giovedì 29 agosto 2013
Minatori bambini in Tanzania /Lo riferisce Human Rights Watch
In questo mese d’agosto, ci dicono gli astronomi, che si è accesa nel cielo una stella nella costellazione del Delfino e che essa è visibile, ricorrendo all’utilizzo del binocolo, appena poco prima della mezzanotte. Il suo nome è “Nova”.
Ma le stelle, anche “Nova” quindi, non brillano mai a quell’ora per accompagnare i sogni fantasiosi di tanti bambini del Tanzania, pesantemente addormentati sulle lacere stuoie nelle modeste abitazioni del loro villaggio o in una catapecchia di città, dove la convivenza è quasi sempre difficoltosa.
Questi, cui è stata strappata da subito l’infanzia e con essa il piacere dei giochi e il diritto all’istruzione, che non hanno neanche dieci anni (forse l’età s’aggira intorno agli otto), si levano, ogni mattina, che il sole non è ancora del tutto sorto, per andare a lavorare, sotto padrone, nelle miniere d’oro del Paese.
Quelle stesse miniere, che poi fanno ricche le società appaltatrici e i maggiorenti del luogo e titillano tutte le possibili e immaginabili vanità di un Occidente ancora per poco benestante.
Lo riferisce un rapporto della Ong statunitense “Human Rights Watch”.
E il rapporto sottolinea inoltre che quanto accade nelle miniere visitate,per il momento solo in numero di undici, contraddice platealmente le leggi internazionali sul lavoro per quel che concerne le forme di sfruttamento, che sono state sottoscritte, a suo tempo, anche dal Tanzania.
E, sempre il rapporto, precisa la pericolosità per la salute (avvelenamento), facendo riferimento alle quantità consistenti di mercurio con cui i piccoli minatori sono costantemente a contatto nelle fasi di separazione del pregiato minerale dagli scarti.
La notizia è arrivata anche sui media locali ma si dubita, e fortemente, che qualcosa possa cambiare nel giro di poco tempo.
Esiste nel Paese, una forma lieve di censura, che tanto lieve non è , e che non permette né alla stampa, né alle emittenti radiofoniche e/o televisive di affrontare eventuali contraddittori su verità scomode.
Il Tanzania è il quarto produttore d’oro del continente africano.
Questo è ciò che conta per la politica governativa.
E le sue esportazioni procedono così tanto alla grande che, secondo la Banca Centrale di Dar es Salaam, nel 2013 (documentazione alla mano) hanno superato il valore di un miliardo e 800 milioni di dollari.
I minatori bambini possono aspettare. Innanzitutto il “profitto”. // (m.m.)
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