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venerdì 23 agosto 2013

Quale finalità per l'arte oggi ? /Un invito a leggere l'ultimissimo Arthur Danto

Un novantenne, la cui intelligenza e cultura fanno invidia senza dubbio a molti giovani e giovanissimi, ci dice a chiare lettere che i criteri classici di origine platonica (bellezza, mimesis, capacità di destare emozioni), impiegati finora dalla critica militante per la lettura di un’opera d’arte attualmente non vanno più bene. Anzi da parte dell’ illustre vegliardo un suggerimento spassionato : riporre, accuratamente, in soffitta e guardare ad “ altro”. Parlo di Arthur Danto, filosofo e noto critico d’arte statunitense. Di mestiere l’uomo Danto (ne sanno qualcosa i suoi allievi o gli ex e, soprattutto, i suoi fans) è un abile scompigliatore di pensiero in quel competitivo gioco intellettuale, che può essere la lettura “seria” di opere d’arte da parte da parte dei cosiddetti esperti della materia, sempre pronti, tuttavia, all’occasione, a dispensare veleni, a destra e a manca, pur di mettere in difficoltà l’avversario. Egli, il “grande” vecchio, nell’ultimo saggio pubblicato, “What Art is”,Yale University Press (NewHaven and London) e non ancora tradotto in italiano, opera addirittura una rivisitazione del proprio stesso pensiero in materia di estetica ( non più arte considerata tale in diverse tappe d’accettazione a seconda dei periodi storici).E lascia aperta ancora, semmai, la strada ad un ulteriore possibile e arricchente percorso di definizione dell’opera. E la provocazione sortisce l’effetto. Infatti, quella che anche per Hegel era in un ben connotato periodo storico l’idea certa della morte dell’arte, diviene per Danto ,all’improvviso e con molteplici esemplificazioni a sostegno, non più un qualsiasi “oggetto” superato dal pensiero filosofico, come per il pensatore tedesco, ma è l’arte medesima pensiero logico. Cioè lo è essa stessa. Questo vuol dire che l’arte ha una sua permanenza ontologica (é) e a che fare con il “vero”. Dato per scontato che tutto è transitorio rispetto alle modalità del fare e del significato specifico di un’opera d’arte , Danto ci parla di “significato rilevante”(aboutness) e questo significato ha, al contempo, anche il compito preciso di tradurre il pensiero in materia(enbodyment). Ecco, secondo il “nostro”, il criterio da tener presente in ogni lettura. Un significato non vale più di un altro ma esso deve esserci e sapersi incarnare al meglio. Non importa se parliamo di un Carpaccio, di un Picasso o di un Andy Warhol o di un Duchamp, di un dipinto del catalano Segui o dei manichini del conte Nani Marcucci Pinoli di Valfesina. E da provocatore, come già detto, il pensatore Danto la butta là per dirci che l’arte può portarci anche ad uno stato emotivo nuovo e non necessariamente positivo. E non come ne argomenta Kant nella “Critica del giudizio”, considerando ormai esaurito oggi, a suo avviso,il grande ciclo dell’arte occidentale. Concludendo : a noi il “Rovello”. // (m.m.)

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