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lunedì 12 agosto 2013

Egitto in forte tensione /Lontane le possibilità di una intesa tra le parti

E’ dalla giornata di ieri che si attende l’ “OGGI” per sapere come potrà concludersi lo scontro tra i legalisti egiziani (leggi : la lobbie dei militari e partiti laici e laicisti) e i sostenitori dell’ex-presidente Morsi,megafono dei Fratelli Musulmani, che non hanno intenzione alcuna di fare dei passi indietro e creare pertanto, nel Paese, i presupposti (con ragionevoli intese) di un moderno sistema politico democratico. E non c’è nulla di peggio di un’incertezza carica di tensione per provocare, alla più banale delle occasioni, un autentico incendio, magari , anche di imprevedibili proporzioni. Indipendentemente dalle notizie che ci giungono dai “ media” e /o dalla “controinformazione indipendente”, che è una realtà ormai con cui fare i conti da parecchio e che offre il polso della situazione, grazie all’uso di telefoni cellulari e internet, Emma Bonino, il nostro ministro degli Esteri, che conosce molto bene la realtà egiziana, per essere stata, tra l’altro, residente al Cairo alcuni anni addietro, si dice scoraggiata circa una conclusione in positivo. E questo è un ulteriore pessimo segnale per tutti i Paesi del Mediterraneo. Parole che fanno riflettere. Lo sgombero al Cairo di piazza Rabaa e Nahda si può dire che, da ieri, è quasi cosa fatta dal momento che militari e polizia egiziana hanno bloccato già le strade d’accesso per impedire ulteriori confluenze di persone. Ma quasi certamente le forze dell’ordine non potranno impedire il formarsi di cortei di manifestanti agguerriti con tutte quelle che saranno poi le prevedibili conseguenze del caso. Ed è ciò che, fuori dell’Egitto (mi riferisco alle differenti diplomazie internazionali, europee e non), se si riuscisse, non si vorrebbe affatto accadesse. Ossia ancora morti e feriti tra la popolazione inerme. E caos politico con danni ancora più gravi di quelli del presente all’economia egiziana. Intanto la Procura del Cairo (sostengono fonti attendibili) ha fatto sapere d’essere in possesso di prove certe che l’ex-presidente Morsi abbia incitato all’omicidio di manifestanti durante gli scontri dello scorso anno. Per inciso, tra i morti dello sbarco a Catania (i 6 migranti annegati l’altro ieri), sulle nostre coste, c’erano degli egiziani oltre che siriani. Come ci sono tuttora tra i sopravvissuti. E sono tutti giovani di età inferiore ai 30 anni.(m.m.)

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