domenica 18 agosto 2013
Giscard Kevin Dessinga "Et si l'Afrique n'aimait pas la démocratie" (L'Harmattan) /da "liberamenteagosto"
Un tema in questi giorni, e non solo, di notevole interesse (vedi , ad esempio, quanto di terribile è accaduto e sta accadendo in Egitto - Mali -Repubblica Centrafricana -Sud Sudan) è il dibattito sull’esistenza o meno della democrazia politica in Africa (nonostante i Mandela, i Nyerere, i Senghor etc) e/ o su come sia possibile, almeno, provare a poterla costruire, per ottenere quei risultati tanto sperati dalla gente comune, che si chiamano convivenza armonica e pace definitiva.
E cioè non più sangue, non più morte, non più guerre, non più arbitrii ingiustificati.
Ecco, allora, di Giscard Kevin Dessinga “ Et si l’Afrique n’amait pas la démocratie?”(edizione L’Harmattan), un’autentica opportunità di riflessione in un agile saggio che, in un centinaio di pagine, affronta proprio quella strada.
Un cammino che di certo è molto in salita, in quanto un continente non si può rendere democratico per decreto.
Dessinga, un francescano congolese,un Paese africano anch'esso terribilmente ferito, rischia tuttavia nell’argomentare di non andare molto più in là rispetto al già detto in precedenza da altri studiosi del problema, perché in sostanza percorre il classico itinerario tradizionale.
Egli sostiene, infatti, che per conseguire la democrazia c’è bisogno di un duro apprendistato, che significa istruzione diffusa, relativizzazione e desacralizzazione del potere, capacità di mediazione. Proposte sacrosante e modalità “forti” ma non più bastanti alla luce dei rapidissimi cambiamenti dei nostri Tempi (apparizione di modelli culturali supportati dalle nuovissime tecnologie informatiche) e alle richieste sempre più esigenti delle nuove generazioni del Continente.//(m.m.)
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