L’Ong torinese Ccm (Comitato di collaborazione medica), di cui abbiamo già avuto modo di parlare in altre occasioni, unitamente ad altre organizzazioni sanitarie anch’esse attive in Sudan, lancia l’allarme emergenza sanitaria in seguito alla conflittualità permanente tra Sudan del nord e Sud-Sudan, il nuovo stato africano, nato lo scorso luglio.
Dopo le dichiarazioni di Omar- el- Bashir, il presidente sudanese, che fanno chiaramente intendere che non ci sarà a breve tregua alcuna,perché occorre dare una “lezione” al Sud-Sudan, nell’ospedale rurale di Turalei, nella contea di Twic, dove opera appunto il Ccm, sono confluiti moltissimi sfollati dai territori circostanti ed è molto difficile, giorno dopo giorno, prestare assistenza ai feriti e curare gli ammalati.
Alcuni dati, gli ultimi, sono emblematici della complessità dello stato di cose odierno .
Si sono registrati infatti, solo nello scorso mese ,11 decessi e sono stati medicati 312 feriti. Di questi 35 sono civili e non militari.
Le località prese di mira dagli attacchi del Sudan settentrionale sono state Bentiu ( solo qui si contano 283 persone ferite anche gravemente,tra cui alcune donne e bambini) , Mayom (15), Agok (4) ,Aweil (10).
Prestate le prime cure immediate, come è possibile in emergenza, i rischi maggiori, tuttavia, restano nei giorni a venire, secondo i sanitari sul campo, la diffusione di epidemie, legate alla mancanza d’acqua, le indispensabili vaccinazioni ai bambini, che non sono state fatte perché i vaccini non ci sono e l’aumento progressivo dei casi di malnutrizione come ,per altro, era quasi prevedibile.
Quanto agli sfollati,che vivono accampati alla meno peggio lì dove riescono a trovare un riparo e mancano di tutto, le cifre parlano già di 1800 a Bentiu e dintorni nella contea di Rubkona, di circa 2000 nella contea di Pariang e di 1500 in quella di Guit.
Essere informati è importante, anche perché i nostri media, dopo un rapsodico allarme iniziale, tacciono.
Mobilitarsi per impedire il peggioramento della situazione, dovrebbe essere più che una questione di “pappa di cuore”, l’atto conseguente. Quasi dovuto.
“Toujours les petites choses” – diceva il grande Balzac.
E la “nostra” crisi non sia alibi.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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