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venerdì 17 maggio 2013

"Quand ils dorment" di Maryam Touzani (Marocco 2012) / Il cinema degli "altri"/ Premio Cem Mondialità








Una segnalazione molto speciale merita il lungometraggio della giovane regista marocchina, Maryam Touzani, presentato con buon successo, e di pubblico e di critica, al 23° Festival Africano, d’Asia e d’America Latina, una rassegna sempre più apprezzata negli anni (la prima edizione risale al 1991) e che si è conclusa nei giorni scorsi a Milano.

E sottolineo l’aggettivo “ speciale” in particolare per due motivi.

Il primo è la delicatezza in sé della storia, narrata con squisita sensibilità tutta femminile e con l’intento di mettere lo spettatore in grado di comprendere che la condizione della donna, quale che ne sia l’età, in un paese musulmano come il Marocco sta, comunque, cambiando rispetto alla cultura tradizionale e ai costumi, che noi supponiamo di conoscere. E qui, nel racconto, manco a farlo apposta, ad infrangere con garbo un tabù ancestrale (segnale forte) è addirittura una bambina. E cioè la piccola Sara.

E poi la seconda motivazione è perché il dialogo interculturale tra le due sponde del Mediterraneo, a tutti gli effetti, è oggi una realtà in atto che, stereotipi a parte, deve portare tutti a fare delle serie riflessioni.

I cambiamenti epocali non possono e non devono essere mai sottovalutati o, per superficialità venire, addirittura, ignorati.

La vicenda , che racconta la Touzani, è semplice. Il racconto si apre con Amina, una madre marocchina, giovane vedova e con tre figli, di cui Sara è, appunto, la minore.

Per gestire la famiglia, cosa non sempre agevole all’interno di una società maschilista, Amina è sostenuta fortunatamente dal conforto e dall’aiuto costante e continuativo di suo padre Hashem che, nonostante gli anni, è ancora un uomo forte.

Una quercia, diremmo noi. E per vigore fisico e per temperamento.

Tra Sara e il nonno si stabilisce, nel tempo, un legame affettivo molto particolare e molto bello.

Quando, inaspettatamente, nonno Hashem, un brutto giorno, viene a mancare per Sara è vero dramma.

E così, durante la veglia funebre che, nei paesi musulmani è interdetta alle donne, la piccola Sara attende la notte fonda pur di poter trascorrere qualche momento ancora d’intimità tutta personale con l’uomo, suo nonno, che per lei ha sostituito la figura del padre, che non ha mai conosciuto.

Definire questo racconto per sequenze filmiche un interessante stralcio di autentica poesia è il meno che si possa dire del pregevole lungometraggio di Maryam Touzani. Per altro premiato dal Cem Mondialità.

Non ci resta, allora, che attendere che ,con un po’ di fortuna, esso arrivi a circolare sul grande o, magari, sul piccolo schermo, affinché si possa essere in tanti a poterlo apprezzare per quel che merita e a poterne coglierne il messaggio costruttivo. E mi riferisco specie all’universo giovanile che, molto spesso, a certi valori, complice un certo tipo di società oggi egolatrica, ha sostituito parecchi inutili disvalori confondenti.

            a cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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