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martedì 4 giugno 2013

Teatro Africano / Il Koteba del Mali / Cultura e Identità








L’Occidente negli anni passati ha, più volte, addirittura negato, quando ha potuto, l’esistenza di un teatro africano autoctono, persino quello che potremmo chiamare teatro “rituale” inteso come approccio intenzionale all’ignoto.

Il fatto, insomma, che ci fosse in Africa un teatro precedente la fase storica del colonialismo europeo (vedi la posizione assunta dal “British Drama League” nel 1932) era, a causa del miope eurocentrismo culturale, soltanto un velleitario assurdo in termini. Qualcosa d’inconcepibile.

Oggi per fortuna non è più così.

C’è, anzi, un rinnovato interesse per il teatro africano delle origini, un po’ dappertutto, e non solo da parte degli addetti ai lavori (e cioè studiosi di teatro, antropologi, etnologi) ma anche da parte del normale pubblico occidentale, il quale pare sia intenzionato a fare ammenda dei tempi andati.

Parliamo, ad esempio, del Koteba del Mali, che non può non incuriosirci in quanto è il teatro comico tradizionale per eccellenza di quelle terre. E dal riso e nel riso - si sa- emergono parecchie verità. Perfino quelle scomode della modestissima quotidianità.

Premettiamo che il “Koteba” è espressione dei valori “forti” dei giovani della società bambara del Mali.

Koteba da (Kote + Ba) = (organizzazione-massa +lumaca-grandezza) rappresenta simbolicamente il “Kono” ossia un grande uccello multicolore dall’ampiezza, inclusa l’ apertura d’ali, di almeno quattro metri.

Il Kono, che simboleggia la giustizia, apre e chiude il Koteba, cioè lo spettacolo vero e proprio, con danze vorticose tese a creare un’atmosfera d’intesa speciale, che costituisce il legame stretto tra individuo e comunità.

Il Koteba propone sulla scena la forma della conchiglia con sei cerchi concentrici: il primo per il coro di chi canta, il secondo per i musicisti, il terzo per i bambini, il quarto per le donne, il quinto per gli uomini, il sesto per il pubblico.

In un angolo ci sono il Kotefa e la Kotema ossia rispettivamente il padrino e la madrina del Koteba. E poi il Kotejo, cioè lo spirito del Koté.

Il Koteba si svolge di notte, dopo il periodo del raccolto,quando non c’è lavoro nei campi.

Dopo l’inaugurazione da parte del Kono, prende il via lo spettacolo autentico, costruito con scene tratte da consuete situazioni critiche e ironiche della vita quotidiana dei villaggi oppure volte a denunciare, specie se la cosa è di una certa gravità, fatti sociali su cui si vuole richiamare l’attenzione.

Il Koteba se riflette i valori puri del sistema di relazioni sociali della società bambara, attualmente, ed è molto importante, è fonte inesauribile d’ispirazione per il teatro maliano contemporaneo che invece, è aperto alle nuove problematiche della società urbana odierna.



                    di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)







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