sabato 6 luglio 2013
Egitto /Caos e già troppi morti /Maneggiare con cura
Dopo la cacciata di Morsi da parte dei militari e la scelta dell’attuale nuova guida del Paese, la tensione politica e quella della piazza, al Cairo e nelle altre città egiziane, non cessa affatto (e sono parecchie ore ormai) di placarsi.
I morti e i feriti nelle strade cominciano a essere un po’ troppi. E questo da entrambe le parti( e cioè pro e contro Morsi).
E nessuna meraviglia se, dopo l’utilizzo iniziale della “carota”, nelle ultime ore i militari abbiano poi scelto di tirare fuori il “bastone”.
Pochissimi,mi riferisco alla stampa internazionale, per quanto poco forse abbiano capito delle “primavere arabe”, hanno dato credito ai messaggi ufficiali da “colomba”.
Conosciamo la valenza di potere, e soprattutto quella economica, di questa “casta” fino dagli anni Cinquanta ,quando il generale Nasser era il presidente, dopo la cacciata della monarchia.
Nessuno si era illuso, oggi, che sia pure dopo libere elezioni (almeno appariva così all’esterno) , finito il regime della famiglia Mubarak, in Egitto si fosse in un Paese democratico.
Solo che ora la confusione è decisamente eccessiva per poter intravedere un modestissimo percorso, che conduca a un minimo di accettabile pace sociale (con relative riforme realmente democratiche) in un Paese in cui il male principale è la povertà diffusa.
E questo specie da quando, in seguito agli avvenimenti politici ultimi, è venuta meno a bilancio la voce “turismo”, che rappresentava, e potrebbe ancora continuare a rappresentare comunque, un’ottima fonte di ossigenazione per chi spasima in attesa di una “cura da cavallo”.
Un malato insomma, l’Egitto, che se la doveva e se la deve ancora vedere, oltre che con una accertata povertà di mezzi,da nord a sud dell’intero Paese, e in base alle differenti difficoltà dei plurimi contesti, con l’oscurantismo ideologico-religioso dei Fratelli Musulmani che, sordi alle novità, privilegiano semmai un retrivo medio-evo.
Mentre,di contro, le ultime generazioni cittadine guardano , grazie all’impagabile contributo dei media e alla diffusione di internet, ad un “altrove”, che con i “barbuti” non ha niente a che spartire.
E poi resta, tutta aperta e insoluta (Morsi e la Fratellanza musulmana qualche cosina , come il concedere il permesso per una chiesa a Nubaria, pare stessero provando a fare) la seria “questione” egiziana dei cristiani copti, considerati cittadini di serie “B” quando non, addirittura, esposti a ripetute violenze e discriminazioni come ben si ricorda ed è già accaduto .
Quello che è più preoccupante al momento, per gli osservatori , è che le riforme,quelle democratiche, non si fanno o si possono fare affatto con le modalità di un”golpe” strisciante come quello in corso in queste ore in Egitto.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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