In Africa, facendo un calcolo molto elementare, sono al momento 17 le ex-colonie francesi, che si aspetterebbero un risultato utile anche ai propri interessi dalle elezioni presidenziali di Francia, domani, domenica, 22 aprile.
Nell’elenco dei dieci candidati , che competono, i più noti sono, anche nel continente africano, Nicolas Sarkozy e François Hollande.
Il primo è certamente poco amato dagli africani per tutta una serie di motivazioni più che valide,a cominciare dalla politica “destroide” svolta negli anni della sua presidenza in Francia nei confronti degli immigrati e specie dei musulmani e che, per quest’ultimi, ha comportato una miriade di restrizioni sgradevolissime.
L’altro,il socialista François Hollande, potrebbe far sperare in positivo ma la stampa africana francofona è dimidiata.
C’è chi valuta Hollande l’uomo “nuovo” e quindi il più disponibile forse ad un dialogo costruttivo con l’Africa e le ex-colonie e chi, invece, lo ritiene decisamente uno sprovveduto in materia di politica estera ed ignaro sopratutto dei reali bisogni dei Paesi africani.
Il fatto è che comunque la Francia non cessa,quale che sia il candidato-Presidente, una volta eletto, di avere le mani in pasto in Africa( Françafrique) più per prendere che per dare.
Proprio come è stato durante il periodo coloniale e continua oggi con le più disparate e sofisticate forme di neocolonialismo.
Non dimentichiamo, ad esempio, la presenza sul continente nero tanto della nota Areva quanto di Elf-Total.
Ricordiamoci ancora che di recente, nel corso della guerra civile in Costa d’Avorio, i soldati francesi dell’operazione “Licorne” hanno sostenuto apertamente i caschi blu dell’Onuci e le forze pro-Ouattara, perché maggiormente gradito quest’ultimo all’Eliseo.
Diciamo che un’Africa, comunque in crescita, e sia pure tra luci ed ombre, è proprio questo che non vuole più. Basta ingerenze indebite – dicono gli africani.
Inoltre l’odierna situazione politica interna dell’Africa è costellata di parecchie problematiche tutte irrisolte.
Ci sono il Mali e la Guinea Bissau, con i loro recenti golpe militari, che vanno alla ricerca di governi stabili e di uno sviluppo sostenibile per poter dare un futuro alla propria gente.
Quanto accaduto in Libia lo sappiamo ma, con difficoltà, riusciamo poi ad immaginare le conseguenze effettive nel Paese e in quelli vicini.
E parlo del Niger e del Camerun ma non solo.
La fine della Libia di Gheddafi ha fatto ritornare indietro ai propri paesi d’origine, fin in Egitto, moltissimi lavoratori immigrati, che non hanno più reddito. Quindi nuove povertà che si aggiungono alle vecchie.E gestione difficile del contesto socio-politico.
Sul Congo di Kabila e il silenzio di Sarkozy, a proposito degli sfacciatissimi brogli elettorali delle ultime elezioni congolesi nonché delle violenze e dei soprusi commessi in terra d’Africa, cali un velo pietoso ma non si dimentichi.
Sulla base, dunque, di differenti posizioni politiche i “media” africani attendono ansiosi la giornata di domani per conoscere, in parte almeno, e in base ai risultati, cosa l’Africa ex-francese deve attendersi.
Ma molti sono già convinti, come del resto lo è in Europa, che si arriverà al ballottaggio.
di Marianna Micheluzzi
Nessun commento:
Posta un commento