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sabato 28 luglio 2012

L'INTELLIGENTE FUGA DEL LEOPARDO DALLA PRIGIONE DEL LEONE /L'ANGOLO DEL GRIOT







Sempre ai margini del nostro villaggio africano, in savana, viveva tempo addietro un leone e la sua graziosa mogliettina, la leonessa, che era in verità un po’ troppo civettuola.
Un giorno il leone decide di allontanarsi per una battuta di caccia e raccomanda la sua famiglia al leopardo, che aveva investito della carica di suo consigliere particolare.
Durante quell’assenza però accade che la civettuola leonessa provoca il leopardo con le sue consuete moine e lui naturalmente,l’allocco, senza farsi pregare, ci casca.
Al rientro del marito la civetta, che conosceva bene tutte le arti della seduzione, riferisce d’essere stata lei importunata sessualmente dal leopardo.
Il marito-leone, che la conosce bene, non le crede ma, comunque, deve fare qualcosa anche per non perdere di prestigio di fronte agli altri animali della savana.
Così decide per una punizione esemplare nei confronti dello sciocco leopardo.
E la punizione consiste nell’essere rinchiuso in una cella quadrata, delimitata da due sole porte,una di fronte all’altra, quali possibili eventuali vie di fuga.
A guardia delle due porte, all’interno,vengono posti rispettivamente due rinoceronti,cioè guardie fidatissime del leone e, all’esterno di una delle due, ci sono dodici sanguinarie iene, che non si sarebbero fatte pregare due volte nel ridurre a brandelli il leopardo se fosse passato da quelle parti.
Prima però di essere pienamente convinto che la pena di morte dovesse essere assolutamente scontata dal leopardo per quello che egli aveva commesso, il leone dice al ragno, l’animale più astuto del gruppo, di andare a suggerire al leopardo che per lui la salvezza sarebbe venuta solo se avesse indovinato da quale porta della prigione era possibile fuggire senza incorrere in pericolo di vita.
Era l’unica chance che il leone concedeva, in questa difficile circostanza, al leopardo.
Il ragno immantinente riferisce e il leopardo riflette e agisce di conseguenza.
L’importante, era chiarissimo per lui, di non fidarsi affatto delle risposte che avrebbero dato le due guardie-rinoceronti. Questo lo aveva da subito intuito.
E così si comporta.
Chiede ad una, infatti, da dove sarebbe stato meglio uscire senza imbattersi nelle iene. E poi chiede all’altra.
Ma non si fida di nessuna delle due. Se non del suo istinto. E fa esattamente il contrario dei suggerimenti ricevuti, ritrovando alla fine, con una fuga super-veloce, nuovamente la sua amata libertà.
La lezione, a proposito delle conseguenze delle civettuole moine, l’ha appresa ormai.
E gli è bastata.
Sceglie così, con grande convinzione, la via libera della savana in cui, senza condizionamenti altrui, sarà sempre e solo lui a scegliere il da farsi, nel bene e nel male.

a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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