giovedì 13 giugno 2013
"Le radici nella sabbia " di Marco Aime / Proposta di lettura
Conosciamo da anni l’impegno di Marco Aime, docente di antropologia culturale all’università di Genova, scrittore e giornalista, per aver letto i suoi libri e i suoi articoli dalle pagine di “Nigrizia”. E, in qualche fortunata circostanza, averlo anche potuto ascoltare.
E perciò dico subito, senza remore di sorta, che ho grande stima, oltre che dello studioso, in particolare del “viaggiatore” intelligente che Aime è.
Quello che ciascuno di noi dovrebbe sforzarsi di essere nell’approccio al “viaggio”. Qualunque sia il viaggio. Nel vicino o nel lontano.
In quanto il viaggio “intelligente”(anni addietro, da noi, erano molto di moda le famose “vacanze intelligenti” che, forse ,occorrerebbe ripristinare) ha inizio prima di tutto nella nostra “testa”,con lo studio mirato della meta , e poi prosegue grazie all’andatura più o meno celere, secondo le circostanze, dei nostri piedi e della benedetta “voglia” di andare.
Pertanto c’è da salutare davvero con piacere la riedizione di “Le radici della sabbia” , pubblicata per conto dell’editrice “Edt” di Torino, con postfazione e tanto di aggiornamenti bibliografici dell’autore.
Si tratta, infatti , per “Le radici nella sabbia” ,di alcuni articoli scritti a partire dal 1999, in occasione di ripetuti viaggi di studio e/o di lavoro sul campo di Aime, rispettivamente in Mali e in Burkina Faso.
Paesi, è superfluo dirlo, entrambi, dotati di un fascino indubbiamente straordinario per qualunque occidentale avesse l’opportunità di recarvisi.
Inoltre, il rileggere oggi gli scritti di ieri è la spinta motivazionale per noi a comprendere un po’ meglio certi cambiamenti dei paesi saheliani, che sono inevitabili nel tempo e, in parte, provare spiegarsi, magari, il perché di quanto è accaduto e/o sta ancora accadendo ancora, al momento, in Mali.
E mi riferisco all’attacco islamista, alla destabilizzazione politica, all’intervento francese, alla questione tuareg e alla realtà piuttosto anomala di un governo di transizione, che a parecchi maliani, comunque, non piace.
Temi scottanti, io direi.
Oppure può essere l’occasione di conoscere un po’ di più, nella sua storia e nelle sue tradizioni culturali, un Burkina Faso, quello che è stato in passato il paese, e purtroppo neanche privo d’ingratitudine, che ha dato i natali al grande storico dell’Africa nera, Joseph Ki Zerbo, e che attualmente morde il freno, scendendo spesso in piazza per protesta, perché domanda ai suoi governanti quella democrazia che, nella quotidianità, erosa una certa immagine di facciata, non c’è.
E voglio aggiungere, per gli eventuali lettori, che “leggere” resta comunque il viaggio di chi non può prendere il treno .
E , a non poter prendere il treno, di questi tempi, in Italia mi sa che siamo proprio in tanti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento