Un’immensa nube di polvere s’alza all’improvviso
dallo sterrato della strada bianca
antistante il cortile della “grande” casa.
Un’accelerata e il viaggio ha subito inizio.
Il decollo quasi furtivo di mesi fa
da una Malpensa semi-deserta
di mattina, in un freddo gennaio, ritorna.
Le due immagini, quasi in dissolvenza filmica,
s’intersecano e si sovrappongono come le carte
di un abile giocatore sul tappeto verde.
Una ferita lacera, ricomposta a fatica
e coccolata con acrobazie, sonnecchia.
Ma l’arco non si tende più e la freccia
cerca ormai la faretra.
La chiamano resa.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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