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domenica 8 luglio 2012

AFFARI E POLITICA / IN ATTESA DELLA NUOVA LIBIA







Oltre duecento miliardi di dollari di commesse, legate a petrolio e gas naturale ,è questa la posta in gioco,che riguarda anche il nostro Paese e ,quindi, le nostre imprese.
Un affare che definire ghiotto per quella che dovrà essere una ricostruzione, che in Libia in effetti è indispensabile, è solo un inappropriato eufemismo
In attesa di una ufficialità ufficiale pare che i risultati delle urne abbiano dato ragione al “vecchio” corso politico sul nuovo, cioè quello liberale e conservatore rispetto al nuovo e molto temuto di un Islam intransigente (l’applicazione della sharìa),fosse pure quello di”Giustizia e sviluppo” dei Fratelli Musulmani,leggermente più morbido.
Il tutto, a quanto parrebbe, in controtendenza con le note “primavere arabe”.
Tanto che già da ieri il presidente USA, Obama , ha fatto pervenire il suo plauso ai libici per come si sono svolte le operazioni di voto .E cioè senza notevoli inconvenienti come piuttosto aleggiava nel cielo, specie dopo le minacce secessioniste della Cirenaica e i malumori del Fezzan.
Le elezioni sono state le prime multipartitiche dal 1952.
Ciò che un po’ disturba è la decisione, non prevista da parte degli occidentali, del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) di affidare ancora a successive elezioni la composizione della commissione che avrà il compito di scrivere la Costituzione.
Tempi lunghi, insomma. Troppo lunghi per dialogare, alla pari, con un partner decisamente troppo importante.

A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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