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lunedì 24 dicembre 2012

"LA LUNA E LA LEPRE" / RACCONTO DI NATALE






Tanto tempo fa, quando tutto al mondo era mitico, la luna chiama la lepre e le dice : - Sai che io muoio e che rinasco ogni quattro settimane ?

E la lepre alla luna : -Certamente che lo so.

Io ti osservo sempre-aggiunge- e anche molto attentamente. E non mi sfugge proprio nulla di te.

La luna, allora, a lei : - Fammi un favore, cara amica. Vai in fretta dagli umani e racconta loro che, come io muoio e poi rinasco, così accadrà anche per loro .Perciò che non abbiano affatto a temere la morte corporale.

Scappo rapida- replica la lepre - con il suo fare all’apparenza sempre piuttosto servizievole.

E ancora : - Il tuo messaggio sarà recapitato in un baleno. Stai pure tranquilla. Dormi su sette guanciali.

Ma, ahimè, le cose andarono un po’ diversamente.

La lepre, che era forse un po’ smemorata o un po’ furbacchiona o addirittura cattivella (non lo sappiamo con certezza), dice agli uomini e alle donne, che incontra sul suo cammino, esattamente il contrario di ciò che le ha raccomandato la luna.

Così, giorno dopo giorno, gli umani, vissuto il proprio tempo nel mondo abitato, principiano a morire.

La luna che, nel mentre, dall’alto della sua confortevole e luminosa dimora ha visto tutto e tutto vede, meravigliata e infastidita per la disobbedienza, convoca la lepre e le domanda spiegazioni di ciò che sta accadendo.

E la lepre è costretta, gioco forza, a confessare il “pasticcio” che aveva messo in atto.

La luna, allora, sentendosi presa in giro, armata di un grosso bastone, insegue come una furia inafferrabile la lepre per colpirla.

E, infatti, la colpisce rabbiosa e con tutte le sue forze sul muso, che da quel momento in poi si presenta, appunto, proprio come noi, oggi, lo conosciamo.

E per gli umani, da quell’istante e anche qualche tempo prima, nessuna possibilità più di scampare alla morte.

La luna invece, più fortunata, continua indifferente il suo ciclo eterno ma non può più soccorrere né uomini, né donne, né bambini, né anziani..

             a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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