mercoledì 3 aprile 2013
Che cos'è il Potere ? / Note sull'opera pittorica di Salvatore D'Aguì
La pittura di Salvatore D’Aguì, per quanto denotativa al massimo e ricca di modelli storicamente affermati, e quindi rintracciabili nella millenaria storia dell’arte ( il cosiddetto “sancta sanctorum” degli artisti ad uso dei posteri), presenta una certa sua quale complessità d’interpretazione in quanto in ogni produzione (così come anche ne “Il potere”) si coagula, con grande mestiere e altrettanta raffinatezza intellettuale, un retroterra culturale molto “forte.
Bisogna così che l’altro,chi fruisce dell’opera, si sforzi necessariamente di saper cogliere e riuscire ad “assaporare”, con la giusta lentezza, il prodotto finito.
Ogni tela è quasi come il frutto maturo e succoso di uno di quegli alberi levantini, battuti costantemente dal vento e accarezzati dal sole, che un tempo appartennero ai vasti e interminabili frutteti delle terre della Magna Graecia.
Niente “mordi e fuggi”,dunque.
E neppure chiacchiere salottiere per narrare l’opera pittorica di Salvatore D’Aguì.
Introspezione. Pratica assoluta dell’introspezione.Pure attraverso le differenti tonalità dei colori.
Essa è una pittura che t’obbliga a pensare.
Piacere del bello e riflessione storico-critica assieme.
Il palazzo di Cnosso, il famoso labirinto di scolastica memoria per tutti noi, con le sue numerose stanze e i suoi enormi magazzini, situato nell’isola di Creta, la reggia del Minotauro appunto, quella che Teseo osò attraversare quale sfida per amore della bella Arianna, che cos’è altro, ad esempio, se non il potere arcaico e paternalista, che di poco, di molto poco, anche oggi c’è, esiste e trionfa, sia pure con mutato apparente sembiante?
Si tratta di quello stesso potere, il medesimo, cui noi moderni, oggi, differentemente, diamo il nome di “globalizzazione”.
Quello che pigia con spietata indifferenza, in nome dell’unico”dio” profitto, l’acceleratore e schiaccia, in ogni qualsivoglia contesto, il più debole e il meno furbo, che ha la ventura d’ incontrare sul proprio cammino.
Uomini marionette e grande burattinaio, insomma. Pupi e puparo. Ieri e oggi.
Gli antichi re, i papi e gli imperatori e, ora, le attualissime”Corporation”.
Questo, in definitiva, è il messaggio dell’opera “Il potere “ di Salvatore D’Aguì.
Per fortuna c’è da dire che il “nuovo ordine” di “questo”nostro tempo attuale è letto dall’artista, nonostante i nuvoloni neri all’orizzonte di un sistema troppo spesso iniquo e ingiusto,in finale con un pizzico di ottimismo.
Perché l’uomo,creatura intelligente, per quanto impaurito dal male, che è peccato strutturale, in ogni tempo sfida ,sempre e comunque se stesso e, con sé, anche il “suo” Dio, per poter uscire dall’impasse.
Per superare e per superarsi.
O, quanto meno, ci prova.
E così, tra cadute, alzate e ricadute, nell’immutabile fissità di un destino umano che, pur volendo non può ignorare affatto né le lacrime , né la “Croce”, fa “Storia”.
La “sua” storia.
di Marianna Micheluzzi
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