lunedì 22 aprile 2013
Somalia / I fondamentalisti islamici uccidono ancora
E’ notizia, che è solo poche ore, della morte, in Somalia, di un altro operatore dell’informazione.
Con Mohamed Ibrahim Raged, questo è il suo nome, si arriva al numero di diciotto vittime nel giro di un anno e poco più.
Il doppio, riferiscono i dati in questione, rispetto alle cifre del 2009, elevate ugualmente, che già denunciavano, comunque, un malessere difficile da estirpare e che serpeggiava indisturbato nel Paese, grazie alle occulte e solide protezioni di chi invece sapeva bene ciò che voleva.
E, cioè, continuare a destabilizzare in continuazione e reprimere ogni possibile aspirazione di libertà della gente.
Raged lavorava per la televisione nazionale somala e per l’emittente radiofonica Radio Mogadiscio.
Era un valido professionista, a detta dei colleghi, e non aveva peli sulla lingua quando era necessario denunciare.
I suoi assassini lo hanno atteso, di sera, nei pressi della sua abitazione, nel distretto di Dharkenley, dove il giornalista si era fatto accompagnare.
E lì, secondo le consuete modalità di questi agguati, lo hanno spietatamente freddato.
Il giornalista era rientrato non molto tempo fa dal Kenya e dall’Uganda, dove si era stabilito proprio per motivi di prudenza, consapevole di essere oggetto di continue minacce da parte di alcuni gruppi di islamisti di Al Shabab.
Quasi certamente l’attentato recente al tribunale di Mogadiscio, in cui hanno perso la vita 34 persone,secondo gli inquirenti, è attribuibile agli stessi mandanti dell'omicidio del giornalista, che operano sempre e come possono, per impedire la rinascita democratica del popolo somalo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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