LA VANITA’ FA SEMPRE DANNI
C’era una volta, nel solito villaggio africano, una lepre e un leone che, quasi per caso,un giorno erano divenuti amici.
Ma non solo. Avevano, infatti, deciso anche di mettersi insieme in affari.
Il leone sarebbe andato a caccia giornalmente e la lepre poi avrebbe provveduto a fare essiccare e conservare, con adeguata perizia, la carne delle prede da conservare per i periodi di “magra” .
Le cose ai due soci per un bel po’ di tempo andarono egregiamente.
Un malcapitato giorno , mentre la lepre era all’opera,si presentarono però due iene che, con prepotenza pretesero e rubarono tutta la carne.
E ogni volta che c’era da scuoiare le prede e metterle al sole ad essiccare, era sempre la stessa storia e il medesimo agire da prepotente da parte delle iene.
Esse arrivavano, rubavano e scappavano via.
Allora ,disperata, la lepre pensò bene di costruire sul posto una trappola nella speranza-certezza di mettere fine ai ripetuti furti.
Ma, di rientro dalla caccia, inavvertitamente, il leone che non sapeva niente, fu proprio lui a cadere nella trappola costruita per le iene e purtroppo, per la violenza del tonfo, morì.
Così la lepre , che si trovava punto e da capo, ebbe un’idea, che definire luminosa è terribilmente riduttivo.
Tolse all’amico leone la sua pelle, lavò il corpo a dovere,lo riempì di erbe aromatiche e lo impagliò come si fa per imbalsamare un cadavere.
Ad operazione terminata ,legò intorno al collo del leone una bella fune e si mise ad attendere l’arrivo delle iene e la loro consueta richiesta di carne.
Stavolta, contrariamente al solito, la lepre si mostrò generosa con le iene e, addirittura, ad una di esse propose d’indossare una collana di sua fattura.
Questa, per vanità, senza troppo farsi pregare, accettò prontamente.
Ma la collana altro non era che l’altro capo della corda, che teneva legato il leone impagliato.
Così, mentre le iene si allontanavano con la carne, voltandosi indietro ebbero di continuo la sensazione d’essere inseguite dal leone.
Spaventate più che mai, corsero pertanto a rifugiarsi nella loro tana e da lì non poterono più uscire.
Perché, tutte le volte che mettevano fuori il capo per sbirciare il via libera, c’era sempre il leone in agguato.
E naturalmente, com’era inevitabile, alla fine le nostre iene, che avevano ceduto alla vanità, finirono per morire di fame proprio come aveva previsto, fin dall’inizio la lepre, che era riuscita in tal modo a vendicare se stessa e l’amico leone.
C’era una volta, nel solito villaggio africano, una lepre e un leone che, quasi per caso,un giorno erano divenuti amici.
Ma non solo. Avevano, infatti, deciso anche di mettersi insieme in affari.
Il leone sarebbe andato a caccia giornalmente e la lepre poi avrebbe provveduto a fare essiccare e conservare, con adeguata perizia, la carne delle prede da conservare per i periodi di “magra” .
Le cose ai due soci per un bel po’ di tempo andarono egregiamente.
Un malcapitato giorno , mentre la lepre era all’opera,si presentarono però due iene che, con prepotenza pretesero e rubarono tutta la carne.
E ogni volta che c’era da scuoiare le prede e metterle al sole ad essiccare, era sempre la stessa storia e il medesimo agire da prepotente da parte delle iene.
Esse arrivavano, rubavano e scappavano via.
Allora ,disperata, la lepre pensò bene di costruire sul posto una trappola nella speranza-certezza di mettere fine ai ripetuti furti.
Ma, di rientro dalla caccia, inavvertitamente, il leone che non sapeva niente, fu proprio lui a cadere nella trappola costruita per le iene e purtroppo, per la violenza del tonfo, morì.
Così la lepre , che si trovava punto e da capo, ebbe un’idea, che definire luminosa è terribilmente riduttivo.
Tolse all’amico leone la sua pelle, lavò il corpo a dovere,lo riempì di erbe aromatiche e lo impagliò come si fa per imbalsamare un cadavere.
Ad operazione terminata ,legò intorno al collo del leone una bella fune e si mise ad attendere l’arrivo delle iene e la loro consueta richiesta di carne.
Stavolta, contrariamente al solito, la lepre si mostrò generosa con le iene e, addirittura, ad una di esse propose d’indossare una collana di sua fattura.
Questa, per vanità, senza troppo farsi pregare, accettò prontamente.
Ma la collana altro non era che l’altro capo della corda, che teneva legato il leone impagliato.
Così, mentre le iene si allontanavano con la carne, voltandosi indietro ebbero di continuo la sensazione d’essere inseguite dal leone.
Spaventate più che mai, corsero pertanto a rifugiarsi nella loro tana e da lì non poterono più uscire.
Perché, tutte le volte che mettevano fuori il capo per sbirciare il via libera, c’era sempre il leone in agguato.
E naturalmente, com’era inevitabile, alla fine le nostre iene, che avevano ceduto alla vanità, finirono per morire di fame proprio come aveva previsto, fin dall’inizio la lepre, che era riuscita in tal modo a vendicare se stessa e l’amico leone.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Liberamente tratto e adattato da "Leggende della Madre Africa"-Arcana Editrice
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