IL MONDO DI EVANDRA E IL PESCATORE DI MAURITIUS
L’abilità letteraria e la versatilità di passare da un genere ad un altro, e sempre con scrittura elegante ed ironica , è proprio una dote di Paola Mastrocola.
La scrittrice,in questi giorni, ci regala per l’editore Guanda una storia simpatica, che riguarda tutti o quasi tutti piuttosto da vicino.
E , un po’ di più ma non troppo, in particolare il mondo femminile.
Una storia di costume. Costume del “nostro tempo”.
Mi riferisco a”Facebook in the Rain” e cioè alla storia ingenua e spigolosa di Evandra, la vedova.
Evandra,questo è il suo buffo nome, la protagonista della vicenda narrata, lo dico subito, siamo tutti noi (maschi e femmine) che al mattino, appena svegli, accendiamo il computer per salutare subito, augurando loro il “buongiorno”, gli amici virtuali del nostro social network preferito.
Evandra invece nella realtà- finzione della Mastrocola è una vedova, purtroppo ancora troppo giovane, che nella solitudine delle giornate piovose, vissute in una cittadina di provincia del centro-nord del nostro Paese, ha scoperto una miniera di amicizie possibili,standosene pigramente al calduccio della sua casa, dopo che un’amica e un amico, stavolta in carne e ossa, generosi e premurosi, l’hanno iniziata al mitico Facebook.
Così quando fuori piove, e lei non può andare al cimitero per intavolare monologhi con il defunto marito, è lì, attaccata al piccolo schermo, a battere sui tasti.
Insomma lapide o schermo del computer.
E Facebook appunto è la rivelazione per Evandra di un mondo diversissimo, e quasi certamente per lei impensabile all’inizio, nel quale gli interlocutori possono rispondere pur essendo invisibili e forse inesistenti, come i nomi scelti per rappresentare il loro doppio.
E lei, che è divenuta “Garofano screziato”, naviga in internet felice se non facessero capolino dal di dentro, ogni tanto, pesanti sensi di colpa, che le impediscono poi di essere libera e la mandano in confusione.
E così “Orso Baldo”,il suo primo e timidissimo insegnante di “navigazione”, che ci sperava , resterà al palo, perché i suoi messaggi non avranno mai risposta e neanche corrispondenza d’amorosi sensi.
Ma Facebook è anche una trappola per chi è poco avveduto e guardingo.
Mi fermo qui per non rubare al lettore o alla lettrice il gusto dello sviluppo e di poter pervenire da soli alle conclusioni attraverso il libro.
Un giorno però, lo prometto, senza voler fare concorrenza alla Mastrocola, racconterò anch’io di Facebook e degli incontri virtuali. E magari sarò meno benevola della scrittrice torinese, che ha fatto ricorso all’ ironia per salvare il salvabile di un fenomeno discutibile che rischia, se mal gestito, di creare realmente una brutta dipendenza alle persone, giovani o anziane che siano, e quindi di fare danno.
Passando invece adesso ad un’altra storia, un po’più seria, che va anch’essa su FB solo per cercare “audience”, ci trasferiamo a Mauritius, l’isola dove tutti vorremmo essere in questo momento come i ricchi nababbi d’ogni tempo e luogo e dove i poveri pescatori locali purtroppo sono da molti mesi in rivolta.
Questo, dopo le ciance su Facebook è mettere, secondo me, assolutamente i piedi per terra.
Che succede, allora, a Mauritius?
Continua, a quel che riferiscono le agenzie-stampa ,il braccio di ferro tra i pescatori della regione di Calodyne e la Créilas Hotel Management Limited,un Moloch.
E, nel mentre, il sindacato dei pescatori non sortisce risultato alcuno.
Potrebbe, forse?
E’ la solita storia d’interessi diversissimi e decisamente contrapposti.
Da una parte l’antico mestiere del pescatore, che consente alla maggioranza degli abitanti del luogo di vivere dignitosamente e di portare avanti la propria famiglia con onore, dall’altra i grossi interessi economico-finanziari di un settore che, comunque, nell’economia dell’isola risulta essere vincente.
Che fare, allora?
Anche se lo sviluppo turistico paga e paga moltissimo sopratutto in termini di occupazione, perché addirittura dall’Africa si emigra per trovare lavoro a Mauritius e non c’è disoccupazione tra i giovani, per come va il mondo oggi quanto durerà in effetti la cosa?
Lo stiamo vedendo nel turismo in Europa, in Italia, in Sardegna ,da dove scrivo, e dove la mitica “Costa Smeralda”,una volta paradiso dei miliardari e/o degli aspiranti tali, grazie alla crisi mondiale, è oggi l’ombra di quella che fu.
L’impatto ecologico degli scavi a Mauritius, l’eliminazione della sabbia, per costruire il complesso alberghiero “Les Créolias”, sostengono gli esperti, sarà un qualcosa d’ irreversibile, perché metterà di sicuro in pericolo le risorse di quella zona lagunare ,che è splendida. E chiude con il futuro della pesca in zona.
La collera non basta così come le proteste e lo sappiamo.
Ma il peggio è che le autorità politiche accettano sempre tutto, magari in cambio di mazzette, senza battere ciglio.
Non c’è solo una povertà dei mezzi materiali. Quella della gente comune.
Esiste anche quella che si potrebbe definire povertà “progettuale” o miopia voluta. Ed è quella dei “politici”.
Ed è realtà , come si vede, più di quanto si possa immaginare, ovunque.
Evandra e il pescatore di Mauritius, a ben pensarci, non sono poi così diversi.
L’abilità letteraria e la versatilità di passare da un genere ad un altro, e sempre con scrittura elegante ed ironica , è proprio una dote di Paola Mastrocola.
La scrittrice,in questi giorni, ci regala per l’editore Guanda una storia simpatica, che riguarda tutti o quasi tutti piuttosto da vicino.
E , un po’ di più ma non troppo, in particolare il mondo femminile.
Una storia di costume. Costume del “nostro tempo”.
Mi riferisco a”Facebook in the Rain” e cioè alla storia ingenua e spigolosa di Evandra, la vedova.
Evandra,questo è il suo buffo nome, la protagonista della vicenda narrata, lo dico subito, siamo tutti noi (maschi e femmine) che al mattino, appena svegli, accendiamo il computer per salutare subito, augurando loro il “buongiorno”, gli amici virtuali del nostro social network preferito.
Evandra invece nella realtà- finzione della Mastrocola è una vedova, purtroppo ancora troppo giovane, che nella solitudine delle giornate piovose, vissute in una cittadina di provincia del centro-nord del nostro Paese, ha scoperto una miniera di amicizie possibili,standosene pigramente al calduccio della sua casa, dopo che un’amica e un amico, stavolta in carne e ossa, generosi e premurosi, l’hanno iniziata al mitico Facebook.
Così quando fuori piove, e lei non può andare al cimitero per intavolare monologhi con il defunto marito, è lì, attaccata al piccolo schermo, a battere sui tasti.
Insomma lapide o schermo del computer.
E Facebook appunto è la rivelazione per Evandra di un mondo diversissimo, e quasi certamente per lei impensabile all’inizio, nel quale gli interlocutori possono rispondere pur essendo invisibili e forse inesistenti, come i nomi scelti per rappresentare il loro doppio.
E lei, che è divenuta “Garofano screziato”, naviga in internet felice se non facessero capolino dal di dentro, ogni tanto, pesanti sensi di colpa, che le impediscono poi di essere libera e la mandano in confusione.
E così “Orso Baldo”,il suo primo e timidissimo insegnante di “navigazione”, che ci sperava , resterà al palo, perché i suoi messaggi non avranno mai risposta e neanche corrispondenza d’amorosi sensi.
Ma Facebook è anche una trappola per chi è poco avveduto e guardingo.
Mi fermo qui per non rubare al lettore o alla lettrice il gusto dello sviluppo e di poter pervenire da soli alle conclusioni attraverso il libro.
Un giorno però, lo prometto, senza voler fare concorrenza alla Mastrocola, racconterò anch’io di Facebook e degli incontri virtuali. E magari sarò meno benevola della scrittrice torinese, che ha fatto ricorso all’ ironia per salvare il salvabile di un fenomeno discutibile che rischia, se mal gestito, di creare realmente una brutta dipendenza alle persone, giovani o anziane che siano, e quindi di fare danno.
Passando invece adesso ad un’altra storia, un po’più seria, che va anch’essa su FB solo per cercare “audience”, ci trasferiamo a Mauritius, l’isola dove tutti vorremmo essere in questo momento come i ricchi nababbi d’ogni tempo e luogo e dove i poveri pescatori locali purtroppo sono da molti mesi in rivolta.
Questo, dopo le ciance su Facebook è mettere, secondo me, assolutamente i piedi per terra.
Che succede, allora, a Mauritius?
Continua, a quel che riferiscono le agenzie-stampa ,il braccio di ferro tra i pescatori della regione di Calodyne e la Créilas Hotel Management Limited,un Moloch.
E, nel mentre, il sindacato dei pescatori non sortisce risultato alcuno.
Potrebbe, forse?
E’ la solita storia d’interessi diversissimi e decisamente contrapposti.
Da una parte l’antico mestiere del pescatore, che consente alla maggioranza degli abitanti del luogo di vivere dignitosamente e di portare avanti la propria famiglia con onore, dall’altra i grossi interessi economico-finanziari di un settore che, comunque, nell’economia dell’isola risulta essere vincente.
Che fare, allora?
Anche se lo sviluppo turistico paga e paga moltissimo sopratutto in termini di occupazione, perché addirittura dall’Africa si emigra per trovare lavoro a Mauritius e non c’è disoccupazione tra i giovani, per come va il mondo oggi quanto durerà in effetti la cosa?
Lo stiamo vedendo nel turismo in Europa, in Italia, in Sardegna ,da dove scrivo, e dove la mitica “Costa Smeralda”,una volta paradiso dei miliardari e/o degli aspiranti tali, grazie alla crisi mondiale, è oggi l’ombra di quella che fu.
L’impatto ecologico degli scavi a Mauritius, l’eliminazione della sabbia, per costruire il complesso alberghiero “Les Créolias”, sostengono gli esperti, sarà un qualcosa d’ irreversibile, perché metterà di sicuro in pericolo le risorse di quella zona lagunare ,che è splendida. E chiude con il futuro della pesca in zona.
La collera non basta così come le proteste e lo sappiamo.
Ma il peggio è che le autorità politiche accettano sempre tutto, magari in cambio di mazzette, senza battere ciglio.
Non c’è solo una povertà dei mezzi materiali. Quella della gente comune.
Esiste anche quella che si potrebbe definire povertà “progettuale” o miopia voluta. Ed è quella dei “politici”.
Ed è realtà , come si vede, più di quanto si possa immaginare, ovunque.
Evandra e il pescatore di Mauritius, a ben pensarci, non sono poi così diversi.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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