I sistemi doganali in Africa, per chi ha avuto modo di viaggiare in passato o viaggiasse ancora oggi, spostandosi da una nazione all’altra, è noto che costringono quasi sempre a lunghe e interminabili ore di attesa, in coda, all’interno dei veicoli.
E, magari, con condizioni climatiche impossibili.
Per tacere dei comportamenti dei doganieri, che non sempre risultano essere dei più ortodossi.
Certo alcune eccezioni ci sono. Ma sono poche.
E cioè controlli fatti alla svelta, un sorriso cordiale e anche un augurio di buon proseguimento, dopo lo scambio di una birra o di una sigaretta.
Ma tutto dipende molto dal clima politico che si respira, nel luogo, al momento del transito.
Allora per superare questo genere d’ inconvenienti, e dati gli attuali ottimi rapporti tra i due Paesi, Mozambico e Sudafrica stanno realizzando, proprio in questi giorni,e d’intesa tra loro, tutto un sistema di modernizzazione della burocrazia alle frontiere.
E questo per fare in modo che gli scambi commerciali, nelle due direzioni, ne guadagnino in rapidità.
L’informatica, dunque, sarà anche in questa circostanza, il volanoimprescindibile dello sviluppo di entrambi i Paesi africani , come per altro era già previsto in precedenti accordi bilaterali.
Che il sistema procederà per gradi(i tempi saranno quelli africani) - lo riferisce il quotidiano mozambicano “Noticias”- privilegiando innanzitutto, sottolinea il giornale, il “grande” commercio e, successivamente, tenendo conto del cosiddetto “piccolo”.
Piccolo commercio che, a conti fatti, rappresenta in Africa, sempre e comunque,dato il tipo di economia vigente, la fetta più consistente degli scambi.
E quindi ricchezza , cioè moneta sonante.
E il discorso è valido sia per il Mozambico che per il Sudafrica.
Il Mozambico poi, senza ombra di dubbio, di questi tempi di moneta forte ne ha proprio un grande bisogno.
Specie da quando i suoi governanti non fanno altro che moltiplicare balzelli e aumentare i prezzi delle merci a danno della povera gente.
E lo stesso Sudafrica non se la passa così bene come Jacob Zuma, il suo presidente,il populista e il poligamo senza freni, il “difensore”a chiacchiere della tradizione zulu, vorrebbe far credere al resto del mondo.
Offrendosi perciò reciprocamente delle stampelle, accade che da parecchi anni a questa parte molti lavoratori mozambicani, per fronteggiare disoccupazione e povertà, sono andati e/o continuano ad andare ad ingrossare le fila della manodopera operaia nelle miniere sudafricane.
E sempre il Mozambico, diciamo il “fratello” meno fortunato, è quello che deve fornire energia elettrica al Sudafrica, grazie alla diga di Cahora Bassa ,che permette in questo modo alle imprese sudafricane , che ne consumano quantità ingenti, di dare vita a quelle che sono le loro relative produzioni e ottimizzare i profitti.
Ma sulla diga di Cahora Bassa in Mozambico così come sulla distribuzione dell’energia elettrica in Sudafrica ci sarebbe molto altro da dire.
Limitiamoci per il momento a salutare in positivo solo i vantaggi, se ci saranno nei fatti, delle nuove tecnologie applicate alle dogane.
Per l’Africa australe questo è un altro piccolo ma importante passo in avanti.
Da cosa nasce cosa. E vincitore,come dice Mandela, è solo chi non si arrende mai.
E gli africani sono persone che non si arrendono tanto facilmente .
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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