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lunedì 9 settembre 2013

Somalia / Paura e morte sempre dietro l'angolo /Urge impegno contro il fondamentalismo islamico

Sabato scorso , a Mogadiscio, capitale della Somalia, c’è stato un grave attentato in un rinomato hotel cittadino e nell’ adiacente ristorante L’ennesimo, in città, in questi ultimi mesi. Preciso il “rinomato” in quanto l’hotel, così come il ristorante, erano entrambi certamente noti agli attentatori per essere luoghi frequentati da funzionari del governo e dalla gente bene del posto. Il bilancio provvisorio dell’accaduto, destinato a salire, era, almeno fino a poche ore fa, di quindici morti e di oltre una quarantina di feriti. Si ritiene che l’esplosione sia stata opera di un attentatore suicida come è notoria modalità d’azione del gruppo islamico fondamentalista al-Shabaab. Non c’è stata, tuttavia, nessuna rivendicazione ufficiale. E’ superfluo sottolineare che questo genere di danni mettono con le spalle a muro tutta la buona volontà del nuovo corso politico somalo, il quale ha un forte bisogno di stabilità interna per favorire in particolare l’ingresso in Somalia di nuovi investitori stranieri e d’ indurre anche gli stessi cittadini somali della diaspora ad un possibile rientro. Infatti, a prescindere dallo “specifico” somalo ( piaga della pirateria per fare cassa e autofinanziarsi da parte dei ribelli e/o terroristi),che poi riguarda un po’ tutto il “Corno d’Africa”, incluse alcune regioni costiere del Kenya (malcontento delle popolazioni locali e ricerca estrema di autonomia amministrativa) , banche d’affari e istituti di ricerca indicano ultimamente, per una futura ripresa dell’economia globale, proprio il continente africano. E la tesi, salutata con ottimismo da più parti, poggia su numeri come il 7% di crescita stabile generalizzata, il 10% delle riserve mondiali di petrolio (Nigeria ma non solo), l’8% di gas. E sempre queste stesse analisi raccontano di un’Africa, sette tra i suoi più importanti Paesi,che dal 2005 al 2010 sono entrati a fare parte di diritto delle economie in più rapida espansione. Senza contare che, entro il 2040, questi stessi studi prevedono che la popolazione giovane del continente (l’età media degli abitanti dei Paesi africani tende stabilmente al basso) sarà la forza lavoro più numerosa del pianeta e, con i suoi mezzi economici adeguati, anche quella stessa che usufruirà maggiormente di beni e di servizi. E non è affatto, trattandosi di previsioni economico-finanziarie,di quanto scritto o letto in un qualsiasi libro dei sogni. Ecco allora, concludendo, l’imprescindibilità dell’impegno di tutti (e non solo il sostegno strettamente economico della UE alla Somalia) per debellare da quella terra, che ha già sofferto abbastanza, l’islam fondamentalista. E occorre farlo presto e bene. Il “cancro” bisogna resecarlo. Chi la pensa in maniera differente, ha interesse a proporre e a perpetuare un ‘Africa stracciona, buona solo a impietosire e a mendicare aiuti, con scopi altri. Ma è bene sapere che molti di questi “nostri” stereotipi laggiù, da tempo, si sono infranti. Nessuno nega che c’è ancora tanto da rimboccarsi le maniche per migliorare le cose come è normale che sia e combattere, ad esempio, la piaga purulenta della corruzione. Solo che, trattandosi di un continente vasto e variegato, e con una “sua” storia particolare, occorre più rispetto da parte dell’Occidente generalizzato (e, quindi, anche da parte nostra) nelle parole e nei fatti. Nonché imparare, con umiltà, a sapere osservare i cambiamenti di uomini e cose. //(m.m.)

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