Nel nostro solito e ormai noto luogo convenuto ( mi riferisco a quella foresta africana in cui, di domenica, ne capitano, ogni volta, di tutti i colori e di tutte le razze!!!!) s’incontrano, sempre per caso, un gatto selvatico e una scimmia.
I due, manco a dirlo, fanno subito amicizia e chiacchierano piacevolmente di ogni cosa quasi fossero amici di lunga data.
Dei reumatismi di mamma leonessa, per esempio, che fa fatica ad andare a caccia di notte, della sfacciataggine di certe gazzelle, che vogliono essere, a tutti i costi e nonostante l’età ,“fashion” e dell’anziano coccodrillo che sta perdendo i denti, perché non ha praticato per tempo l’igiene orale oppure del paziente ippopotamo che predilige ormai solo fiumi appartati, etc…
Anzi l’intesa dall’esterno pare così perfetta che addirittura, dopo una manciata di minuti, il gatto, sicuro di sé e dell’amicizia dell’altro, domanda alla scimmia la cortesia di togliergli le pulci dalla schiena.
“Scimmia – dice il gatto- potresti ,cortesemente, spulciarmi? ”.
E poi aggiunge : “E’ una cosa, se non lo sai, che si fa tra amici”.
Ma la scimmia lo sapeva. E anche troppo bene.
Infatti, attenzione.
Mai fidarsi (quale che sia la circostanza) delle apparenze e dell’affettazione di sentimenti amorevoli.
Ci sono in giro dei bravi attori.
La scimmia allora, solerte e premurosa accorre e non si fa pregare due volte.
Ma “ natura non facit saltus”.
Lo dice anche quel vecchiaccio di un Aristotele agli studenti, quell’impertinente e curiosone di un filosofo greco, adoperando però un latino maccheronico per farsi capire meglio.
Infatti, immediatamente dopo aver fatto le pulci al gatto selvatico, la scimmia, dispettosa com’è e come purtroppo la conosciamo, lo lega per la lunga coda ad un ramo di un albero e se ne scappa saltellando e fischiettando allegramente e battendo le mani come avesse fatto la cosa più naturale del mondo.
Il povero gatto chiede aiuto, strilla, si dimena, piagnucola ma nessuno lo ascolta.
Fino a quando però una tartaruga di passaggio avverte il suo richiamo.
Si avvicina e impietosita lo soccorre a patto però che poi, a cose fatte,egli la lasci andare sana e salva per la sua strada.
E così avviene.
Una volta tornato tra i suoi amici autentici, il gatto selvatico escogita un trucco per punire l’infida scimmia.
Dice loro che nel giro di cinque giorni si fingerà morto. E che, per favore, al momento opportuno, spargano in giro la notizia, rendendola credibile.
Nel giorno giusto, com’è consuetudine da quelle parti, arrivano in una lunga teoria tutti gli animali della foresta e dei dintorni.
Per omaggiare il gatto defunto, giunge anche la scimmia, che addirittura si mostra trafelata.
Ma il gatto all’improvviso, con scatto felino, si desta dal suo sonno apparente e prende ad inseguire la scimmia.
La malcapitata, che non se lo aspettava di certo, fugge e non trova di meglio che arrampicarsi su di un altissimo albero, che si trova nei paraggi.
Da quel giorno in avanti le scimmie, che continuano a temere molto il gatto selvatico,dimorano da sempre sui rami alti degli alberi e, quando scendono, lo fanno solo con estrema prudenza.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)