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venerdì 20 luglio 2012

I COLORI DELL'INCONSCIO SPECCHIO DEL MONDO





La pittura di Josep Segui Rico, artista alcoiano contemporaneo, nativo della città di Valencia,
che in questi ultimi tempi espone anche in Francia, spazia essenzialmente dalla monocromìa alla diacronìa, non disdegnando talvolta l’inserimento, nella campitura del quadro, di una qualche figura, che però si percepisce appena, ad occhio attento, attraverso le morbide trasparenze dell’insieme dell’opera, trasparenze dovute essenzialmente ad un sapiente utilizzo che l’artista fa della luce.
Ovvero le tele,che hanno per protagonista assoluto quasi sempre solo il colore o i colori (più di uno) nelle diverse tonalità e sfumature,sono giocate su entrambi i versanti.
A volte è il colore unico, prepotente,che digrada e si propone con voluttà. Oppure, altre volte, i colori sono due. E si confrontano,si sfidano contrapponendosi addirittura. E poi ancora ecco apparire dei “graffi” di colore, improvvisi,inaspettati, quasi ferite volutamente inferte alla tela.
A differenza di Mark Rothko, insigne maestro di scuola americana ,da cui Segui ha comunque mutuato insegnamenti sia per formazione artistica che per la sua permanenza negli Stati Uniti , il “nostro” non delimita mai l’opera. Non realizza rettangoli o quadrati ben definiti.Nessun geometrismo.
Dà, invece, ampio spazio ai colori. Li accompagna lasciandoli dolcemente scivolare senza impedimento.
Gli stessi talora si presentano, a tratti, sotto forma di grumi. La ruvidezza del vivere appunto. Il dramma dell’essere nel mondo. Ieri e oggi. Sangue e carne viva. Nascita e morte. Tempi di guerra e tempi di pace. Ricchezza e povertà .Esemplificazioni concettuali da dipanare
Non quindi assenza completa dell’oggetto come nella pittura di Malevic, il pittore russo, che all’inizio del secolo scorso aveva decretato, con un suo “manifesto”, la “fine della pittura” e la nascita del“suprematismo” ma qualcosa di nuovo e di diverso, che merita tutta l’attenzione del fruitore. L’ennesima sfida che ci viene dal mondo dell’ARTE. Un laboratorio, quello di Segui, in continua e costante sperimentazione, di cui egli non è mai pago.
Colori prediletti il rosso e il nero. Amore e morte. La roulette della vita. Ma anche il viola(malinconia), il blu (voglia di andare), il verde (desiderio di pace-contemplazione -amore della natura) e poi il bianco, limitatamente,che possiamo leggere come atarassia dinanzi all’incubo dell’eterno presente. Una messa tra parentesi del soggetto agente di husserliana memoria.
La misura dell’utilizzo dei diversi colori nel progetto dell’artista è, in sostanza, la “storia” stessa che egli ci racconta e che noi siamo invitati a saper leggere..
La lettura dei colori nell’insieme della struttura del quadro, ogni volta, è una vicenda diversa, alternativa, magari, alla precedente.
Vicenda personale dell’artista ? Forse. O forse no. Ma anche e soprattutto “storia” di chi è spettatore partecipante.
Perché questa è l’universalità della “vera” arte. Riuscire a parlare agli uomini degli uomini tutti, cioè dell’umano in sé, al di là del tempo storico e della contingenza.
E la pittura di Josep Segui lo fa molto egregiamente.


Marianna Micheluzzi

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