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giovedì 30 maggio 2013

Human Trafficking / Che cos' é? /Che fare per "stopparlo" ?






Non ci pensiamo mai abbastanza ma il problema esiste ed è anche enorme.

Facciamo finta d’ignorarlo, forse per superficialità.

Oppure per consapevole impotenza ma esso è più vicino a noi di quanto si possa immaginare.

Le statistiche dicono che , attualmente, nelle cosiddette “moderne” schiavitù, nel mondo, quindi anche nel nostro di mondo, quello dei viali periferici delle piccole o grandi città, delle campagne incolte dei differenti “sud”, dove nessuno vuole più lavorare la terra, perché è fatica e non rende, nelle stazioni delle metropolitane o alle fermate degli autobus per mendicare, in pseudo cliniche-prigioni,dove si trafficano organi, sono coinvolte nel complesso non meno di 27 milioni di persone .

Maschi e femmine, minori e bambini in tenera età. Indifferentemente.

E ciò è possibile proprio perché continuano ad esistere disparità da brividi di quelli che sono i mezzi di sussistenza sul nostro pianeta.

E il tutto a fronte di una corruzione, politica e no, indescrivibile.

E la miseria è naturale che non induce di certo la gente a fare molti distinguo.

I continenti interessati si può dire che siano tutti, ad eccezione dell’Oceania.

E l’Italia, il nostro bel Paese, è un’ottima base operativa per dislocare la “merce” preziosa anche nelle altre città europee.

E sono gli stessi genitori, molto spesso, come poi ben apprendiamo dalle cronache, a offrire i propri figli a trafficanti senza scrupoli, in cambio di un po’ di denaro e speranzosi che essi possano avere un futuro migliore del loro.

Ed è possibile una simile cecità solo per via della totale disinformazione in cui, sia pure ai nostri giorni, queste persone vivono.

I profitti di questi trafficanti raggiungono e continueranno a raggiungere , manco a dirlo, cifre da capogiro. Si parla di oltre trenta miliardi l’anno in dollari Usa.

E gli “affari” sono, naturalmente, destinati a crescere.

Il fenomeno è terzo per volume d’affari subito dopo la droga e il traffico d’armi.

In merito al “che fare?” la buona notizia, ad esempio, è quella molto recente che la Commissione europea,nell’ambito del Lifelong Learning Programme, ha finanziato, quest’anno, per 35 studenti universitari selezionati, una formazione accademica e professionale qualificata in relazione, appunto, allo specifico traffico di esseri umani.
 E la formazione ha riguardato molteplici ambiti. In particolare l’insegnamento, tenutosi per alcuni giorni alla Certosa di Pontignano (Siena), in marzo, dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Siena (prof.Lenzerini) in collaborazione con le università della Tecnica di Dresda (Germania), la St.Thomas University di Miami (Stati Uniti), la Masaryk University di Brno (Repubblica Ceca) e la Romanian American University di Bucarest (Romania), ha privilegiato soprattutto l’aspetto giuridico ma anche quello riguardante la salute pubblica (prostituzione) e la corretta convivenza umana e sociale.

La metodologia seguita è stata quella del “New Haven Approach”, fondata sull’interdisciplinarietà e sullo sviluppo del diritto in funzione delle necessità concrete degli esseri umani e della loro dignità di persone.

E’ un grande bene, dunque, che l’Europa abbia compreso e si stia attrezzando in tal senso, e che spenda denaro e energie nel campo della formazione , per arginare il dilagare macroscopico del vergognoso fenomeno.

Quello che occorrerebbe in più, allo scopo di essere più incisivi e supportare quella che è la normale formazione, a tavolino, di studenti esperti, è , io credo, dare maggiore spazio all’informazione sui “media”, nostrani e no, con ripetute campagne e testimonial convincenti.

Affinché tutti sappiano e non possano più dire di non sapere. E che si crei così, gradualmente, coscienza del problema per imparare da subito a rifiutarlo.

L’urgenza è d’obbligo in società “civili”.

E, ancora poi , non sarebbe peregrino il formare personale volontario che, all’interno di organizzazioni non governative (Ong),in Africa, America Latina, Asia povera, batta, specie i villaggi rurali ma anche le baraccopoli urbane, con il compito d’informare la gente e, in particolare, quelle famiglie con figli, delle tragiche truffe e degli eventuali furbeschi raggiri, cui possono andare incontro.



a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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