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martedì 26 giugno 2012

KHARTOUM (SUDAN) / L'AUSTERITA' CHE NON PIACE










Per fronteggiare e mettere in serie difficoltà, con ripetuti attacchi aerei nelle zone frontaliere, il Sud-Sudan, detentore(anche se povero in canne) dell’ intero “bottino” petrolifero di quella che, un tempo, era appannaggio della nazione unica del Sudan musulmano di el Bashir, occorrevano e occorrono di necessità, da parte di Khartoum, consistenti risorse finanziarie.
Ma queste non ci sono. O, almeno, non ci sono più come era una volta. La guerra guerreggiata, a lungo andare, fa anche questo. E dove cercarle, allora?
Così il Governo di Khartoum ha imposto, dall’oggi al domani ( ma è già parecchio comunque che la cosa va avanti), ai suoi cittadini, che forse sarebbe più opportuno, senza tema di smentita, chiamare “sudditi”, tutta una serie di tasse e di gravosi balzelli.
In particolare sono stati applicati addirittura prelievi diretti dalle paghe e dagli stipendi di tutti coloro che hanno un lavoro o un impiego, e quindi sono possessori di un reddito fisso. Sono stati tassati, ad esempio, anche alcuni membri degli stessi ministeri governativi.
E tutto questo accanto ad un progressivo quanto insostenibile giornaliero aumento del costo della vita.
Quale poteva essere l’effetto di una tale austerity forzosa?
La gente inizialmente ha sopportato e poi, com’è nell’ordine naturale delle cose, quando non riesci più a sfamare te e i tuoi familiari, è scesa in piazza.
Per un’intera settimana, la scorsa infatti, ci sono state dimostrazioni popolari nelle strade con lanci di pietre, pneumatici bruciati e blocchi improvvisati ma funzionali, grazie a tutta la rabbia che si ha in corpo in situazioni del genere.
E soprattutto, quando si è messi alle strette, se lo Stato altri non è , nei tuoi confronti, che un Moloch”sordo” che ti sovrasta senza darti respiro, né diritto di parola.
La risposta del potere costituito, comunque, non si è fatta attendere molto.
Ed è stata quella lapalissiana ai manifestanti di farla finita col continuare a mettere in pericolo la sicurezza e l’ordine pubblico.
Tuttavia, quasi certamente anche Khartoum, a detta di osservatori esterni, non tarderà, prima o poi, a scaricare il suo “tiranno” proprio come è accaduto in Tunisia e in Egitto.
Certo occorreranno tempi lunghi, perché sono storie molto diverse da quelle occidentali e come profondamente diverso è il concetto di democrazia da quelle parti. Che non può essere fotocopia dei nostri. Ma accadrà.
El Bashir, criminale populista con la sua gente, con tutta una serie di pesanti imputazioni a carico e ricercato ufficialmente dal Tribunale penale internazionale de L’Aja, un tempo grande beneficiario di buone protezioni da parte dei differenti “rais” nei suoi spostamenti, oggi è decisamente un po’ più solo.
E così anche a Khartoum il vento della Storia, sempre pronto a spazzare il “vecchio”, potrebbe fare spazio, quanto prima, al nuovo.
Un nuovo che, per quanto occorra essere “idealisti senza illusioni”, e cioè con i piedi ben piantati in terra, è auspicabile sia migliore.


A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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