giovedì 23 maggio 2013
Medici con l'Africa e Cuamm / Non stanchiamoci di parlarne
La mancanza di servizi sanitari adeguati continua a provocare, all’atto del parto, la morte, in Africa, ancora oggi, di molte mamme e di moltissimi bambini.
E spesso queste morti, dovute a cause banali, potrebbero, con i giusti sussidi e il personale di supporto rispondente, essere ridotte e/o evitate del tutto.
Un esempio ,che tanti già conoscono (e che non riguarda solo parti e nascite) è che, in Africa purtroppo, sotto i cinque anni di età, ai nostri giorni si muore ancora di morbillo.
La fusione di “Medici con l’Africa” e dello storico “Cuamm”, ottimo sodalizio raggiunto, si sta impegnando ultimamente ,e grazie a personale sanitario volontario, italiano, europeo e locale, a porre riparo al problema dei problemi, e cioè a quello di queste morti “insensate”, cercando di garantire alle madri parti sicuri e,naturalmente, cure adeguate al neonato.
E questo significa sopratutto contribuire , per quanto possibile, e in un certo tipo di contesto, che di solito è quello de villaggi rurali, e quindi molto poveri di mezzi, anche al raggiungimento dei famosi “obiettivi del Millennio” entro il 2015.
Non si tratta, pertanto, solo di uno slogan ad effetto di quella , che potrebbe essere una campagna mirata a penetrare nella testa dei “distratti” delle nostre città per scucire denaro, quando noi leggiamo: “Prima le mamme e i bambini”, ma di una doverosa priorità, che è quella di salvare delle vite umane, lì dove la quotidianità è sul serio difficilissima da affrontare in ogni istante del tempo.
Gli interventi di “Medici con l’Africa” e del”Cuamm” sono supportati dalla collaborazione di istituzioni cattoliche del settore sanitario, che fanno ampiamente la loro parte, mettendo a disposizione tanto le strutture ospitanti che le attrezzature necessarie.
E mi riferisco a Paesi africani quali l’ Angola,l’Etiopia, la Tanzania e l’Uganda.
Complessivamente la popolazione coinvolta è di circa 1,3 milioni di abitanti(una goccia nell’oceano) con quattro ospedali principali e ventidue centri di salute periferici, che comunque sono in grado di garantire un parto sicuro.
Obiettivo finale è quello di raddoppiare il numero dei parti assistiti, passando dagli attuali 16 mila a 33 mila e oltre all’anno. E puntando al coinvolgimento in Africa, in particolare, degli ospedali e dei centri di salute governativi esistenti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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