lunedì 6 maggio 2013
Spiritualità del Creato /Richiamo (modesto) alle generazioni prossime e future
Nella foresta
c’è un albero
che prega.
E’ secco
senza foglie
i rami nudi
puntati al cielo.
Non ha più nulla
solo la preghiera.
Non dà più frutti
e non ha fronde
per donare ombra.
Neppure la scorza
gli è rimasta.
Di tutto si è spogliato;
già non è più
quell’albero che era :
ormai è soltanto
una preghiera.
Si racconta che, una volta, un non credente chiese al rabbino del Tempio della sua città perché Dio avesse scelto proprio un roveto per parlare con Mosé.
E il rabbino chiarì subito all’uomo che la scelta di Dio sul piccolo e misero carrubo significava semplicemente una cosa.
Che non esiste alcun luogo al mondo in cui Dio non sia presente.
Ogni luogo può essere un luogo da cui Dio ci parla e questo vale per ogni realtà umana, per tutti gli avvenimenti quotidiani, che viviamo direttamente e/o indirettamente, per le differenti tappe storiche dell’umanità, per le diverse culture.
La sfida di Dio è reale e costante . Fosse pure configurata in un albero apparentemente “morto” e che gli uomini , molto superficialmente, non vedono l’ora di abbattere in tutta fretta in quanto, a loro avviso, è inutile.
Semmai, fateci caso, che la “famosa” sfida ci viene, invece, proprio dai semplici, dai poveri, dagli oppressi.
Foresta, allora, metafora inquieta del nostro mondo, della nostra poliedrica quotidianità.
• Quella che consente di dire ad Agostino d’Ippona ne “Le confessioni” : “Signore, noi vediamo il cielo e la terra, noi vediamo la luce creata e distinta dalle tenebre. Vediamo il firmamento del cielo…lo spazio occupato dall’aria…e le acque che fluiscono pesanti sulla terra. Vediamo la bellezza delle acque raccolte negli spazi marini e la terra arida, qua spoglia e là adorna, ben visibile e composita madre di erbe e di alberi. Vediamo il sole che basta per il giorno, la luna e le stelle che confortano la notte. La parte umida della natura, abitata da pesci ,da belve e da volatili. E l’uomo, fatto a tua immagine, superiore per ragione e intelligenza a tutte le altre creature. E le vediamo tutte buone. Molto buone.”.
E allora, anche noi con Agostino, rendiamo “grazie” di quanto ci è stato donato gratuitamente, senza nostro merito, e impegniamoci a trasmettere il messaggio ,con onestà intellettuale e serietà, ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Indipendentemente da ogni catastrofismo di maniera, oggi, ahimé, tanto di moda.
Piccolo è bello. Ma lo è di più anche la semplicità e la disponibilità di un cuore capace di “amore”.
Un amore, sia chiaro, che parte dalla gratuità della natura per giungere all’uomo, alla donna, al bambino, all’anziano, alla persona sana e alla persona malata .
E tutto questo in un’intesa indissolubile,che realizza “armonia”.Gioia, appunto, d’essere al mondo. Sotto ogni cielo.
a cura di Marianna Micheluzzi.
ndr.) Il dipinto in alto a completamento del testo è dell'artista portoghese Madalena Macedo
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