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venerdì 27 aprile 2012

SUDAN / PETROLIO / UNA FRONTIERA DIFFICILE E LE PRETESE DI EL BASHIR






A quanto pare non c’è in prospettiva immediata nessuna distensione nel conflitto in corso tra il Sudan del Nord quello di el Bashir e il Sud-Sudan di Selva Kiir.
Anzi, in una calma soltanto apparente delle ultime ore, le autorità governative di Karthoum hanno pensato di varare delle misure di austerità, che peseranno non poco sulla popolazione civile.
Il primo provvedimento riguarda il razionamento dei carburanti e quindi una riduzione del consumo, che non rallegra certo i trasportatori e paralizza l’economia interna del nord.
E questo provvedimento è motivato con la necessità assoluta che le forze armate del Nord hanno di benzina e di gasolio per trazione a causa degli scontri frontalieri tra i due Paesi africani.
Segue la disponibilità imposta ai funzionari statali di cedere due giornate lavorative dal proprio salario all’esercito per le correnti spese militari.
E, ancora, tutte le amministrazioni e le compagnie statali operanti sul territorio dovranno cedere parte del loro budget.
Questo significa che nell’area petrolifera di Heglig, oggetto di contesa tra nord e sud, non ci sarà pace e per parecchio tempo.
La soluzione sarebbe individuabile in una possibile costruzione di un nuovo oleodotto, che consentirebbe al Sud-Sudan un diverso sbocco al mare del greggio stavolta in direzione del Kenya, piuttosto che ricorrere all’attuale oleodotto di proprietà di Karthoum ,per poter vendere il proprio prodotto senza interferenze.
Ma Karthoum non è dello stesso avviso. Le gabelle farebbero molto comodo ad el Bashir e ai suoi sostenitori, per cui, senza nuovo oleodotto, sarà certamente guerra ad oltranza.
Per costruire il nuovo oleodotto ,il presidente sud-sudanese, Selva Kiir ,batte cassa con i cinesi, i quali sono sì interessati al petrolio sudanese, che prima acquistavano dal nord e che oggi sono costretti a comperare dal novello Stato, il Sud-Sudan, ma quanto a denari hanno già fatto capire che non c’è nessuna disponibilità di esborso, almeno nell’immediato.
Infatti, dati alla mano, i grandi investimenti cinesi in Africa stanno subendo, un po’ dappertutto, notevoli riduzioni, perché Pechino, quanto a entrate di bilancio, non marcia più spedito come ai vecchi tempi. Ed è vero. Anche l’economia cinese (basta consultare le fonti adeguate) , comincia, infatti, ad affannare e fa fatica a tenere il passo. L’unica promessa che ha potuto fare la Cina al presidente Kiir (il presidente del Sud-Sudan era in visita a Pechino in questi giorni) è stata solo quella di essere disponibile ad inviare un mediatore politico-diplomatico per cercare un accordo tra i due Paesi contendenti.
Ed è, visto come stanno le cose e quelle che sono le reali intenzioni di el Bashir, comunque poco.
Seva Kiir, di sicuro, si aspettava molto di più.

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