domenica 30 giugno 2013
Cottolengo Hospital di Chaaria (Kenya) /Un libro -testimonianza di un piccolo grande miracolo
Con la prefazione della giornalista e scrittrice Mariapia Bonanate, vicedirettore del settimanale “Il nostro tempo” di Torino è nelle librerie, per conto della San Paolo editrice,in questi giorni, il diario africano di fratel Beppe Gaido, medico a tempo pieno ,da parecchi anni ormai, nell’ospedale (un tempo dispensario) di Chaaria, in Kenya.
Fratel Beppe Gaido, il cui impegno umanitario per i meno fortunati noi seguiamo da anni attraverso le colonne del periodico torinese, nasce come medico “impegnato” da quello che è il volontariato di matrice cattolica del Cottolengo di Torino.
E, poiché nulla accade per caso, la storia di Beppe (a raccontarla è la Bonanate nella ricca e ben articolata prefazione di “Ad un passo dal cuore”) ha radici lontane e cioè parte, ce lo ricorda la stessa giornalista, da quando, giovane studente liceale, il nostro si trova ad incontrare, per la prima volta nella sua vita, un’umanità sofferente.
E questo mentre assiste, giorno e notte, suo padre, malato, e degente per un periodo in ospedale.
Da quell’esperienza matura in lui, inaspettatamente all’apparenza, la decisione di consacrare tutta la propria esistenza al servizio di chi è malato e sofferente.
Quella che si chiama, con un termine un po’ demodé, “vocazione”
Ci sarà, infatti, prima una specializzazione in scienze infermieristiche e poi una laurea in medicina e chirurgia.
E, finalmente, nell’ambito del volontariato cottolenghino, la partenza per l’Africa con destinazione Kenya.
Chaaria inizialmente avrebbe indotto allo sconforto chiunque, non fosse altro per l’enorme lavoro da fare accanto alla modestissima disponibilità di strumentazioni mediche, sussidi di prima necessità e mezzi economici a disposizione.
Questo, però, non accade a Beppe. E ,con un impegno serio e costante, va avanti (lui e i suoi pochi collaboratori) senza mai perdere la speranza che i piccoli passi, senza presumere nulla, ma con fede autentica e la preghiera, messi assieme, possano nel tempo essere vincenti e cambiare le “cose”.
Leggere “Ad un passo dal cuore”,allora, porta il lettore, grazie alle numerose esperienze raccontate con stile piano e accattivante, spesso dolorosissime se non addirittura di morte, e nonostante tutta la buona volontà di Beppe e dei suoi collaboratori, a capire in semplicità che l’unica nostra risposta possibile e praticabile, oggi, al male nel mondo (leggi disparità sociali che potrebbero non essere, ingiustizie di ogni sorta, nuove moderne schiavitù, corruzione, sete di potere) è il servizio dato a chi ne ha strettamente bisogno e ce lo domanda con dignità.
E non mi riferisco al solo campo sanitario. Penso anche all’istruzione che, nei Paesi in via di sviluppo, per la gioventù attualmente è fondamentale.
Come lo è in eguale misura l’opportunità di avere un lavoro, di farsi una famiglia e di non essere costretti a lasciare, per stretta necessità, il proprio Paese, rischiando tutto.
E da parte nostra il farlo,il dare una mano alla realizzazione, se è possibile, nel silenzio. Senza i clamori della piazza.
E, se proprio i clamori ci devono essere, che la risultante sia l’opportunità di migliorare, poco per quanto sia, appunto, i destini in difficoltà dei tanti.
Concludendo e lasciando agli amici il piacere della scoperta della personalità “forte" dell’autore e tutta l’amorevolezza e la disponibilità di chi lo collabora, senza mai guardare l’orologio, e i tanti protagonisti ( i malati) di storie, qualche volta per fortuna anche a lieto fine, ricordo che i proventi della vendita del libro saranno in parte devoluti al Cottolengo Hospital di Chaaria.
Pertanto, buona lettura e…buone opere.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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