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venerdì 31 maggio 2013

Rep. dem.del Congo / Il nodo da sciogliere per capire cosa accade oggi nel Kivu






La Rdc (ex-Zaire), quando negli anni ’60 del secolo scorso ottenne l’indipendenza dai belgi, grazie all’impegno politico-culturale di un leader della levatura di Patrice Lumumba, in seguito poi purtroppo assassinato perché non conforme, visse terribili anni d’ingovernabilità sotto la dittatura di Mobutu.

Una dittatura dalla durata trentennale. Ma in Africa è sta ed è la normalità con i padri-padroni degli anni post-indipendenza.

Con l’aiuto di Uganda e Rwanda, nel 1966, a Mobutu (che va a morire in esilio, in Marocco) finalmente subentra, a Kinshasa( una capitale da oltre 9 milioni di abitanti), Laurent Desiré Kabila.

Con Kabila,l’anno successivo, a maggio, quello che si chiamava Zaire diviene, appunto, la Repubblica Democratica del Congo.

Ma l’idillio con Uganda e Rwanda è di brevissima durata e c’è anche il disconoscimento di alcuni trattati sottoscritti a favore di diverse multinazionali,avide principalmente di materie prime (oggi fa gola il coltan), che avevano giustamente delle pretese in cambio dell’aiuto dato, a suo tempo, per consentire a Kabila di conquistare il potere.

Pertanto il voltafaccia di Kabila innesca nel 1998 una improvvisa guerra con Uganda e Rwanda, da cui ci si salva, e proprio a stento,solo grazie all’alleanza strategica dei congolesi messa in piedi in fretta con la vicina Angola. E poi con l’aiuto di Namibia e Zimbabwe.

E’ da questo momento che parte l’ingerenza di Uganda e Rwanda, con la sponsorizzazione di movimenti dissidenti, fuoriusciti, che sono presenti nella zona orientale del Congo.

Ci sono, infatti, in Congo hutu genocidari scappati dal Rwanda al momento della vittoria di Paul Kagame e del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), che attraversano di continuo la frontiera in una direzione e nell’altra. E non sono certo personcine tranquille.

E la cosa non ha termine neanche con la morte di Kabila, per altro anch’egli brutalmente assassinato nel 2001.

Naturalmente, quasi dinasticamente, gli succede, come è ovvio, suo figlio Joseph, ma per la popolazione civile da anni il tormento continua e non è cambiato e non cambia ancora niente.

Combattimenti e ripetuti disagi. Questo è tutto ciò che vedono e che vivono ogni giorno.

E per fare il soldato non c’è neanche molto da preoccuparsi da parte dei giovani.

L’arruolamento è facile.

C’è continua richiesta anche se la paga, spesso, o non c’è per niente oppure non è affatto quella promessa. E allora si saccheggia .

E, soprattutto, una ricca offerta di manodopera è quella che non manca mai in quanto disoccupazione e povertà sono da sempre alle stelle.

A Kinshasa, invece, ci s’incontra tra le alte sfere della politica (summit-meeting e quant’altro), si discute e poi non si conclude niente.

          a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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