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martedì 9 aprile 2013

Presto un farmaco low-cost per i PVS (Paesi in via di sviluppo) e non solo








Era un qualcosa che si attendeva da sempre ed oggi è pronto a divenire, finalmente, una realtà.

Mi riferisco alla possibilità di riuscire ad usufruire, anche nei paesi poveri, di farmaci a costo contenuto, per cercare di curare malattie come il cancro o l’aids. E non solo queste.

In quanto, si sa, che da cosa nasce cosa e per certi malati, specie quelli in aree disagiate del nostro pianeta, il poter contare su di un farmaco indispensabile, che sia comunque acquistabile, rende le prospettive di guarigione, senza fare miracoli, un pochino più accessibili.

La buona notizia arriva dal governo di Nuova Delhi (India) che, a quanto pare, ha concesso il “via libera” ad un farmaco anticancro, che farà concorrenza alla “Glivec” della multinazionale svizzera Novartis.

La differenza di prezzo sul mercato è che il farmaco, quello nato nei laboratori indiani, costerà 175 euro al mese mentre l’altro, quello “griffato”, ben 2600 euro.

E’ un ottimo passo in avanti questo dell’India, che prova concretamente, in questo modo, a incunearsi e a spezzare per sempre il monopolio vergognoso di “Big Pharma”.

Big Pharma, infatti,non è altro che il potente cartello delle multinazionali farmaceutiche almeno finora inattaccabile.

Ci saranno insomma,a breve, farmaci salva-vita a prezzi sostenibili grazia al “made in India”.

E quello dell’India non è il solo percorso che è stato intrapreso. Lo stanno facendo, ad esempio, anche il Brasile e persino il Sudafrica.

Sono le politiche dei Brics , i nuovi Paesi emergenti, che molto presto finiranno per modificare un mercato, come quello dei farmaci, dominato in esclusiva dall’Occidente.

Ogni molecola nuova di un determinato prodotto, secondo Big Pharma, costa un miliardo di dollari l’anno ma è altresì noto che i profitti delle sole prime cinque industrie farmaceutiche del cartello hanno un valore di oltre 50 miliardi di dollari. E cioè appena l’equivalente di 136 milioni al giorno.



            a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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