Riferendosi al proprio lavoro di scrittrice ( il suo ultimo romanzo uscirà a settembre con l’editrice Guanda), il Premio Pulitzer, Jhumpa Lahiri, ospite all’odierna edizione di “Conversazioni di Capri”, dedicata quest’anno ai protagonisti della letteratura contemporanea di lingua inglese ,intervistata da un noto quotidiano italiano, precisa: Per i personaggi dei miei romanzi( Jhumpa è di origine indiana ma vive da sempre con la famiglia negli USA) il problema di lasciare il Paese d’origine, per forza o per scelta, non può che significare una perdita con enormi conseguenze .
Manca il senso di orientamento - continua la giovane donna – mancano la lingua, il punto di riferimento, l’identità.
Si rinuncia, insomma,e tutto in una sola volta, all’appartenenza.
Oltre il mondo conosciuto, si possono di certo trovare opportunità ,sicurezza, perfino felicità. Tuttavia la migrazione- aggiunge la scrittrice- implica sempre e comunque un’assenza.
E possiamo noi ,alla luce di fatti reali (positivi o negativi che essi siano), che accadono comunque quotidianamente anche nel nostro Paese e dei quali siamo sovente solo spettatori disturbati e/o indifferenti e, senz’altro, passivi, darle torto?
E ancora la “nostra” puntualizza: Da scrittrice è inevitabile poi che io pensi spesso a un mondo fatto di vincitori e di vinti, perché il mondo narrativo non può andare avanti senza la loro presenza.
Il conflitto tra vincitori e vinti costituisce da sempre il cuore di un racconto. Basti pensare al mondo omerico e alla letteratura della Grecia classica.
Senza di esso(il conflitto) non funziona tutto il resto. E cioè il corpo del racconto o del romanzo.
La trama più elementare – chiarisce la Lahiri – è un triangolo : un vincitore, un vinto e qualcosa di desiderato. Può essere una corona oppure un’ amante che due rivali vogliono conquistare. Questa tensione narrativa crea il dramma e il lettore attende di sapere chi sarà il vincitore.
Ogni narrazione comincia con un anelito di qualcosa o di qualcuno, un bisogno inappagato. Bisogna assorbire e assimilare questa cosiddetta tensione artistica, perché susciti una reazione fondamentale. Perché la riconosciamo, perché influisce su ognuno di noi. Il nostro incontro con essi (vincitori e vinti) –conclude – è proprio ciò che rende essenziale l’arte alla vita.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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