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mercoledì 12 marzo 2014

Tanzania / Stregoneria è mala pianta /I missionari provano ad estirparla con la formazione e l'istruzione

NON ADORARE DUE DIVINITA' Ossia “il Dio di Gesù Cristo” e “lo stregone”. di Francesco Bernardi, missionario in Tanzania Che fare con lo stregone? Le morti si susseguirono una dopo l’altra, con ritmo impressionante, nella casa di Makene, un facoltoso anziano della tribù dei Wasukuma inTanzania. Dopo la celebrazione dell’ultimo lutto rituale, il figlio maggiore di Makene interrogò il genitore: “Padre, un tempo i nostri capi come punivano gli stregoni?”. Seguì un lungo e inquietante silenzio. Poi l’anziano Makene indugiò su alcune considerazioni. Infine il figlio maggiore e i suoi fratelli se ne andarono senza proferire parola. Ma in cuor loro avevano deciso: bisognava sopprimere subito quel losco stregone, responsabile di tutti gli oscuri mali che avevano funestato la loro casa. Il giorno successivo i figli di Makene fecero irruzione nello “studio dello stregone” proprio mentre stava trattando una paziente. Era un’avvenente signora: giaceva nuda sul letto, e le mani vogliose dello stregone le massaggiavano le cosce. Lo stregone venne immobilizzato in un lampo, portato fuori e impiccato ad un albero sotto lo sguardo compiaciuto di tutti. Quello era uno stregone davvero singolare. Anni prima era un sacerdote cattolico: padre Joni. Invaghitosi di una giovane donna, stava per abusarne. Ma lei resistette; non solo, bensì con un sasso colpì sul volto l’aggressore. La notizia fece il giro del villaggio, e il prete divenne il bersaglio di una generale derisione. Padre Joni, ebbro di rabbia e vergogna, si disse: “Io sono figlio di uno stregone pagano. Perché dovrei seguire la religione straniera dei bianchi? Ne abbraccerò un’altra: l’islam, ad esempio”. Detto, fatto. Il prete gettò la tonaca alle ortiche e divenne un seguace di Muhammad. Partì per il Senegal, dove sposò una ricca musulmana, dalla quale ebbe cinque figli. Però non si accontentava solo della propria moglie. “Passeggiava” pure con altre donne. Troppo. Un pomeriggio la consorte, con l’aiuto di alcune amiche, aggredì il marito, lo denudò da capo a piedi e lo minacciò: “Amore mio, sta’ bene attento! Se continui a disonorarmi, ti sgozzo come un maiale”. E gli puntò al collo un coltello affilato. Il libertino ebbe paura e fuggì ritornando in Tanzania, non prima però di aver sottratto alla famiglia un’ingente somma di denaro. In Tanzania l’ex padre Joni si dedicò alla stregoneria, facendo soldi a palate. La sua prima impresa fu l’assassinio di quella donna che, un tempo, non resistette alle sue voglie, anzi lo svergognò come nessun altro. “Scovate quella strega - ordinò ai suoi manutengoli - e portatemi qui su un piatto il suo basso ventre”. Così fu. È peggiore dell’aids Questa vicenda è narrata dallo scrittore tanzaniano, Gabriel Ruhumbika, nel libro “La piaga endemica degli indigeni” del 2001 (1). Nel 2001 qual era la “piaga endemica” del Tanzania? La stregoneria, piaga diffusa ovunque. La popolazione la temeva più degli artigli delle bestie feroci, più della lebbra, più dello stesso aids. Pertanto gli stregoni, se individuati, potevano anche essere linciati coram populo, come toccò allo spregiudicato ex padre Joni. Tali esecuzioni erano pure un sacrificio espiatorio e propiziatorio per i benestanti che continuavano a frequentare gli stregoni, ripromettevano di accrescere la loro fortuna. D’altro canto, i ricchi (uomini di affari, generali dell’esercito e della polizia, papaveri del governo ecc.) erano i primi a bussare dallo stregone per ottenere, a pagamento, “la medicina” che avrebbe garantito loro potere e prestigio. Talora la medicina consisteva in “arti umani”, tra cui dita di albini e organi sessuali. Il traffico della stregoneria prosperava clandestino, indisturbato e criminale. A volte i clienti dello stregone dovevano pagare le sue prestazioni persino con il “sacrificio cruento” di un loro figlio. Oggi peggio di ieri? Questo ed altro viene illustrato dal libro di G. Ruhumbika, che risale al 2001. Oggi, 2014, qual è il panorama della stregoneria in Tanzania? Il governo si è impegnato a sanare questo morbo contagioso, con l’intento soprattutto di fermare gli omicidi, perché a farne le spese sono spesso persone innocenti ed innocue, vittime di pregiudizi: donne con gli occhi rossi, portatori di handicap ecc. La legge sanziona con pene la pratica della stregoneria. Tuttavia il fenomeno, invece di diminuire, cresce. È sintomatico che nel 2010 le uccisioni legate alla stregoneria fossero 579, mentre nel 2012 salirono a 630. Ecco i nomi di alcune persone giustiziate, perché ritenute stregoni: - Lorenza, anni 70, di Geita: uccisa e bruciata dagli abitanti del suo villaggio; - William, 68 anni, di Mbeya: soppresso dai suoi stessi figli; - Gaetano, 60 anni, di Iringa: squartato a pezzi da ignoti (2). Sovente è lo stesso stregone ad accusare altri di stregoneria, decretandone la fine. La vicenda segue questa trafila: - un individuo, afflitto da malore, ricorre allo stregone per trovarvi rimedio; - se l’interessato peggiora e addirittura muore, lo stregone può ravvisare in un “nemico” la causa del male; - allora il “nemico” può essere eliminato con qualsiasi mezzo. Oggigiorno la stampa del Tanzania si sofferma su diversi casi di stregoneria. Ad esempio: il quotidiano Mwananchi ha scritto che il mercato all’aperto di Mbeya è stato più volte bruciato per ragioni di stregoneria. Ma c’è di più nella regione di Mbeya: il sospetto di stregoneria fa sì che si seppelliscano persino persone ancora sane e vegete (3). La posizione della Chiesa Circa la stregoneria, la Chiesa Cattolica si appella alla Bibbia. Plagiare persone, evocare spiriti o “battere assicelle” (kupiga bao) si compivano pure nella terra di Israele, “nazione eletta” di Dio. Ma erano atti severamente proibiti dall’Onnipotente. Il libro dell’Esodo 22, 18 recita: “Non lascerai vivere colei che pratica la stregoneria”. Il Deuteronomio 18, 10-12 precisa: “Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il figlio o la figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore”. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, 2117 si legge: “Tutte le pratiche di magia e stregoneria... sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano all’intenzione di nuocere agli altri o quando si ricorre all’intervento di demoni. Anche portare amuleti è biasimevole...”. Né si scordi il Secondo Sinodo dei Vescovi dell’Africa, svoltosi a Roma nel 2009, secondo il quale la stregoneria esercita una forte attrazione... L’incertezza di fronte all’ambiente, alla salute, al futuro dei figli, nonché il timore di spiriti malvagi inducono la gente a ricorrere a pratiche contrarie all’insegnamento di Cristo. L’aderire, nello stesso tempo, a due fedi diverse ed opposte (paganesimo e cristianesimo) è una grossa sfida (cfr. Africae Munus, 93). Più esplicitamente, la sfida investe il cristiano tanzaniano che, alla domenica mattina, va a Messa in chiesa, e nel pomeriggio bussa alla porta dello stregone. Ecco “l’aderire, nello stesso tempo, a due fedi diverse ed opposte”. I missionari che dicono? Da sempre i missionari hanno combattuto la stregoneria (scontrandosi con gli antropologi), perché hanno ritenuto e ritengono che il fenomeno sia causa di divisione all’interno della comunità, fomenti odi e vendette a non finire (4). I missionari della Consolata non fanno eccezione. Però recentemente si sono sentiti gratificati da Tarcisio Ngalalekumtwa, vescovo di Iringa e presidente della Conferenza episcopale del Tanzania. Ai cristiani della parrocchia di Sadani il vescovo raccomandò: “Fratelli, rifuggite con coraggio dalla vendetta e dalla stregoneria. Queste sono piaghe che incretiniscono, impoveriscono e trasformano in figli delle tenebre” (5). Anche il citato G. Ruhumbika sostiene che la stregoneria sia “il grande inizio della povertà”. A parare dello scrittore, in Tanzania è in atto una guerra contro la stregoneria e “alla fine si conseguirà la vittoria” (6). Tuttavia non basta reprimere. Bisogna proporre un’alternativa alla stregoneria. Per i missionari l’alternativa è l’istruzione e la formazione. Senza scordare che un certo Gesù ha sconfitto il mondo, compresa la sua stregoneria. Egli sarà con i suoi fratelli tutti i giorni sino alla fine della storia (cfr. Giovanni 16, 33 e Matteo 28, 20). _____________________________________ 1) Autore e titolo originale del libro-romamzo in swahili: Gabriel Ruhumbika Janga sugu la wazawa, Dar Es Salaam 2001 2) Cfr. Taarifa ya haki za binadamu, 2012, LHRC & ZLSC 2013, pp. 34, 192 3) Cfr. Mwananchi, 13 novembre 2013 4) Il missionario, specie nel passato, di fronte alla stregoneria ha fatto spesso di ogni erba un fascio. Non sempre ha saputo distinguere tra “stregone” (sorcerer in inglese e mchawi in swahili) e “medico tradizionale” (medicine-man e mganga wa kienyeji). Il primo era ed è una figura essenzialmente negativa, mentre il secondo può guarire da varie malattie. 5) Cfr. la rivista Enendeni, machi-aprili 2014 6) G. Ruhumbika, op. cit., pp. 187, 193

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