E’ notizia di poche ore fa di due nuovi attentati, avvenuti rispettivamente ad Abuja, la capitale, e a Kaduna, città settentrionale della Nigeria.
Ad Abuja l’attentato è stato opera di un attentatore suicida, come riferiscono fonti ben informate. E l’obiettivo non era altro che le costruzioni della sede del quotidiano “This Day”,dove l’uomo si è diretto con la propria automobile, facendosi esplodere prima ancora di superare i cancelli dell’area in questione.
Di Kaduna, dove ci sono state delle vittime, almeno quattro finora, si sa poco e le notizie, che giungono, sono piuttosto confuse. Ma in entrambe le località sono state ferite diverse persone, che al momento si trovano ricoverate in ospedale per ustioni.
I sospetti cadono inevitabilmente su Boko Haram, la nota organizzazione islamista, che contesta tutto ciò che sa di occidentale, in primis il cristianesimo, e che ritiene l’attuale governo del Partito democratico del popolo Pdp) non in linea con quelle che sono le aspettative della popolazione nigeriana, in prevalenza di confessione musulmana.
E l’attendibilità di questa supposta ipotesi potrebbe scaturire dal fatto che la proprietà del giornale è di un potente uomo d’affari del luogo,tale Nkuda Obaigbena, un boss nel mondo dei “media”, sostenitore del Pdp e amico dell’attuale amministrazione statunitense.
Ma ufficialmente, a quello che è dato sapere, non ci sono state reali minacce di questi tempi nei confronti del “This Day” da parte di Boko Haram che, per altro, ultimamente è molto diviso al suo interno in merito agli obiettivi e alle strategie della sua lotta.
Resta il fatto che, nell’incertezza generale in cui si muovono i giornali in Nigeria, essi hanno un po’ tutti di fatto il bavaglio alla bocca e chiudono spesso occhi e orecchie per timore di ritorsioni.
Che inoltre gli stessi giornalisti temano giornalmente per la loro personale incolumità e che la popolazione civile possa trovarsi coinvolta, senza volerlo, in attentati dove ci scappa quasi sempre il morto, sono purtroppo altre scomodissime verità.
E la cosa meraviglia relativamente se lo stesso Wole Soyinka, il noto Nobel nigeriano per la letteratura, di recente in Italia per una manifestazione culturale a Pordenone,in Friuli, parlando del proprio Paese, non ha esitato a definire la sua gente un popolo rassegnato e forse un po’ troppo vittimista e a manifestare però , quando intervistato, estrema prudenza nell’esprimersi a proposito della situazione politica odierna della sua Nigeria.
E questo non è un buon segnale se una personalità del calibro di Soyinka, riferendosi a dei giovani che dovrebbero con urgenza impegnarsi in politica, si limita a parlare da parte sua di solo appoggio morale e lascia loro senza guida, pilatescamente, l’onere di riempire questi impegni di contenuti.
L’impotenza generale della gente comune e certe reticenze di uomini di cultura connotano con molta chiarezza il clima che si respira nel Paese
.E in parte giustificano il loro, che è anche il nostro disorientamento, quando vogliamo provare a comprendere e non riusciamo.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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