Cristo è venuto a cambiare la vita degli uomini- scrive Claudio Magris nel numero speciale odierno del Corriere della Sera dedicato all’Incontro Mondiale della Famiglia- sgombrando immediatamente il campo da ogni forma di vuota e spocchiosa retorica appunto intorno all’argomento “famiglia”, cui saremmo erroneamente inclini a propendere, un po’ per tradizione culturale italica,”mammona”, un po’per una visione limitata e limitante del nostro essere nel mondo.
Tutti o quasi tutti, indipendentemente da cultura e geografia dei luoghi.
Ma per il credente,per il seguace di Gesù di Nazareth, per onestà intellettuale il professore non aggiunge nulla di nuovo al già noto e introiettato.
Sempre Magris prosegue poi sottolineando che il messaggio cristiano privilegia valori molto più alti, che la famiglia non può non imparare a coltivare, se magari non lo avesse ancora fatto e/ o se non vuole continuare a chiudersi, sulla difensiva,in una specie di fortezza dalla mura invalicabili.
Già ci bastano, ai nostri giorni, dico io,gli”Stato” fortezza con i loro assurdi respingimenti.
Più famiglie sono lo Stato.
Ed è questo il punto imprescindibile su cui fare chiarezza e, semmai, interrogarsi bene.
Family day e cerimonie similari, a parte.
I nodi da sciogliere sono tanti e altri. Molti altri.
E cioè cosa significa essere ” famiglia”, oggi, in un mondo globalizzato come il nostro. E che lo sarà sempre di più andando avanti nel tempo.
Un mondo che deve fare i conti con il diverso e il lontano. Piaccia o meno.
Il professor Magris esemplifica, a proposito di famiglia, il suo argomentare con molteplici riferimenti di carattere culturale.
Dalla Bibbia, il libro per eccellenza di sempre e in particolare in essa il messaggio evangelico, in cui la rivoluzione valoriale è più che mai esplicita attraverso le stesse parole “ferme” e talora brusche di Gesù ,fino ad arrivare alle citazioni di autori come i classici greci (poemi omerici- i grandi tragediografi ), Leone Tolstoj, Kafka, André Gide
.Oppure cita i nostri poeti italiani del ‘900 come il dialettale veneto Giacomo Noventa o il triestino Umberto Saba.
Perché la liberazione dell’uomo – il senso del Cristianesimo – non può non liberare pure la famiglia; anche da se stessa, se occorre.
Questo è il senso del pensiero di Magris (per noi un importante invito a riflettere), che vede realisticamente, purtroppo, nella famiglia il Giano bifronte, proprio quello di storica memoria.
Tutto il bene e tutto il male possibile.Insomma.
Come c’insegna tanto la nostra esperienza personale e degli amici e conoscenti quanto le cronache aggressive e quotidiane dei” media”.
Potrebbe essere diverso forse insegnando- dico io- che cos’è invece la solidarietà autentica.
Perché queste “cose” si apprendono in famiglia.
Anche.
Ma nonostante certo cinismo e disincanto dilaganti,bisogna in tutta sincerità dire che non sono poche le famiglie che attualmente lo fanno, e da lungo tempo pure, perché credono in ciò che fanno.
E - puntualizza il nostro in conclusione- solo in tal modo la famiglia può veramente diventare un autentico Teatro del Mondo e dell’universale-umano.
Meticcio è bello, include anche questo.
A patto, in coda, aggiungo io che la “famiglia”(le nostre famiglie) abbia sopratutto l’umiltà di apprendere nell’incontro con l’altro tutto quanto c’è da imparare. E ce n’é.
Piuttosto di arrogarsi il saccente diritto di voler essere lei , e soltanto lei, “maestra” in situazione.
Marianna Micheluzzi
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