domenica 10 marzo 2013
MAURIZIO BARRACO / IL FIGURATIVO-ASTRATTO CHE ROMPE CON GLI SCHEMI CLASSICI E RINASCIMENTALI
Può apparire un bisticcio di parole o un caso d’incompetenza definire un’opera d’arte con due aggettivi che di solito per il profano sono escludenti l’uno dell’altro. Ma non è così.
L’opera in questione, che tra l’altro, a maggio, parteciperà ad una importante selezione artistica, contempla entrambe le caratteristiche.
Figurazione-astrazione sono, infatti, due termini (per chi non lo sapesse) che l’”Arte” ha preso in prestito a suo tempo dalla filosofia.
E quella platonica e quella aristotelica.
E, per essere molto chiari, il principio aristotelico di mimesi è appunto quello che può essere messo all’origine di ogni arte della rappresentazione e/o della narrazione. E cioè di quello che è il figurativo.
L’altro invece, l’astrattismo, che fa riferimento al platonismo, semmai con l’assenza di ogni qualsivoglia immagine, e giocando in esclusiva con il tratto e il colore, offre all’osservatore attento, tramite il visibile, ciò che è invisibile nell’immediato.
Nel caso dell’opera di Maurizio Barraco, e di quest’opera in particolare e della sua lettura da parte nostra, parlare di figurazione-astrazione è proprio il classico caso di falso dilemma, di chi dimentica il senso cui rimanda qualunque immagine.
Persino di quella che è capace di privilegiare il colore in assoluto.
E questo è ciò che è , nello specifico di Barraco ,in quanto le due dimensioni artistico-culturali s’intersecano e s’incontrano per poi fondersi a proprio agio.
E’ come assistere ad una danza di elementi della creazione allo stato puro, capaci di raccontare nei loro insiti passaggi una “storia”.
Le due figure, “l’uomo e la donna”, non hanno un volto definito. E non occorre che lo abbiano. Sono l’uomo e la donna di ogni tempo e di ogni luogo.
La sinuosità delle forme tratteggiate ci parla, senza dubbio, di un momento sensuale forte,confermato dall’utilizzo del colore e cioè il “rosso”.
Rosso fuoco, bellissimo, brillante .Un colore che congiunge una carnalità , quella che tu fruitore puoi cogliere solo attraverso l’immaginazione e tradurre in sensazione e fatto culturale, in seguito, mediante il pensiero.
Comprendi allora che,dietro il tratto e il colore dell’artista, prima della tua personale lettura, che può spaziare, con tutta legittimità, in mille e più differenti direzioni, c’è e prevale quel preziosissimo “mistero” della vita di ogni persona che , Barraco, ha inteso rappresentare e che dà un senso al Tutto.
E che significa “umanità che si perpetua” attraverso la congiunzione carnale (che poi non è mai solo tale) e l’atto del generare. Infinito nei secoli.
Infinito, dimensione temporale resa dal grigio-nero-bianco dello sfondo,da cui si stagliano, e avanzano in cammino, i due attori- protagonisti dell'opera.
di Marianna Micheluzzi
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