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venerdì 10 maggio 2013

Lambarené (Gabon) /Schweitzer e Siegfried Neukirch /Un incontro molto "speciale"






Siegfried arriva a Lambarené, proveniente dal Canada, con la sua inseparabile bici, compagna di molteplici avventure in giro per il mondo, esattamente il 27 gennaio 1959.

E le “grand docteur”, in quella data, ha già 84 anni per cui non opera più ma provvede a garantire, come lui stesso dice, un tetto sulla testa ai suoi pazienti bisognosi di tutto.

L’incontro con Siegfried che, quando è a casa, risiede e lavora a Strasburgo, e una cui zia è stata compagna di scuola della moglie di Schweitzer, è di notevole semplicità.

L’uomo si propone , senza troppi giri di parole, di aiutare in qualsiasi mansione pratica e precisa subito che, pur non essendo un medico o comunque un sanitario, è disponibile a rendersi utile.

I due si studiano per qualche attimo e poi Schweitzer, che non perde mai tempo, lo affida ad un uomo che, a sua volta, gli indica quale sarà il suo alloggio, un’ ultima camera libera e  disponibile, nella costruzione denominata “Sans Souci”.

E a Siegfried, che è capitato proprio nella stagione delle grandi piogge, non sembra vero, tra le altre cose, d’avere un ricovero, di poter ogni giorno condividere la parca mensa con Schweitzer e, soprattutto, di poter dare a Lui il proprio apporto costruttivo.

Sentirsi cioè parte integrante,per l'epoca, del mirabile “progetto”.

E,infatti, l’indomani Siegfried è all’opera con una squadra di operai del posto, i quali sono impegnati a estrarre sabbia dalle acque del fiume Ogooué.

E Schweitzer non fa mai mancare ,ogni certo numero di ore, la sua supervisione.

E non è pignoleria la sua ,bensì soltanto l’essere certo dell’intesa armonica venutasi a creare tra chi dirige e chi esegue.

Una modalità che applica in tutto, dall’ospedale con i giovani medici, alla cantieristica per accrescere di nuovi padiglioni il “suo” ospedale ( cioè con gli operai) e , infine, anche quando incarica il “nostro” di fare acquisti di carpenteria a Libreville, dall’altra parte del fiume, a oltre 240 chilometri.

E il tutto,sottolinea Siegfried, è sempre praticato con grande attenzione, cura e parsimonia.

”Non si sciupa nulla e non si getta via mai niente”, come ha insegnato in tanti anni d’Africa, appunto, la scuola della foresta. (…continua)



a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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