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sabato 17 agosto 2013

Emergenza Somalia in un'Africa a ferro e fuoco

La descrizione di quello che è in queste ore l’inferno egiziano lo lasciamo di diritto agli inviati speciali,ai giornalisti di mestiere e ai free-lance di buona volontà, che rischiano la loro stessa vita (e non è la prima volta) pur di raccontarci l’inimmaginabile cui l’essere umano, per sete di potere, ideologia politica e/o fanatismo religioso è capace di pervenire. Quando si spegne il lume della ragione. E ci occupiamo, semmai, di un altro dramma umano, non meno grave, che riguarda la Somalia. La Somalia, che non ha pace da oltre vent’anni. Dove la sua gente soffre di tutto (mancanza di acqua, di cibo, malattie), muovendosi in città e/o villaggi spettrali o affrontando chilometri di marce su strade sterrate per giungere, abbandonate le proprie case, in inospitali campi profughi, che sanno più di pericoloso serraglio che di posto d’accoglienza. E recentissima, data la situazione politica dell’area dell’intero Corno d’Africa e la tenace aggressività (leggi guerriglia) degli shabab in ogni luogo è loro possibile (reclutano persino nella Repubblica Democratica del Congo tra gli scontenti), è la notizia che MSF (Medici senza frontiere) lascia. E sappiamo tutti quanto fosse fondamentale il suo apporto. E non solo in Somalia. Come si dice, ed è questo il caso, i guai tendono spesso a sopraggiungere tutti assieme. Infatti al mix di sangue, miseria e sofferenze, abituali in quel pezzo di mondo, si è aggiunta una epidemia di poliomelite, che interessa il centro-sud della Somalia e alcune zone settentrionali del Kenya. E non c’è né personale sanitario disponibile per fare fronte e non ci sono, soprattutto, i vaccini a sufficienza, per praticare le vaccinazioni ai bambini di quelle aree. Parliamo di 600 mila bambini circa e tutti,ovviamente, a rischio. La difficoltà maggiore- è scritto in un Rapporto dell’Ocha – è penetrare in quei territori dall’accesso impossibile. E pare, tra l’altro, che l’epidemia di polio sia anche una delle peggiori, considerato il numero dei contagi ,già verificatisi, in un Paese non endemico da almeno sei anni a questa parte. La salute come il diritto alla vita è qualcosa di inalienabile per tutti. Non bisognerebbe mai dimenticarlo. Mi riferisco a coloro che hanno responsabilità di governo e che dovrebbero tutelare la loro gente e non sopraffare o vessare. Cosa che, purtroppo, nei fatti accade per sistema. E,quando non è così,(l’ultimo governo somalo ha mostrato tutta la sua buona volontà per la realizzazione di una possibile ripresa economico- politico-sociale) la comunità internazionale non può, comunque, stare solo a guardare.//(m.m.)

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