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lunedì 6 maggio 2013

Arusha (Tanzania)/ Preoccupazione in città /Ordigno esplode in una chiesa cattolica








Arusha la conosciamo per essere la sede africana del noto tribunale penale, da sempre impegnato nelle condanne per crimini commessi contro il rispetto dei diritti umani nel continente africano .

E’ una cittadina molto accogliente, di cui dice un grande bene, ad esempio, il magistrato Silvana Arbia, oggi in servizio a L’Aja, nel suo libro autobiografico, in cui racconta del genocidio in Rwanda e della sua professionalità impegnata, per anni, a stanare e a condannarne i responsabili, risiedendo proprio ad Arusha.

Ebbene la mala pianta del fondamentalismo islamico, che continua ad aggredire a destra e a manca l'Africa, senza farsi troppi scrupoli, si è manifestata ieri, domenica.
E, guarda caso è toccato ad Arusha, nel nord del Tanzania ,con un attentato inaspettato ai danni di una chiesa cattolica.

E la cosa sul serio ha preoccupato e ha lasciato stupiti un po’ tutti.

E questo perché non è molto che anche a Zanzibar, nell’isola a maggioranza musulmana, è stato ucciso da ignoti malviventi un prete cattolico, atteso addirittura sulla soglia della sua parrocchia.

Sta di fatto che, ieri mattina, intorno alle 10,40, ora locale, un ordigno ( forse una bomba a mano) è esploso nella chiesa, che doveva essere di lì a pochi minuti inaugurata dal vescovo del posto.

Una chiesa, che è situata nella periferia cittadina.

Le conseguenze sono state un morto e parecchi feriti, colpiti dalle schegge.

Le forze di polizia stanno indagando,a detta dei media, che hanno subito informato l’opinione pubblica. E c’è stato anche un fermo.
Questo, però, non è sufficiente al momento a tranquillizzare la gente, che si è sempre mostrata ospitale e niente affatto portata a discriminare in ambito confessionale.

Infatti, in tutto il Tanzania, fino ad ieri, le differenti confessioni religiose hanno sempre convissuto in pace. Senza pestarsi i piedi. E ciò, quasi certamente, anche per merito di Julius Nyerere, un presidente molto “speciale”, a suo tempo, con la “sua” gente.

Un “padre”. Non solo un politico.

Ecco perché è inevitabile che in queste ultime ore cominci a montare una certa inquietudine nel Paese. E che nascano paure legittime.


         a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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