 luglio 2013

"L'Andare" /Haiku per celia






Fuggire nel sogno ricorrente /come gabbiani a pelo d’acqua /sull’onde nervose dell’oceano mare./E...  arrivare.

         ( marianna micheluzzi)

Solidarietà /Spazio Riflessione /Reading da I. Kant "Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime"-ed.Fabbri,pag.92


   



In considerazione della debolezza della natura umana e dell’esigua efficacia che l’universale sentimento morale potrebbe avere sulla maggior parte dei cuori, la Provvidenza ha posto in noi quegli istinti di solidarietà come supplementi di virtù, i quali, mentre a volte spingono alcuni a belle azioni anche in assenza di principi, in altri casi tuttavia, se sono governati da principi, possono imprimere una più forte carica e un più forte impulso al bene. (I.Kant)


 a cura di Marianna Micheluzzi

sabato 6 luglio 2013

Egitto /Caos e già troppi morti /Maneggiare con cura






Dopo la cacciata di Morsi da parte dei militari e la scelta dell’attuale nuova guida del Paese, la tensione politica e quella della piazza, al Cairo e nelle altre città egiziane, non cessa affatto (e sono parecchie ore ormai) di placarsi.

I morti e i feriti nelle strade cominciano a essere un po’ troppi. E questo da entrambe le parti( e cioè pro e contro Morsi).

E nessuna meraviglia se, dopo l’utilizzo iniziale della “carota”, nelle ultime ore i militari abbiano poi scelto di tirare fuori il “bastone”.

Pochissimi,mi riferisco alla stampa internazionale, per quanto poco forse abbiano capito delle “primavere arabe”, hanno dato credito ai messaggi ufficiali da “colomba”.

Conosciamo la valenza di potere, e soprattutto quella economica, di questa “casta” fino dagli anni Cinquanta ,quando il generale Nasser era il presidente, dopo la cacciata della monarchia.

Nessuno si era illuso, oggi, che sia pure dopo libere elezioni (almeno appariva così all’esterno) , finito il regime della famiglia Mubarak, in Egitto si fosse in un Paese democratico.

Solo che ora la confusione è decisamente eccessiva per poter intravedere un modestissimo percorso, che conduca a un minimo di accettabile pace sociale (con relative riforme realmente democratiche) in un Paese in cui il male principale è la povertà diffusa.

E questo specie da quando, in seguito agli avvenimenti politici ultimi, è venuta meno a bilancio la voce “turismo”, che rappresentava, e potrebbe ancora continuare a rappresentare comunque, un’ottima fonte di ossigenazione per chi spasima in attesa di una “cura da cavallo”.

Un malato insomma, l’Egitto, che se la doveva e se la deve ancora vedere, oltre che con una accertata povertà di mezzi,da nord a sud dell’intero Paese, e in base alle differenti difficoltà dei plurimi contesti, con l’oscurantismo ideologico-religioso dei Fratelli Musulmani che, sordi alle novità, privilegiano semmai un retrivo medio-evo.

Mentre,di contro, le ultime generazioni cittadine guardano , grazie all’impagabile contributo dei media e alla diffusione di internet, ad un “altrove”, che con i “barbuti” non ha niente a che spartire.

E poi resta, tutta aperta e insoluta (Morsi e la Fratellanza musulmana qualche cosina , come il concedere il permesso per una chiesa a Nubaria, pare stessero provando a fare) la seria “questione” egiziana dei cristiani copti, considerati cittadini di serie “B” quando non, addirittura, esposti a ripetute violenze e discriminazioni come ben si ricorda ed è già accaduto .

Quello che è più preoccupante al momento, per gli osservatori , è che le riforme,quelle democratiche, non si fanno o si possono fare affatto con le modalità di un”golpe” strisciante come quello in corso in queste ore in Egitto.



            a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

venerdì 5 luglio 2013

"Il peggiore analfabeta" di Bertolt Brecht /La Poesia degli Altri




Il peggiore analfabeta

è l’analfabeta politico.

Egli non sente, non parla,

nè s’importa degli avvenimenti politici.



Egli non sa che il costo della vita,

il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina,

dell’affitto, delle scarpe e delle medicine

dipendono dalle decisioni politiche.



L’analfabeta politico è così somaro

che si vanta e si gonfia il petto

dicendo che odia la politica.



Non sa l’imbecille che dalla sua

ignoranza politica nasce la prostituta,

il bambino abbandonato,

l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi,

che è il politico imbroglione,

il mafioso corrotto,

il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.



Bertolt Brecht



  a cura  di Marianna Micheluzzi