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venerdì 22 febbraio 2013

CLAUDIO MAGRIS RIVISITA IL MITO GRECO DI "ORFEO E EURIDICE" / MONOLOGO PER IL TEATRO






Si tratta di un testo scritto da Claudio Magris anni addietro (2006), riscritto per il teatro e rappresentato il mese scorso in Torino, per la regia di Antonio Calenda.

La realizzazione è del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Recitazione egregia di Daniela Giovanetti, in tournée da New York al Cairo,a Vienna, a Budapest e a Innsbruck.

Il mito in questione è quello noto di Orfeo ed Euridice, trasposto però ai nostri , all’interno di una moderna quanto triste casa di riposo in cui si trova la donna che il “suo” uomo, sottraendola a quella condizione, vorrebbe riportare indietro nella quotidianità del mondo.

Ma, Euridice, è lei che rompe il patto intercorso tra Orfeo e il Presidente della casa e cioè il “non voltarsi addietro”,perché in fondo “lui” voleva sapere e io gliel’ho impedito - ella chiarisce.

Cos’era che voleva sapere Orfeo?

Egli avrebbe domandato  a Euridice quasi certamente cosa si nascondesse dietro quella porta per poter cantare,da poeta qual è, un canto nuovo. Un canto inedito. Il canto del Vero.

Ma quella porta è “rivestita di lucide scaglie convesse, che riflettono come uno specchio le immagini spezzate delle cose, che si allungano oblique o si gonfiano turgide, se ci spostiamo un po’ avanti e un po’ indietro, si assottigliano, si dilatano, si spiaccicano e noi conosciamo solo fuggevoli caricature, non la verità, nascosta dall’altra parte, dietro gli specchi di bronzo della porta”.

Se il poeta d’oggi, l’Orfeo dei nostri giorni, non intende più cantare “fate morgane”, dovrebbe allora superare quella distanza. Poter andare ,grazie ad Euridice, oltre quella porta.

Ma quel ponte sull’abisso potrebbe,una volta superato, nascondere la certezza terribile che, oltre la porta, c’è solo un altro specchio come gli altri.

La caduta cioè di ogni illusione e verrebbe meno anche la consolazione in vita (siamo in piena metafora) di quella che si chiama immortalità delle letteratura.

Ecco spiegato il diniego di Euridice al patto stabilito, la quale chiama Orfeo con la stessa voce degli anni giovanili e lo costringe perciò a voltarsi, allontanandolo per sempre.





                  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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