sabato 20 aprile 2013
Dakar (Senegal) / Hissène Habré sarà processato /Il "mostro" ciadiano alla sbarra
E’ un personaggio di cui pochi oggi si ricordano. Ma non l’hanno dimenticato né le sue vittime, quelle rimaste in vita, e neanche i loro familiari.
Era arrivato al potere in Ciad nel lontano 1980 dopo avere destituito, come accadeva, e talora ancora accade in Africa, il presidente Goukouni Ouddei , grazie all’appoggio politico-militare di Francia e di Stati Uniti.
E la sua “stagione” da dittatore durò dieci lunghi terribili anni. Fino a quando,con la stessa modalità, cambiati gli umori dei protettori, anch’egli fu soppiantato da Idriss Déby Itno, attuale presidente della Repubblica del Ciad.
Un’ inchiesta della Commissione nazionale ciadiana, pubblicata già nel 1992, lo accusa della morte di almeno 40 mila persone.
E’ una cifra spaventosa e assimilabile in totale, se ci pensiamo bene , al numero di abitanti di un’intera cittadina di quelle delle nostre.
Morti violente senza dubbio e, prima ancora, torture inaudite. E testimone delle atrocità soprattutto le mura della prigione di regime, in N’Djamena, denominata “La piscina”.
In particolare (riferiscono) era spietato nei confronti di quelle etnie, differenti dalla sua, che in qualche modo potessero disturbare il suo operato affaristico-politico.
In questi giorni però , finalmente, sembra sicuro che i nodi per Habré stiano per venire al pettine
In quanto sono in corso a Dakar, in Senegal, i lavori delle Camere Africane Straordinarie riunite, un organismo giudiziario voluto ,allo scopo precipuo, dalla Cedeao (Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale) e dall’Unione africana.
La durata della fase istruttoria prevede la bellezza di 15 mesi.
E ciò è stato possibile, dopo anni e anni d’intralci capziosi, messi in piede ad arte, sopratutto perché attuale presidente del Senegal è Macky Sall.
E in sella non c’é più Wade, il quale negli anni passati, in merito, a certe esplicite richieste ha sempre fatto ripetutamente orecchie da mercante.
L’evento, inoltre, per il Senegal riveste molta importanza a dimostrazione che giustizia può essere fatta, e con onestà di giudizio, da un tribunale africano per crimini commessi nella stessa Africa.
Le spese processuali certamente saranno a carico del Ciad, dell’Unione europea, degli Usa, della Germania , del Belgio, della Francia e del Lussemburgo.
Obiettivo prioritario è essenzialmente comminare la giusta pena al reo ma anche risarcire, per quanto possibile ( certo è eufemistico), le famiglie delle vittime.
Molte di esse, infatti, hanno costituito delle associazioni e fatto sentire, sul piano internazionale, la propria voce in più occasioni.
L’uomo Hassène Hibré, quando scelse il suo esilio dorato in Senegal, era ricchissimo.
Pare che avesse ampiamente ripulito le casse dello Stato e portato con sé tutto il malloppo.
Qualcosa, allora, in franchi Cfa , come 200 miliardi di nostre vecchie lire.
E questo gli ha consentito in tutti questi anni di vivere protetto da potenti famiglie locali senegalesi.
I ciadiani, specie quelli che attendono giustizia, crederanno solo quando vedranno e, alcuni tra loro, si dicono anche piuttosto timorosi e molto preoccupati delle ritorsioni in patria di quelli che, a suo tempo, furono i collaboratori del despota.
Perché è chiaro che Hibré non agì mai da solo e che alcuni dei suoi sgherri, ben mimetizzati, circolano ancora liberamente in Ciad.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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