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mercoledì 10 aprile 2013

Cinema- Poesia /"Io sono Li" di Andrea Segre /Una storia d'immigrazione


       



Quella, che Andrea Segre ci racconta in”Io sono Li”, non è questa volta una storia che ha per protagonista un uomo o una donna, di solito africani, di quelli che siamo abituati a veder sbarcare a Lampedusa, fantasmi di se stessi, scampato il pericolo di un possibile naufragio, ma è ugualmente una storia d’immigrazione, d’amore e di nostalgia.

Una storia insieme bella, delicata e commovente.

Ne è protagonista una giovane donna,una cinese di nome Shun Li, che è arrivata in Italia attraverso le solite molteplici peripezie,che possiamo intuire,come capita a tante ragazze della sua gente e che fa la camiciaia, a cottimo, in un laboratorio tessile alla periferia di Roma.

Il suo lavoro dovrebbe consentirle, un giorno, di poter riuscire ad ottenere i documenti per far venire nel nostro Paese anche suo figlio, un bambino di otto anni.

Ma l’organizzazione, cui la donna deve necessariamente riferirsi, all’improvviso la trasferisce a Chioggia, la piccola città- isola della laguna veneta.

E, qui, Li deve lavorare in una piccola osteria, frequentata da pescatori locali e anche da molti immigrati dell’est-europeo, quasi tutti operai avventizi.

Tra i tanti frequentatori dell’osteria Li conosce e fa amicizia con Bepi, un pescatore di origini slave, soprannominato dagli altri “il Poeta”.

I due, pur appartenendo a culture differenti, s’intendono subito e nasce immediato tra loro un legame, che dire d’affinità è riduttivo e che consente ad entrambi di superare, nei giorni grigi, quella maledetta “solitudine”, che è appannaggio particolarissimo di tutti coloro che sono costretti a vivere lontano dal proprio paese e dai propri affetti autentici.

Naturalmente l’amicizia tra Li e Bepi non fa piacere a nessuna delle due comunità, né quella chioggiotta, né quella cinese. In particolare è proprio quella di Li, che disapprova senza remissione alcuna qualsiasi possibile rapporto tra la donna e l’uomo.

E, pertanto, non ci sarà tra i due nessun lieto fine come, invece, avrebbe potuto essere in un “altrove” che fosse stato differente.

S’intuisce, però, dall’insieme dell’intera narrazione filmica che la storia di Li e Bepi non è una storia qualsiasi e che durerà, comunque, nel tempo in quanto la loro intesa, fatta di puro lirismo del cuore, sorpassa le normali contingenze della quotidianità becera e provinciale del contesto in cui essi sono obbligati a vivere.

E’ una favola stupenda di persone”cresciute”, i cui piedi sono tuttavia ben piantati nella realtà e che non lascia spazio affatto ad alcun sentimentalismo di maniera.

Belle le immagini, che sottolineano, con abile eleganza, tutto l’immobilismo del contesto della Chioggia lagunare.

Sublimi sono anche le musiche raffinatissime di François Couturier.

      a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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