mercoledì 24 aprile 2013
Militari etiopici lasciano la Somalia
Ormai le truppe di Addis Abeba parrebbe che stiano per lasciare definitivamente la Somalia dopo l’ inaspettata defezione da Hadur, zona di confine tra i due Paesi, avvenuta circa un mese fa. Defezione alimentata quasi certamente dal forte malcontento dei soldati costretti ad operare sul campo in condizioni pessime.
Il ritiro era, comunque, previsto dagli accordi di Mogadiscio .E la motivazione ufficiale di Addis Abeba parlava della” lentezza” dei progressi in materia di pace sul territorio somalo.
Dietro il ritiro dei militari, però, è molto più credibile che ci sia la questione del pagamento della missione, che è stata sempre interamente a carico del governo etiopico di Desalegn, il successore di Zenawi, a differenza di quanto avviene, invece, per le truppe keniane e per i caschi verdi dell’Amisom, finanziati dall’Unione Africana e, in parte,anche dalla comunità internazionale.
L’impegno dei militari etiopici, come lo è attualmente quello degli altri,consisteva nel vigilare e mettere in rotta, in caso di attacco, l’insurrezione armata degli Al Shabab, i fondamentalisti islamici, che ancora oggi costituiscono un pericolo reale per la pace in Somalia a causa di una serie continuata di attentati terroristici.
La diplomazia africana, fermo restando l’oggettività dei fatti (un esercito “straccione” quello etiopico), ravvisa delle ambiguità nel comportamento di Desalegn che, a suo avviso, agirebbe in tal modo principalmente per fare pressioni e ottenere in cambio qualcosa. Chiamiamolo, pure, ricatto.
I somali, per quanto verrebbero a trovarsi sguarniti sotto il profilo militare dopo la partenza degli etiopici, non hanno mai dimenticato la sanguinosa occupazione del loro Paese, ad opera di Addis Abeba, negli anni tra il 2006 e il 2009.
E questo la dice almeno a sufficienza ,e forse anche di più, sul clima che si respira a Mogadiscio e dintorni in queste ore tanto nei palazzi governativi quanto tra la gente comune.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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