mercoledì 3 aprile 2013
Una ninfea celeste cielo /Spazio all'immaginario
Quella volta avevamo deciso(cascasse il cielo,ci eravamo detti tra noi) di concederci una breve pausa dalla routine del lavoro usato.
Così la scelta, tutta casuale, è stata Mfangano, una piccola isola bagnata dalle acque capricciose e spumeggianti dell’oceano Indiano.
E l’abbiamo raggiunta in barca ,infatti ,guidati da un abile nocchiero, reperito anch’esso a caso, al molo,un molo molto approssimativo, tra i tanti pescatori disoccupati, disponibili a traghettarci.
Una volta sul posto,approdati in una cala lontana da occhi indiscreti dei pochi abitanti del luogo, solo sole e mare a gogò.
E carezze e baci. E sorrisi. Tantissimi sorrisi. I sorrisi del cuore.
Sono scalciate tutte le preoccupazioni del quotidiano.
Proprio come ai primi tempi del “nostro”incontro, in un silenzio ritmicamente infranto appena dalle onde e, a tratti, dal verso insistente di uccelli straordinariamente belli e dal piumaggio variopinto.
Ci si sentiva dei Robinson ma molto speciali anche perché non c’era nessun “Venerdì” a infrangere, nel contempo, la nostra intimità.
Quando il sole, nel tardo pomeriggio, calò improvviso come accade laggiù, ci rifugiammo per la notte nella costruzione isolana dal tetto di paglia,una di quelle che lo stesso pescatore-nocchiero ci aveva indicato all’arrivo.
Così, una volta al coperto, adagiati su di una stuoia ,in t-shirt e costume, mezzi esausti, ci addormentammo abbracciati e sereni.
Un “qualcosa”, però, ad un tratto(non ricordo quanto tempo fosse trascorso dal primo sonno), piuttosto bruscamente ci risvegliò.
Eravamo entrambi immersi in un mare tiepido e carezzevole paragonabile all’acqua di un idromassaggio.
Le pareti, il tetto e l’impiantito della casa erano scomparsi.
Io avevo tra le mani una ninfea celeste cielo,che accarezzavo con dolcezza.
Sogno o realtà?
Non lo saprò mai.
Non lo saprà.
Non lo saprete.
Sta di fatto che la bellezza languida di quella ninfea dal colore insolito, spuntata, in aggiunta, in un luogo forse insolito per la sua specie, è ancora “forte” e impressa nella mia memoria.
E’ quell’immaginario senza ostacoli dei bimbi.
Quasi una sequenza filmica che,al presente scandisce ore, minuti e secondi di ogni mio nuovo giorno.
E’ poesia.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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